Monumenti e luoghi d'interesse dell'Alto Mantovano

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Voce principale: Alto Mantovano.

Numerosi sono i monumenti e i luoghi d'interesse dell'Alto Mantovano.

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

Mariana Mantovana, Oratorio dei Campi Bonelli, XI secolo

In età medievale nel territorio si impone un linguaggio romanico[1], improntato anche alle scelte architettoniche riconducibili a Matilde di Canossa, percepibile nelle pievi di Cavriana e di Medole, dedicate a Santa Maria. Le proporzioni e i materiali impiegati sono diversi: nella muratura esterna della pieve di Santa Maria di Medole (1020) strati di ciottoli sovrapposti o accostati si alternano a mattoni e lesene fatte con conci di pietra lunghi e corti, secondo una tecnica usata nelle chiese rurali del Veronese e del Bresciano; la pieve di Cavriana (1110) ha muri in laterizio sottile disposto a spina di pesce, alternato con filari di mattoni e conci di pietra[2]. Tra Mariana e Redondesco, isolati in mezzo alla campagna, stanno due suggestivi oratori di epoca matildica o appena successivi, entrambi impreziositi da affreschi: sono il romitorio di San Pietro, singolare per le scritte sui muri interni attestanti una lunga frequentazione anche da parte di stranieri, e l'oratorio dei Campi Bonelli, piccolo santuario mariano di elegante architettura, dotato di un protiro, raro esempio in terra mantovana[3]. Apparteneva a un monastero benedettino ragguardevole, forse in relazione con San Benedetto in Polirone e con l'abbazia di Leno, la chiesa di San Tommaso di Acquanegra (metà XI secolo), che nonostante le sovrastrutture ha rivelato una pianta originaria a tre navate, interessanti decorazioni ad affresco e mosaici pavimentali[4][5]. Spesso le strutture iniziate in stile romanico si completano successivamente nel gotico, mutando i caratteri[6].

Nel Seicento e nel Settecento, anche sotto l'impulso della Controriforma, l'edilizia sacra del territorio conobbe un profondo mutamento e operò sostanziali manomissioni sulle facciate e all'interno delle chiese di numerosi paesi. A quest'epoca non c'era praticamente luogo dove non si intervenisse: si trattava di ritocchi a volte ristretti, anche per ragioni economiche – parrocchiali di Mariana, Gazoldo, Ceresara, Asola, Acquanegra, Canneto –, oppure si sostituivano i vecchi edifici sacri con i nuovi – Castiglione, Medole, Casaloldo, Guidizzolo, Piubega, Goito, Cavriana, Monzambano -, che talvolta riservano la gradita sorpresa di pregevoli artisti locali[7][8] come l'architetto Giovan Maria Borsotto e lo scultore e intagliatore Clemente Zamara[9][10]. Notevoli le tarsie di marmi e pietre dure, molte di grande bellezza e valore, eseguite nel Settecento per adornare molti altari di chiese della zona (Castel Goffredo, Cavriana, Medole, Monzambano, Solferino)[11][12].

In particolare Castiglione delle Siviere, per merito dell'ascetica figura di San Luigi Gonzaga, beatificato nel 1605 e canonizzato nel 1726, visse una stagione di grande fermento per costruire in suo onore la basilica aloisiana (1679)[13] e un duomo nel 1761, eretto anche con pietre dell'antico e vasto castello gonzaghesco. A un collegio fondato dai Gesuiti, l'ordine a cui appartenne il santo, si aggiunsero quello femminile delle Vergini di Gesù, che ancora conserva intatta la sua fisionomia[14], e altri edifici, appartenuti al clero che a Castiglione possedeva molte terre[15].

Ceresara, Santuario della Possenta

Santuari[modifica | modifica wikitesto]

Chiese[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Giovan Maria Borsotto.
Monzambano, chiesa di San Michele
Santa Maria (Castiglione delle Stiviere), convento di Santa Maria

Oratori[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Chiese e oratori campestri di Castel Goffredo.

Monasteri[modifica | modifica wikitesto]

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

San Martino Gusnago, Palazzo Secco-Pastore

Palazzi e ville del Rinascimento[modifica | modifica wikitesto]

Cavriana, Villa Mirra sede del Museo archeologico dell'alto mantovano

Nel XV e XVI secolo l'impulso verso i nuovi canoni artistici imposti dall'Umanesimo e dal Rinascimento indusse i Gonzaga e i nobili della corte ad adottarli nei loro palazzi, nelle ville sparse sul territorio, nei borghi sede dei rami cadetti della casata. Sul territorio andarono diffondendosi, secondo l'armonioso stile del tardo Quattrocento, dimore gonzaghesche nuove o ristrutturate, ormai scomparse – Cavriana e Goito – oppure ancora esistenti, ma assai rimaneggiate, come il Palazzo Gonzaga-Acerbi e Corte Gambaredolo a Castel Goffredo, il palazzo del principe e il Casino Pernestano a Castiglione, Villa Mirra a Cavriana, Palazzo Gonzaga-Guerrieri a Volta Mantovana, palazzo Secco-Pastore a San Martino Gusnago[37].

Sul modello di Mantova, anche i luoghi dominati dai rami cadetti della casata assunsero caratteri rinascimentali che ne uniformarono l'aspetto. In particolare la dinastia dominante la zona collinare da Castiglione e Solferino sino a Ostiano, Castel Goffredo (Villa Beffa), Redondesco e Canneto costituì in molti di questi centri dimore indipendenti dove si stabiliva la corte signorile con relativi edifici[38].

Nel contempo, la villa costituisce lo sviluppo naturale di molte corti rinascimentali dell'Alto Mantovano, dove l'edificio padronale tende a staccarsi dal contesto dei caseggiati di servizio – abitazioni dei lavoratori, stalla, barchessa, cantina - (Corte Gambaredolo)[39].

Architetture militari[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Castello, Cinta muraria, Torre civica, Torre scudata e Ricetto.
Torrazzo di Castel Goffredo

Di origine e struttura medievale sono i numerosi castelli, o quanto rimane di essi, presenti sul territorio[40]. A questo proposito è necessario operare una prima distinzione, sommaria ma fondamentale, tra castelli di collina e castelli di pianura. Per quanto riguarda i primi, anche dal punto di vista insediativo nel suo complesso, e non solo militare, è notevole il concentrarsi di complessi castellani arroccati sulle colline, che in età moderna perimetravano il confine del Ducato di Mantova nella parte settentrionale: quelli scaligeri in collina di Monzambano[41], Castellaro Lagusello e Ponti sul Mincio conservano il recinto fortificato; altri castelli collinari acquisiti dai Gonzaga presentano invece un tracciato murario meno conservato – Castiglione, Solferino, Cavriana, Volta -[42]. Questi castelli, o le loro rovine, quasi sempre di origine medievale, a volte rimaneggiati in seguito, edificati in ciottoli o muratura, costituiscono elementi storici permanenti, rappresentando spesso una sorta di icona, posti come sono su alture che dominano il borgo sottostante[43].

I castelli collinari sono profondamente connessi, quasi “annidati”, in luoghi dalle caratteristiche morfologiche assai particolari rispetto al restante territorio. I castelli di Ponti e Monzambano risentono dell'influenza scaligera non solo sul piano storico ma anche su quello costruttivo, relativamente all'impianto del castello-recinto e dell'uso del ciottolo di fiume nella costruzione delle difese, rafforzate negli angoli da mattoni. Lo stesso discorso è sostanzialmente valido per i luoghi di ascendenza bresciana. Il successivo intervento ad opera dei Gonzaga è stato comunque fondamentale, con innovazioni introdotte nei castelli di originario impianto bresciano da loro conquistati, nel corso del loro dominio secolare e perciò ristrutturati a seconda delle esigenze difensive ed abitative. Ad architetti quali Luca Fancelli e Giovanni da Padova vennero affidate alcune di tali opere di ristrutturazione ai castelli di Cavriana, Volta e Castiglione[44].

Accanto alle architetture fortificate in pietra o laterizio, molte delle quali hanno resistito alle intemperie e ai secoli, in pianura hanno avuto un ruolo rilevante anche i castelli in terra e legno, manufatti che per la deperibilità dei materiali non hanno lasciato traccia di sé, se non nell'unica torre di accesso o portaia, costruita in mattoni, in origine spesso nella forma di torre scudata. Diffusi nella parte pianeggiante dell'Alto Mantovano nel Medioevo ma spesso anche ben oltre, i castelli in terra e legno si caratterizzavano per la compresenza di tre opere difensive fondamentali: fossato, terrapieno e palizzata. In particolare, si sa che nella prima metà del Duecento fossati, terrapieni e una o più torri munivano i castra di Asola, Mosio, Mariana Mantovana, Castelnuovo Asolano, Guidizzolo, Casaloldo, Redondesco. Molti di questi castelli in terra e legno, con l'integrazione di qualche struttura muraria realizzata nei secoli XIV-XV, rimasero operativi fino al Seicento inoltrato, come nel caso di Ceresara, Piubega, Mariana, Casaloldo, Medole[45]. Altre fortificazioni, come quelle di Asola e Castel Goffredo, furono anch'esse difese da fossati, terragli e recinti lignei fino a metà del Quattrocento, e solo successivamente dotate di mura a protezione dell'intero abitato[46]. A Goito, Canneto e Redondesco furono invece eretti fortilizi in muratura in sostituzione dei precedenti[47].

La stessa planimetria dei fortilizi era determinata dall'orografia dei luoghi: nelle zone di pianura sembrano prevalere le piante quadrangolari o tendenti a tale conformazione; a queste si contrappongono le planimetrie ben più irregolari dei recinti fortificati delle zone collinari[48].

Nel loro complesso, i castelli di questo lembo di terra mantovana, per secoli contesi tra la Mantova dei Gonzaga, la Verona degli Scaligeri, i Visconti, la Repubblica di Venezia, hanno in passato assolto la funzione di difendere non solo gli abitanti, ma anche i prodotti del suolo, faticosamente raccolti ed attentamente distribuiti dai vari dominanti di turno. Il controllo delle derrate custodite nei castelli getta luce sulla funzione di edifici che possono ai più sembrare solo nati da esigenze militari. Questo spiega anche il perdurare di castelli ammalorati e non più rispondenti alle tecniche di guerra, usati semplicemente come magazzini[49].

Molti dei castelli altomantovani sono infatti ascrivibili alla categoria dei ricetti o recinti fortificati, termini che trovano la loro giustificazione nel particolare impianto, abbastanza diffuso in area padana, costituito da un semplice giro di elementi difensivi – fossato, terrapieno o mura – e munito di alcuni torrioni. Con l'avvento dei Gonzaga l'impianto medievale dei castelli non fu sostanzialmente modificato: si mantennero infatti quelle forme di recinto costituitesi prevalentemente nelle epoche precedenti – con l'eccezione di interventi consistenti operati a Castel Goffredo, Canneto, Goito e Redondesco -. I Gonzaga, indotti a tenere sempre in buon conto gli antichi fortilizi sparsi nel territorio, si preoccuparono soprattutto di restaurarne o rafforzarne le basi e le funzioni di deposito e di coordinamento della produzione agricola[50].

Nel caso di Redondesco il complesso del castello gonzaghesco è ancora ben riconoscibile, nonostante rimaneggiamenti e parziali distruzioni o abbandoni[51]. In pianura si è avuta anche la presenza di due piccole città murate: Castel Goffredo e Asola[52], che però hanno perso la loro cinta muraria, smantellata nel corso dell'Ottocento.

Questo l'elenco delle fortificazioni presenti sul territorio[53][54]:

Rocca di Solferino
Castello di Mariana Mantovana


Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Francesco Molesini, Le testimonianze scultoree altomedievali a Castel Goffredo e a Bocchere e i rapporti con la restante produzione del Medio mantovano, in Postumia, Annali 11, 2000-2001, pp. 173-184.
  2. ^ Maria Grazia Beccari, Cavriana e Volta: due esempi di architettura romanica nell'Alto Mantovano, in Ab aestivis, pp. 71-78.
  3. ^ Roberto Brunelli, Il Polirone. Fotografie di Toni Lodigiani, Mantova, Tre Lune Edizioni, 2008, p. 76.
  4. ^ Acquanegra sul Chiese [collegamento interrotto], su ecomuseoogliochiese.it, ecomuseo Valli Oglio Chiese. URL consultato il 20 ottobre 2012.
  5. ^ Brunelli 2008, pp. 76-80.
  6. ^ Lombardia, p. 561.
  7. ^ Ad esempio Giovanni Maria Piantavigna, su cui cfr. Luciano Anelli, Un artista bresciano alla mostra dei tesori dei Gonzaga, in Brixia sacra, Nuova serie, IX, Brescia, 1974, pp. 104-105.
  8. ^ Massimo Rossi, Due sculture lignee veronesi nella prepositurale di Castel Goffredo, in Postumia, Annali 11, 2000-2001, pp. 155-172.
  9. ^ Sandro Guerrini, Alcune inedite sculture di Clemente Zamara in territorio mantovano, in Brixia Sacra, Nuova serie, XVI, Brescia, 1981, p. 76.
  10. ^ Brunelli 2008, p. 80.
  11. ^ Rita Venturini, I colori del sacro. Tarsie di marmi e pietre dure negli altari dell'alto mantovano 1680-1750, Fotografie di Massimo Telò, Mantova, 1997.
  12. ^ Mostra I colori del sacro. Tarsie di marmi e pietre dure negli altari dell'alto mantovano 1680-1750, su grupposanlucaonlus.it, Gruppo San Luca Onlus. URL consultato il 20 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale il 30 marzo 2013).
  13. ^ Renata Salvarani, La basilica di S. Luigi Gonzaga e il museo storico aloisiano, Castiglione delle Stiviere, Editrice La Torre, 1991.
  14. ^ Manlio Paganella (a cura di), IV Centenario della Fondazione del Collegio delle Vergini di Gesù di Castiglione delle Stiviere. Atti del convegno di studi del 21 giugno 2008, Castiglione d/S, Collegio delle Vergini di Gesù, Museo storico aloisiano - Litocolor R&S, 2009.
  15. ^ Lombardia, pp. 567-568.
  16. ^ La Pieve della Malongola, su ecomuseoogliochiese.it, Ecomuseo Valli Oglio Chiese. URL consultato il 20 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale l'8 gennaio 2014).
  17. ^ Basilica di San Luigi, su turismo.mantova.it, Portale sul turismo a Mantova. URL consultato il 19 agosto 2012 (archiviato dall'url originale il 30 agosto 2017).
  18. ^ Maria Grazia Beccari, Cavriana e Volta: due esempi di architettura romanica nell'Alto Mantovano, pp. 73-76.
  19. ^ Renata Salvarani (a cura di), Pievi del Nord Italia. Cristianesimo, istituzioni, territorio, Verona, Banco Popolare-Gruppo bancario, Arsenale Editrice, 2009, pp. 68, 72, 178, 186.
  20. ^ Pieve della Beata Vergine Maria, su turismo.mantova.it, Portale sul turismo a Mantova. URL consultato il 19 agosto 2012 (archiviato dall'url originale il 20 ottobre 2020).
  21. ^ Acquanegra sul Chiese [collegamento interrotto], su turismo.mantova.it, Portale sul turismo a Mantova. URL consultato il 19 agosto 2012.
  22. ^ Lucia Molinari, Le vicende storiche, artistiche e architettoniche della Cattedrale di Asola dal XIV al XX secolo, in La Quadra. Storia, Arte e Cultura delle terre tra l'aquila e il leone, Guidizzolo, Archivio storico comunale, maggio 2003.
  23. ^ Raffaele Agostini, La chiesa parrocchiale di Medole, Mantova, 2001.
  24. ^ Brunelli 2008, p. 76.
  25. ^ Pievi del Nord Italia, inserto cartografico.
  26. ^ Chiesa di S. Michele Arcangelo [collegamento interrotto], su turismo.mantova.it, Portale sul turismo a Mantova. URL consultato il agosto 2012.
  27. ^ I borghi più belli d'Italia. Castellaro Lagusello, su borghitalia.it. URL consultato il 2 maggio 2012.
  28. ^ Castellaro Lagusello nuovo sito UNESCO [collegamento interrotto], su turismo.mantova.it. URL consultato il 24 giugno 2012.
  29. ^ Daniela Varini, Il Nuovo teatro di società di Castiglione delle Stiviere, in Postumia, n. 5, 1994, pp. 67-78.
  30. ^ Museo Archeologico dell'Alto Mantovano, su turismo.mantova.it. URL consultato il 4 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 21 marzo 2016).
  31. ^ Museo Archeologico dell'Alto Mantovano, p. 3.
  32. ^ M. Vignoli, Storia e architettura del palazzo Secco-Pastore, in VIGNOLI 1997, pp. 43-76; Idem, Il Palazzo Secco-Pastore di San Martino Gusnago. Un'architettura tra Quattrocento e Ottocento, in VIGNOLI 2011, pp. 103-114.
  33. ^ M. Castagna, Villa Tassoni al Caminazzo. Una dimora ceresarese con reminiscenze risorgimentali, in VIGNOLI 2011, pp. 121-126.
  34. ^ Memoriale della Croce Rossa internazionale, su turismo.mantova.it. URL consultato il 4 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 13 agosto 2020).
  35. ^ M. Vignoli, Il Palazzo Gonzaga-Cavriani di Volta Mantovana. Una villa fancelliana nel Risorgimento, in VIGNOLI 2011, pp. 136-139
  36. ^ Palazzo Gonzaga e giardini all'Italiana, su turismo.mantova.it. URL consultato il 4 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2020).
  37. ^ AA. VV., Lombardia. Introduzione a una didattica dei territori, III Province di Bergamo Brescia Cremona Mantova, Bergamo-Milano, Regione Lombardia-NEWS, 2005.
  38. ^ Ab aestivis, Massimo Marocchi, L'organizzazione della Corte di Castiglione, pp. 81-116.
  39. ^ Lombardia, pp. 565.
  40. ^ Castelli della Lombardia - Provincia di Mantova [collegamento interrotto], su mondimedievali.net, Mondi medievali. URL consultato il 20 ottobre 2012.
  41. ^ B. Bresciani, Monzambano. Ritorno ad una terra veronese, Verona, 1955.
  42. ^ Giusi Villari, La Serenissima al "soccorso" del Mantovano: apprestamenti difensivi lungo il confine bresciano (1628-30), in Castelli, guerre, assedi, pp. 83-100.
  43. ^ Il territorio, su galcollinemorenichedelgarda.it. URL consultato il 4 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 23 giugno 2012).
  44. ^ Mariarosa Palvarini Gobio Casali, Per uno studio dei castelli dell'Alto Mantovano, in Ab aestivis, pp. 50-70.
  45. ^ Mariano Vignoli, Fannovi fossi e palancati e muri. Opere difensive e vicende storiche delle fortificazioni di Ceresara, Piubega, Castel Goffredo, in Castelli, guerre, assedi, pp. 11-27.
  46. ^ VIGNOLI-COBELLI 2010, pp.24-25.
  47. ^ Gianluigi Arcari, La guarnigione di Canneto negli anni di Federico I Gonzaga, in Guerre stati e città, pp. 200-220.
  48. ^ Giovanni Rodella, Fortificazioni dello stato gonzaghesco e organizzazione dell'economia agricola nel XV secolo, in Guerre stati e città, pp. 158-172.
  49. ^ Mariarosa Palvarini Gobio Casali, Per uno studio dei castelli dell'Alto Mantovano, in Ab aestivis, pp. 49-70.
  50. ^ Giovanni Rodella, Fortificazioni dello stato gonzaghesco e organizzazione dell'economia agricola nel XV secolo, in Guerre stati e città, pp. 157-172.
  51. ^ Lombardia, pp. 562-563.
  52. ^ Paolo Carpeggiani, Asola. Vicende e declino di una fortezza, pp. 173-186.
  53. ^ Mariano Vignoli (a cura di), Schede di area mantovana, in Dal castello al palazzo. Storia e architettura di un'area di confine. Atti dei convegni di Acquafredda (25 maggio 1996) e San Martino Gusnago (16 novembre 1996), Guidizzolo, Circolo culturale di San Martino Gusnago, Istituto Italiano dei Castelli, Banca di credito cooperativo di Casalmoro e Bozzolo, 1997, pp. 171-194.
  54. ^ Mariarosa Palvarini Gobio Casali, Carlo Perogalli, Castelli dei Gonzaga, Milano, Rusconi, 1983.
  55. ^ VIGNOLI 1997, p. 173.
  56. ^ Ibidem, p. 175.
  57. ^ Ibidem, p. 176.
  58. ^ Ibidem, pp. 177-178.
  59. ^ Ibidem, pp. 178-180; VIGNOLI-COBELLI 2011; M. Pasetti, Il palazzo Gonzaga-Acerbi di Castel Goffredo, in VIGNOLI 2011, pp. 115-120.
  60. ^ M. Palvarini Gobio Casali, Per uno studio dei castelli dell'alto mantovano, in ROSSI 1991, pp. 49-70, alle pp. 57-59.
  61. ^ VIGNOLI 1997, pp. 181-182; PALVARINI GOBIO CASALI in ROSSI 1991, pp. 59-61
  62. ^ VIGNOLI 1997, pp. 182-183; PALVARINI GOBIO CASALI in ROSSI 1991, pp. 54-57
  63. ^ VIGNOLI 1997, pp. 183- 188.
  64. ^ Ibidem, p. 189.
  65. ^ Ibidem, p. 190.
  66. ^ PALVARINI GOBIO CASALI in ROSSI 1991, pp. 62-63
  67. ^ Monzambano - castello, su turismo.mantova.it. URL consultato il 2 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2020).
  68. ^ VIGNOLI 1997, p. 191.
  69. ^ PALVARINI GOBIO CASALI in ROSSI 1991, pp. 63-65
  70. ^ Castello di Ponti sul Mincio, in Portale sul turismo a Mantova, su turismo.mantova.it. URL consultato il 27 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 24 novembre 2020).
  71. ^ VIGNOLI 1997, p. 192
  72. ^ Ibidem, pp. 193-194; PALVARINI GOBIO CASALI in ROSSI 1991, pp. 65-68.
  73. ^ Ibidem, pp. 68-70.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Raffaele Agostini, La chiesa parrocchiale di Medole, Mantova, 2001. ISBN non esistente.
  • AA. VV., Lombardia. Introduzione a una didattica dei territori, III Province di Bergamo Brescia Cremona Mantova, Bergamo-Milano, Regione Lombardia-NEWS, 2005. ISBN non esistente.
  • Maria Grazia Beccari, Cavriana e Volta: due esempi di architettura romanica nell'Alto Mantovano, in Ab aestivis, pp. 71-78. ISBN non esistente.
  • B. Bresciani, Monzambano. Ritorno ad una terra veronese, Verona, 1955. ISBN non esistente
  • Roberto Brunelli, Il Polirone. Fotografie di Toni Lodigiani, Mantova, Tre Lune Edizioni, 2008. ISBN non esistente.
  • AA. VV., Museo Archeologico dell'Alto Mantovano - Cavriana. Guida, Brescia, 2006. ISBN non esistente.
  • Piervittorio Rossi (a cura di), Ab aestivis. Primo contributo di arte e cultura dell'alto mantovano, Castiglione delle Stiviere, Biblioteca Comunale di Castiglione delle Stiviere–Sistema Bibliotecario Zonale, 1991. ISBN non esistente.
  • Renata Salvarani (a cura di), Pievi del Nord Italia. Cristianesimo, istituzioni, territorio, Verona, Banco Popolare-Gruppo bancario, Arsenale Editrice, 2009. ISBN non esistente.
  • Mariano Vignoli (a cura di), Dal castello al palazzo. Storia ed architettura in un'area di confine. Atti dei convegni di Acquafredda (25 maggio 1996) e San Martino Gusnago (16 novembre 1996), Guidizzolo, Circolo Culturale San Martino Gusnago - Istituto Italiano dei Castelli - Banca di credito cooperativo di Casalmoro e Bozzolo, 1997. ISBN non esistente.
  • Mariano Vignoli, Giancarlo Cobelli, Da terra aperta a ben intesa fortezza. Le mura e le fortificazioni di Castel Goffredo, Mantova, 2010. ISBN 978-88-95490-10-6.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]