Mario Sbardella

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Mario Sbardella (Palestrina, 1º gennaio 1914San Lazzaro di Savena, 4 aprile 1987) è stato un partigiano italiano, fratello dei partigiani Francesco, Bruna e Filiberto Sbardella, ed esponente di spicco della Resistenza romana.

Campo di concentramento di Dachau

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Combattente, partigiano nella Resistenza romana, nel movimento Bandiera Rossa;[1] partecipò a diverse missioni e battaglie armate contro i nazifascisti, tra le più note vi è quella che lo vide protagonista alla fine del 1943 del recupero di 2 militari radiotelegrafisti inglesi (probabilmente legati alla Missione Law) sbarcati a Genova con un sottomarino, e da lui condotti in una località segreta.[2]

Nel tentativo di occupare la stazione radio di Roma Prato Smeraldo[3] fu catturato nel gennaio 1944[4][5] e detenuto nel carcere di Regina Coeli fino al 24 aprile 1944, quando fu deportato assieme agli altri prigionieri politici[6] dai nazisti nel Campo di Concentramento di Dachau.[7] Della sua liberazione si interessò anche papa Pio XII.[8][9]. Soltanto da pochi anni è emerso (dalle stesse parole di Erich Priebke, e della sorella di Canacci) che durante la Resistenza il partigiano Ilario Canacci venne fucilato dalle SS proprio perché erroneamente scambiato per Mario Sbardella.[10]

A Dachau giunse il 28 aprile 1944[11], dove fu marcato col numero di matricola 67262, al suo arrivo fu individuato come importante figura politica da Giovanni Melodia, che faceva parte dell'organizzazione clandestina International Prisoner Committee, impegnata, ove possibile a coordinare la resistenza dei prigionieri nel campo contro i nazisti, che in un documento lo definirono come l'esponente più interessante di un gruppo di antifascisti romani[12],nella quale si impegnò fino all'arrivo degli Alleati un anno dopo al campo con la liberazione dei deportati superstiti.[13]

In seguito alla liberazione del campo da parte degli alleati americani, Mario Sbardella fa parte del Comitato di supporto ai prigionieri, che si occupava di collaborare alla evacuazione del campo stesso: attraverso la fondazione di un apposito "bollettino interno" sulle varie procedure da seguire e intitolato "Italiani in Dachau", di cui è direttore editoriale assieme a compagni come Giovanni Melodia, distribuirà le necessarie indicazioni a tutti gli internati che prima di essere ricondotti nelle proprie città di origine, subiranno un periodo di quarantena a causa delle epidemie (tra cui il tifo) e le scarse condizioni igieniche in cui il campo riversava.[14] Negli anni successivi svolge la professione di tecnico presso la RAI TV.

Alcune sue lettere e diversi numeri del bollettino "dal campo" sono custoditi presso l'Archivio "Filiberto Sbardella"[15] e presso la "Fondazione Memoria della deportazione" della Biblioteca archivio Aldo Ravelli.[16][17]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Filiberto Sbardella. La terra è di chi la coltiva. Ediz. illustrata - Pasquale Biagio Cicirelli - Libro - Youcanprint - | IBS, su ibs.it. URL consultato l'8 agosto 2019.
  2. ^ Giovanni Melodia, Non dimenticare Dachau: i giorni del massacro e della speranza in un Lager nazista, Ugo Mursia Editore, 1993, ISBN 9788842514459. URL consultato il 23 luglio 2019.
  3. ^ Giuseppe Berruto, Bruno Vasari e Piedmont (Italy) Consiglio regionale, I bollettini di Dachau, F. Angeli, 2002, ISBN 978-88-464-3752-5. URL consultato l'8 marzo 2024.
  4. ^ p. 122, Matteo Matteotti, Quei vent'anni: dal fascismo all'Italia che cambia, Rusconi, 1985
  5. ^ Giuseppe Berruto, Bruno Vasari e Piémont Consiglio regionale, I Bollettini di Dachau, Franco Angeli, 2002, ISBN 9788846437525. URL consultato il 9 luglio 2019.
  6. ^ Antonella Tiburzi, I deportati da Roma verso i campi di concentramento in Germania, DHI 5-6 Maggio 2011 online
  7. ^ Bruno Vasari, La resistenza dei deportati politici italiani nei lager nazisti: Mathausen, Dachau, Buchenwald : cenni e riflessioni preliminari, Edizioni dell'Orso, 1995, ISBN 9788876942006. URL consultato il 9 luglio 2019.
  8. ^ p. 445 in: Sandro Gerbi, Un banchiere nella resistenza romana Stefano Siglienti, 1943-44, Belfagor, Vol. 49, No. 4 (31 luglio 1994), pp. 433-453, Casa Editrice Leo S. Olschki s.r.l., 1994
  9. ^ p. 60 Pierre Blet Robert A. Graham Angelo Martini Burkhart Schneider, Actes et documents du Saint Siege relatifs à la seconde guerre mondiale - Le Saint Siège et les victimes de la guerre janvier 1944 - juillet 1945, Secretairerie d'état de sa Saintete, Libreria editrice vaticana, Città del Vaticano, 1980
  10. ^ "Io, amica del boia di mio fratello" - LASTAMPA.it, su web.archive.org, 29 agosto 2007. URL consultato il 26 settembre 2021 (archiviato dall'url originale il 29 agosto 2007).
  11. ^ Italo Tibaldi, Compagni di viaggio dall'Italia ai Lager nazisti: i "trasporti" dei deportati, 1943-1945, FrancoAngeli, 1º gennaio 1994, ISBN 9788820482701. URL consultato il 9 luglio 2019.
  12. ^ pp. 50, 51, 53 Un documento militare americano sul lager di Dachau
  13. ^ Il 900 di Filiberto Sbardella - Cerca con Google, su www.google.com. URL consultato il 4 giugno 2022.
  14. ^ Giuseppe Berruto, Bruno Vasari e Piémont Consiglio regionale, I Bollettini di Dachau, Franco Angeli, 2002, ISBN 9788846437525. URL consultato il 13 agosto 2019.
  15. ^ Home, su FILIBERTO SBARDELLA. URL consultato il 16 ottobre 2022.
  16. ^ Archivio Aldo Ravelli, su beniculturali.ilc.cnr.it:8080. URL consultato il 17 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 17 luglio 2019).
  17. ^ Team Youcanprint, FILIBERTO SBARDELLA la terra è di chi la coltiva, su youcanprint.it. URL consultato il 29 luglio 2019.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]