Mario Ingrellini

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Mario Ingrellini
NascitaLucca, 21 aprile 1915
MorteCielo del Mediterraneo Occidentale, 14 giugno 1942
Cause della mortecaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Aeronautica
SpecialitàBombardamento
Aerosiluranti
Reparto253ª Squadriglia, 104º Gruppo, 46º Stormo
GradoTenente di complemento
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna di Grecia
BattaglieBattaglia delle Alpi Occidentali
Battaglia di mezzo giugno
Decorazionivedi qui
dati tratti da Testi delle motivazioni di concessione delle Medaglie d'Oro al Valor Militare [1]
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Mario Ingrellini (Lucca, 21 aprile 1915Cielo del Mediterraneo, 14 giugno 1942) è stato un militare e aviatore italiano, decorato di Medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Lucca il 21 aprile 1915,[2] e dopo aver conseguito il diploma di ragioniere si iscrisse alla facoltà di economia dell’Università di Firenze. Interruppe gli studi nel corso del 1936, arruolandosi nella Regia Aeronautica come Allievo ufficiale pilota. Nel gennaio 1938 conseguì il brevetto di pilota militare, e divenuto sottotenente di complemento entrò in servizio presso il 19º Stormo Osservazione Aerea, congedandosi nel febbraio 1939. Qualche tempo dopo presentò domanda, che fu accolta, per rientrare in servizio attivo frequentando poi la Scuola bombardamento, al termine della quale fu assegnato al 36º Stormo Bombardamento Terrestre, passando poi in forza al 46º Stormo Bombardamento Terrestre il 14 febbraio 1940.

Dopo l’entrata in guerra dell’Italia, avvenuta il 10 giugno dello stesso anno, combatté durante la battaglia delle Alpi Occidentali e poi sui cieli del Mediterraneo Occidentale, venendo decorato con una Medaglia di bronzo al valor militare.[2] Nel novembre 1940, con la 253ª Squadriglia assegnata all’aeronautica dell’Albania, passò ad operare sul fronte greco-albanese,[2] dove rimase fino all’aprile 1941. Promosso tenente[2] nel dicembre successivo, fu trasferito in Africa Settentrionale Italiana,[2] rientrando poi a Pisa per essere assegnato, dietro domanda, alla specialità aerosiluranti.

Rientrato al suo reparto, la 253ª Squadriglia, 104º Gruppo, 46º Stormo,[3] la mattina del 14 giugno 1942[3] decollò con il suo Savoia-Marchetti S.79 Sparviero insieme al sergente maggiore Giorgio Compiani.[2] I due erano decisi[N 1] a colpire la portaerei Eagle[4] con il proprio[N 2] siluro in dotazione al velivolo.

Insieme ad altri 31 aerosiluranti e 18 bombardieri decollati dalla Sardegna,[5] il 14 giugno gli aerei italiani attaccarono il convoglio Harpoon, affondando il piroscafo Tanimbar e danneggiando gravemente l’incrociatore leggero Liverpool.[4] L’aereo di Ingrellini e Compiani attaccò la portaerei Eagle, lanciando il proprio siluro da una distanza si 366 m ed a una quota di 36 m. Dopo il lancio dell’arma l’S.79 si mise su una rotta di scampo,[4] ma fu colpito dal fuoco antiaereo della Eagle, coadiuvato da quello del cacciatorpediniere Icarus,[4] e si incendiò precipitando in mare con la morte di tutto l’equipaggio.[4] Sia lui che Compiani vennero decorati[4] dapprima con la Medaglia d'argento al valor militare alla memoria, successivamente trasformata in Medaglia d'oro,[1] mentre gli altri membri dell’equipaggio[N 3] ricevettero quella d’argento.[4] In tale azione perse la vita anche il pari grado Giovanni Vivarelli Colonna, anche lui ai comandi di un trimotore Savoia-Marchetti S.79 Sparviero.[2]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ufficiale di complemento, già decorato al valor militare per l'eroico suo comportamento su altri fronti, assolveva brillantemente rischiose missioni belliche fortemente contrastate. Capo equipaggio di velivolo aerosilurante, alla vigilia di un'azione contro una potente formazione navale nemica esprimeva la decisione di attaccare a costo di ogni sacrificio la portaerei di scorta. Durante l'attacco fu visto sdegnare due bersagli favorevoli e, benché già in fiamme, puntare decisamente contro l'obiettivo prefisso che colpiva col siluro. Sottrattosi al fuoco nemico, impossibilitato ormai, date le condizioni del velivolo, a rientrare alla base, fu visto ripiegare nuovamente verso le navi ed infrangersi contro le murate di una di esse. Esempio sublime di eroismo e di sereno spirito di sacrificio. — Cielo del Mediterraneo Occidentale, 4 febbraio 1941 -14 giugno 1942.[6]»
— Decreto del Presidente della Repubblica 18 giugno 1949.[7]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Abile e audace pilota di velivolo da bombardamento, già decorato per l’eroico comportamento dimostrato in 24 mesi di guerra, assolveva numerose missioni belliche superando brillantemente l’offesa violenta e precisa della caccia e della contraerea nemica. Passato alla specialità aerosiluranti, in una azione contro potente formazione navale nemica, nonostante avesse il velivolo danneggiato gravemente dalla caccia, si portava con estrema audacia all’attacco di una portaerei, riuscendo a colpirla con siluro. dall’azione, che coronava la sua luminosa attività di combattente, non faceva ritorno. Cielo della Grecia, dell’Africa Settentrionale Italiana e del Mediterraneo, febbraio 1941-giugno 1942
— Regio Decreto 1 marzo 1943[8]
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Secondo pilota di velivolo plurimotore, partecipava a numerose azioni di bombardamento e mitragliamento sulle linee, nell’interno del territorio e su munite e lontane basi nemiche. Incurante della reazione aerea e contraerea dava prova in ogni circostanza di possedere belle doti di combattente. Cielo del Mediterraneo e della Grecia, giugno-dicembre 1940
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Prima di decollare Compiani lasciò al suo comandante di reparto, ai suoi commilitoni ed ai propri genitori, alcune lettere in cui, oltre a riaffermare il proprio amore per la Patria, dichiarava che sarebbe rientrato alla base solo dopo aver colpito con un siluro il fianco della portaerei avversaria.
  2. ^ Per dare risalto alle sue parole Compiani scrisse il nome della nave nemica sul grasso che ricopriva la testa di guerra del siluro.
  3. ^ Si trattava del 1º aviere armiere Ido Valentini, e degli avieri scelti motorista Francesco Pirro, e marconista Giuseppe Bazzicchi.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Aeronautica 1969, p. 194.
  2. ^ a b c d e f g Mattioli, Caruana e Postlethwaite 2014, p. 48.
  3. ^ a b Mattioli 2013, p. 31.
  4. ^ a b c d e f g Mattioli 2014, p. 49.
  5. ^ Mattioli 2013, p. 32.
  6. ^ http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=45506.
  7. ^ Bollettino Ufficiale 1949, disp.16, pag.1185, e Bollettino 1959, suppl. 7, pag.431.
  8. ^ Bollettino Ufficiale 1943, disp.5, pag.247, e disp. 19, pag. 1182.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Chris Dunning, Combat Units od the Regia Aeronautica. Italia Air Force 1940-1943, Oxford, Oxford University Press, 1988, ISBN 1-871187-01-X.
  • I reparti dell'Aeronautica Militare, Roma, Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Aeronautica, 1977.
  • (EN) Marco Mattioli, Richard Caruana e Mark Postlethwaite, Savoia-Marchetti S.79 Sparviero Torpedo-Bomber Units, Osprey Publishing, 2014, ISBN 1-78200-809-8. URL consultato il 25 aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
  • Franco Pagliano, Aviatori italiani: 1940-1945, Milano, Ugo Mursia Editore, 2004, ISBN 88-425-3237-1.
  • Franco Pagliano, Storia di diecimila aeroplani, Milano, Edizioni Europee, 1954.
  • Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, Testi delle motivazioni di concessione delle Medaglie d'Oro al Valor Militare, Roma, Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare, 1969.

Periodici[modifica | modifica wikitesto]

  • Marco Mattioli, Volontà di vittoria, in Aerei nella storia, n. 89, Parma, West-Ward Edizioni, aprile-maggio 2013, pp. 30-33, ISSN 1591-1071 (WC · ACNP).

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]