Mario Federici

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Mario Federici

Mario Federici (L'Aquila, 3 giugno 1900Roma, 14 novembre 1975) è stato un commediografo, poeta e corrispondente teatrale italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato all'Aquila nel 1900, dopo essersi diplomato al locale istituto tecnico, nel 1917 si arruolò volontario per combattere nella prima guerra mondiale[1]. Al termine del conflitto, si trasferì a Roma e s'iscrisse alla facoltà di Ingegneria. Il soggiorno nella capitale fu determinante per la sua formazione culturale: conobbe Marinetti, fondatore del movimento futurista, e il pittore Balla, sviluppò l'interesse per la poesia e la letteratura e, soprattutto, l'amore per il teatro che, in quegli anni, vedeva nei teatri romani la rappresentazione di autori importanti quali Pirandello e Rosso di San Secondo[1].

La moglie Maria Agamben (1899-1984)

I nuovi interessi gli apparvero incompatibili con l'indirizzo dei suoi studi: abbandonata Ingegneria e tornato all'Aquila nel 1921, prese la licenza liceale e si iscrisse alla locale facoltà di Giurisprudenza. Avvicinatosi al movimento fascista, lo lasciò ben presto, insofferente dell'ideologia autoritaria e violenta. Sono di questo periodo le sue prime composizioni letterarie[1].

Nel 1924, sperando di poter rappresentare un suo dramma, I parenti poveri, si trasferì a Milano, ma le speranze furono deluse: le compagnie rifiutarono il suo lavoro. Tornato all'Aquila, si sposò con Maria Agamben e nel 1926, si trasferì con la moglie nuovamente a Roma e, per guadagnare qualcosa, collaborò con giornali e riviste. Nello stesso anno un suo lavoro, Filantropo d'eccezione una satira sulla psicoanalisi, debuttò a Milano senza successo[1].

Dopo questi insuccessi, nel 1928 il suo Nebbie vinse un concorso indetto dal Governatorato di Roma e due anni dopo, I parenti poveri vinse un altro concorso organizzato dal Teatro Argentina; il lavoro andò poi in scena nello stesso teatro l'anno successivo[1].

Nel 1931 seguì la moglie, insegnante montessoriana che, per motivi di lavoro, si era trasferita all'estero, e in questo periodo collaborò come corrispondente teatrale con vari periodici tra i quali la rivista italiana Scenario. Tornarono sei anni dopo nel 1937[1].

Alla vigilia del secondo conflitto, fu richiamato alle armi con il grado di capitano. Dopo l'armistizio dell'8 settembre si allontanò ancora di più dal regime e agli inizi del 1944 entrò nella Resistenza. Nel dopoguerra riprese l'attività e compose nuove opere: Nessuno salì a bordo, Marta la madre, ... ovvero il commendatore, premiato dall'IDI (Istituto del Dramma Italiano) a Saint-Vincent nel 1954[1]. Concluse la sua carriera componendo alcuni drammi per la RAI[1], come Questa mia donna, trasmesso nel 1958, interpretato da Annamaria Ferrero e Franco Volpi con la regia dell'autore[2].

Morì a Roma nel 1975. Le sue opere teatrali sono raccolte nei due volumi che la casa editrice Abete ha pubblicato nel 1976-77. È da citare, inoltre, il libro di poesie, Io come un albero, pubblicato postumo nel 1978[1].

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Teatro[modifica | modifica wikitesto]

  • 17 maschere, Aquila, Casa Ed. Vecchioni, 1924.
  • Opposti al vertice, Voi siete il padrone..., L'eroe, Aquila, Casa Ed. Vecchioni, 1925.
  • Lunga marcia di ritorno, tre atti e sette quadri, rivista Scenario, 1936.
  • Chilometri bianchi, commedia in tre atti, rivista Il dramma, 1939.
  • Nessuno salì a bordo, due parti e cinque quadri, Roma, Pagine Nuove, 1949.
  • Marta, la madre, commedia in tre atti[3], rivista Scenario, 1952.
  • ... ovvero il commendatore, due tempi, rivista Il dramma, 1954.
  • Questa mia donna, videocassetta Rai, 1958.
  • Un garofano rosso, teledramma in 2 parti, rivista Ridotto, 1969.
  • La ballata dei poveri gabbati, originale televisivo, rivista Ridotto, 1976.
  • Teatro, 2 voll., introduzioni di Ruggero Jacobbi e Achille Fiocco, Roma, Abete, 1976-77.

Poesia[modifica | modifica wikitesto]

  • Io come un albero, Rieti, Il Velino, 1978.

Saggistica[modifica | modifica wikitesto]

  • La imagen del hombre en la poesía de Unamuno, Madrid, Fragua, 1974.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i Fonte: Dizionario Biografico degli Italiani, riferimenti e link in Bibliografia.
  2. ^ Catalogo Opac SBN.
  3. ^ Marta, la madre, Radiocorriere TV, 1960, n. 47, p. 42

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN234429808 · ISNI (EN0000 0000 2325 4848 · SBN SBLV013830 · LCCN (ENn82238996 · GND (DE1083292412 · BNF (FRcb119683225 (data) · WorldCat Identities (ENlccn-n82238996