Manfredo Bertini

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Manfredo Bertini (Montecarlo di Lucca, 6 novembre 1914Piacentino, 24 novembre 1944) è stato un partigiano italiano, decorato di medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Iscritto all'Università di Pisa e, precedentemente al liceo classico Giosuè Carducci a Viareggio, si era già imposto nell'ambiente cinematografico come tecnico della fotografia e del montaggio. Dopo l'8 settembre 1943 fu tra i primi organizzatori, con il nome di battaglia di "Maber", della resistenza partigiana in Toscana. Comandante di un gruppo combattente della Divisione "Giustizia e Libertà" operante nella zona Viareggio-Alpi Apuane, il 5 marzo 1944, arrestato dai fascisti, riuscì ad evadere scappando dalla finestra del bagno. Nella primavera del 1944, Bertini raggiunse l'Italia liberata e - così come aveva già fatto la cognata Vera Vassalle - entrò nel Servizio informazioni degli Alleati.

Dopo un rapido addestramento fu paracadutato in provincia di Piacenza. "Maber" riuscì in breve tempo a trasmettere al Comando alleato oltre duecento preziosi messaggi sui movimenti delle truppe tedesche, collaborando anche all'attuazione di numerosi aviolanci. Incappato, con i partigiani della Divisione "Piacenza", in un massiccio rastrellamento, febbricitante e indebolito dai postumi di una ferita subita al braccio, sapendo che i suoi compagni non l'avrebbero lasciato solo, decise di distruggere la ricetrasmittente e (dopo aver scritto un nobile biglietto ai suoi famigliari), di farsi saltare con una bomba a mano.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Iniziatore della costituzione di unità di patrioti in Toscana, partecipava a molte azioni di guerra contro i tedeschi con raro sprezzo del pericolo. Traversate le linee si metteva a disposizione degli Alleati e sì faceva aviolanciare in territorio occupato dai tedeschi.Incaricato dell’organizzazione del servizio informazioni inviava agenti nell’Italia settentrionale, trasmetteva più di 200 messaggi di notizie militari e collaborava nell’attuazione di numerosi lanci dagli aerei. Combattendo a fianco di un gruppo di patrioti rimaneva gravemente ferito e parzialmente paralizzato ad un braccio. In altra violenta azione contro soverchianti forze nazifasciste dopo essersi strenuamente difeso, esaurite le munizioni, immolava la sua giovane vita per la rinata libertà della Patria. Toscana, settembre 1943-30 novembre 1944.[1]»
— Decreto Luogotenenziale 2 marzo 1945.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dettaglio decorato, su quirinale.it. URL consultato il 17 aprile 2015..
  2. ^ Registrato alla Corte dei conti il 20 maggio 1945, guerra registro 2, foglio 389.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valore Militare, Le medaglie d'oro al valor militare volume secondo (1942-1959), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 581.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]