Malvina Cavallazzi

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Malvina Cavallazzi nel 1895, nei panni di Faust

Malvina Cavallazzi (Ravenna, 1862Ravenna, 23 ottobre 1924) è stata una ballerina italiana, attiva come danzatrice e insegnante in Inghilterra e negli Stati Uniti.

Nel 1883 è stata la prima ballerina del Metropolitan Opera Ballet, appena inaugurata, e dal 1909 al 1913 è stata il primo direttore della Metropolitan Opera Ballet School di New York.[1][2]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Marina Cavallazzi nacque a Ravenna nel 1862 e si formò alla scuola di ballo del Teatro alla Scala di Milano.[3]

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Debuttò alla Scala nel 1875, dove fu protagonista della Manon Lescaut di Giovanni Casati.[4] In uno spettacolo a Cremona sfuggì miracolosamente ad un incidente, dopo che il suo costume di scena prese fuoco a causa di un fiammifero acceso gettato sbadatamente dal macchinista.[4]

Nel 1879 si esibì a Londra all'Her Majesty's Theatre, dove ballò in diverse stagioni liriche realizzate dall'impresario operistico Charles Mapleson, che divenne suo marito.[5] Nel 1883 la sua fama la portò in tournée al Metropolitan Opera House di New York, appena fondato, dove ebbe l'incarico di prima ballerina.[1]

Dal 1887 al 1889 fece parte della compagnia dell'Empire Theatre di Londra, interpretando quei ruoli drammatici ed espressivi che la renderanno famosa. Nel 1889 danzò per l'ultima volta con il costume da ballerina nel balletto Diana.[4] In seguito, infatti, sarebbe divenuta nota come interprete di ruoli maschili nelle esibizioni en travesti, tra cui Orfeo nel 1891,[6] Antonio in Cleopatra nel 1891, al Manchester Palace, un ruolo di mimo maschile in La Frolique all'Empire Theatre nel 1894,[7] e Edmond Dantés in Montecristo all'Empire Theatre nel 1896.[5][8]

Il critico Arthur Symonsha affermò che "non era affatto priva di talento", ma che "esagera così deliberatamente e risolutamente tutto ciò che deve fare da stancare assolutamente gli occhi".[3]

Nel 1899 lasciò le scene per dedicarsi all'insegnamento nella sua scuola londinese, dove fra i suoi studenti vi furono Eva Swain,[9] Phyllis Bedells,[10] Marjorie Bentley[11] e Winifred Hart-Dyke.[12][13] "Quando insegno a ballare è alla mente, non alle gambe, che do la mia attenzione", spiegò nel 1913. "Se la mente è pronta a cogliere un suggerimento, i piedi seguiranno abbastanza velocemente."[14]

Nel 1909 Giulio Gatti-Casazza, direttore generale del Metropolitan Opera, che era stato direttore della Scala, portò Cavallazzi a New York per avviare e dirigere una scuola di ballo, la Metropolitan Opera Ballet School,[1][15][16] dove nel 1913 giunse a insegnare anche Luigi Albertieri.[2]

Lasciò l'insegnamento nel 1914 e ritiratasi a vita privata, morì a Ravenna nel 1924.[17][18] Nella sua città natale c'è una via intitolata a suo nome.

Vita personale[modifica | modifica wikitesto]

Sposò l'impresario teatrale britannico Charles Mapleson, morto nel 1893.[17]

Balletti[modifica | modifica wikitesto]

Nel periodo londinese, tra i balletti che la videro protagonista si ricordano in particolare:[4]

  • Cleopatra per la coreografia di K. Lanner (20 maggio 1889)
  • A Dream of Wealth su musica di L. Wenzel, con la partecipazione di Emma Palladino e Luigi Albertieri (23 dicembre 1889)
  • Cécile (20 maggio 1890)
  • Dolly (22 dicembre 1890)
  • Orfeo (25 maggio 1891)
  • Nisita (24 dic. 1891)
  • Round the Town (26 sett. 1892)
  • Katrina, con la coreografia di K. Lanner (20 gennaio 1893)
  • The Girl I Left Behind Me (27 settembre 1893)
  • On Brighton Pier, su musica di E. Ford (10 ott. 1894)
  • Faust (6 maggio 1895)
  • Montecristo, per la coreografia di K. Lanner (26 ott. 1896)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c (EN) Jessica Zeller, Ballet’s Traditionalists: Malvina Cavallazzi and Luigi Albertieri, in Shapes of American Ballet: Teachers and Training Before Balanchine, 1º agosto 2016, DOI:10.1093/acprof:oso/9780190296681.003.0005.
  2. ^ a b (EN) Selma Jeanne Cohen (a cura di), The International Encyclopedia of Dance, Oxford University Press, 2005, ISBN 9780195173697.
  3. ^ a b (EN) Jane Pritchard, ‘More Natural Than Nature, More Artificial Than Art’: The Dance Criticism of Arthur Symons, in Dance Research, vol. 21, n. 2, 2003, pp. 63-64, 86, 87 nota 37, DOI:10.3366/3594051.
  4. ^ a b c d CAVALLAZZI, Malvina in "Dizionario Biografico", su treccani.it. URL consultato il 10 aprile 2023.
  5. ^ a b (EN) Ivor Guest, The empire ballet, London, Society for Theatre Research, 1962, pp. 30-31, OCLC 752582986.
  6. ^ (EN) Empire Theatre (PDF), in Dancing, vol. 1, n. 1, 8 giugno 1891, p. 11. URL consultato il 10 aprile 2023.
  7. ^ (EN) Joseph W. Donohue e Joseph Donohue, Fantasies of Empire: The Empire Theatre of Varieties and the Licensing Controversy of 1894, University of Iowa Press, 2005, pp. 68, ISBN 978-1-58729-643-7.
  8. ^ (EN) 'Monte Cristo' at the Empire, in Sketch, vol. 16, 4 novembre 1896, pp. 50. URL consultato il 10 aprile 2023.
  9. ^ (EN) Maude H. Neal, The First American Premiere Danseuse is Little Eva Swain, Aged Fifteen, in The Pittsburgh Press, 6 ottobre 1912, pp. 41. URL consultato il 10 aprile 2023. Ospitato su Newspapers.com.
  10. ^ (EN) Beth Genné, Openly English: Phyllis Bedells and the birth of British Ballet, in Dance Chronicle, vol. 18, n. 3, 1º gennaio 1995, pp. 437–451, DOI:10.1080/01472529508569217, ISSN 0147-2526 (WC · ACNP).
  11. ^ (EN) Training Children for the Grand Opera Ballet, in The New York Times, 8 ottobre 1911, pp. 47. URL consultato il 9 aprile 2023. Ospitato su Newspapers.com.
  12. ^ (EN) Sir Reginald St.-Johnston, A History of Dancing, Simpkin, Marshall, Hamilton, Kent, & Company, 1906, pp. 125.
  13. ^ (EN) American Dancers Show Their Skill; Pupils of Mme. Cavallazzi, Trained for the Metropolitan, Win Applause, in The New York Times, 29 giugno 1910, p. 7. URL consultato il 9 aprile 2023. Ospitato su TimesMachine.
  14. ^ (EN) 'American Girls are Marvels of Sylphlike Grace and Sinuousness--and They're Intelligent" Says, in The Pittsburgh Press, 13 luglio 1913, p. 9. URL consultato il 10 aprile 2023. Ospitato su Newspapers.com.
  15. ^ (EN) Willa Sibert Cather, Training for the Ballet: Making American Dancers, in McClure's, vol. 41, ottobre 1913, pp. 85-95.
  16. ^ (EN) Salvatore John LaGumina, Frank J. Cavaioli, Salvatore Primeggia e Joseph A. Varacalli (a cura di), The Italian American Experience: An Encyclopedia, New York, Garland, 2000, p. 164, OCLC 860342266.
  17. ^ a b (EN) Mr. Charles Mapleson, in Nottingham Evening Post, 21 novembre 1893, p. 2. URL consultato il 10 aprile 2023.
  18. ^ (EN) Charles Mapleson Dead; A Man Well Known Hero in Italian Opera Days at the Academy, in The New York Times, 22 novembre 1893, ISSN 0362-4331 (WC · ACNP). URL consultato il 9 aprile 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Salvatore John LaGumina, Frank J. Cavaioli, Salvatore Primeggia e Joseph A. Varacalli (a cura di), The Italian American Experience: An Encyclopedia, New York, Garland, 2000, p. 164, OCLC 860342266.
  • (EN) Selma Jeanne Cohen (a cura di), The International Encyclopedia of Dance, Oxford University Press, 2005, ISBN 9780195173697.
  • (EN) Ivor Guest, The empire ballet, London, Society for Theatre Research, 1962, OCLC 752582986.
  • (EN) Jessica Zeller, Ballet’s Traditionalists: Malvina Cavallazzi and Luigi Albertieri, in Shapes of American Ballet: Teachers and Training before Balanchine, Oxford, Oxford University Press, 2016, pp. 91-120, ISBN 9780190296728.

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