Luciano Conti

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Luciano Conti

Luciano Conti (Firenze, 8 maggio 1868Frascati, 27 agosto 1940) è stato un ingegnere italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Firenze, era figlio di Enrico Conti e di Attilia Facchini. Licenziato dall'istituto nautico di Livorno, passò al Politecnico di Milano, dove si laureò in ingegneria industriale nel 1888.[1]

Alla fine del secolo, dopo un primo breve impiego nel corpo tecnico erariale come ingegnere dei canali demaniali, lavorò all'ufficio tecnico del comune di Firenze, occupandosi di acquedotti. Abbandonato ben presto il secondo impiego, iniziò l'attività di libero professionista.

Dal 1897 al 1908, seguì il progetto di massima e l'esecuzione dell'acquedotto di Siena.[2] In seguito, fece da consulente per l'acquedotto di Corfù e progettò quelli di Todi e di Grosseto. Nel 1913, iniziò l'attività universitaria presso la Regia Scuola degli Ingegneri di Padova, tenendo il corso di costruzioni idrauliche. Nel 1914, vinse il concorso per professore straordinario e venne posto a capo della sezione di costruzioni idrauliche dell'istituto idrotecnico di Stra, dove si distinse per i progetti d'impianti su base sperimentali e per la corposa produzione scientifica.

Durante la prima guerra mondiale, aveva conosciuto l'ingegnere Vincenzo Ferniani e, nell'agosto 1919, scrisse una lettera di presentazione al neo ingegnere Carlo Semenza per farlo assumere da Ferniani all'ufficio di Vittorio Veneto per la progettazione e la costruzione degli impianti idroelettrici Piave-Santa Croce della SADE.[3]

Nel 1919, fu professore ordinario di costruzioni idrauliche presso l'università di Pisa e, dal 1922 al 1938, su invito di Mario Corbino, allora ministro della pubblica istruzione, alla Regia Scuola di Roma, dove presto diventò il punto di riferimento di un gruppo di promettenti ingegneri, come Guido di Ricco, Roberto Colosimo, Francesco Sensidoni, Filippo Arredi e Pietro Frosini. Nel biennio 1937-38, prima del collocamento a riposo per raggiunti limiti di età, fu direttore dell'istituto di idraulica della facoltà di ingegneria di Roma.

Essendosi dimostrato indifferente se non ostile al regime fascista, fu punito con l'esclusione da incarichi di una certa importanza e con il progressivo isolamento nell'ambiente universitario. Tuttavia, fu membro del Consiglio superiore di sanità e del Consiglio nazionale delle ricerche.

Morì a Frascati, Roma, il 27 agosto 1940, dopo una brevissima malattia.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Vincenzo Di Gioia, Dalla scuola d'ingegneria alla Facoltà d'ingegneria di Roma, 1985, p. 45.
  2. ^ Acquedotto di Siena, su ilpareredellingegnere.altervista.org, 16 gennaio 2009. URL consultato il 24 febbraio 2020.
  3. ^ Scritti di Carlo Semenza: prefazione Ferniani, su vajont.info. URL consultato il 23 aprile 2020.
  4. ^ R. Università degli Studi di Roma, Annuario per l'anno accademico 1940-41, p. 599.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Roberto Guercio, L'acquedotto di Siena di Luciano Conti, Vanzi Grafiche, Siena, 2008.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàSBN CAGV740862