Luciano Albertini (attore)

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Cartolina di Luciano Albertini del 1925/26 in una foto di Alexander Binder

Luciano Albertini, pseudonimo di Francesco Vespignani (Lugo, 30 novembre 1882Budrio, 6 gennaio 1945), è stato un attore, regista e produttore cinematografico italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nasce a Lugo col nome di Francesco Vespignani, figlio del cappellaio Domenico, possidente, originario di Piancaldoli (alta valle del Sillaro, nell’Appennino imolese) e di Maria Nenci. Fu il secondo di tre figli[1]. Amante degli sport ginnici, si iscrisse alla Virtus di Forlì e fu militare nella Regia Marina.
Nei primi anni del nuovo secolo era in Francia: nel paese transalpino lavorò come acrobata nel circo del tedesco Paul Busch, dove conobbe la moglie Domenica Meirone. Il matrimonio fu celebrato l'8 luglio 1905 a Marsiglia.

Nel 1913 iniziò la sua carriera nel cinema. Debuttò con una piccola parte nel film Spartaco, prodotto dalla Pasquali Film di Torino. Nel 1917 passò alla concorrente Ambrosio Film, con la quale girò nel 1917 il suo primo film da protagonista, La spirale della morte. Il titolo fu tratto da una delle mosse acrobatiche da lui ideate all'epoca dell'attività circense.

Chiamato alle armi nel corso della prima guerra mondiale, riprese l'attività cinematografica nel 1918, e tornato alla Pasquali, ripartì con Sansone contro i Filistei, primo film della serie sul forzuto eroe. Albertini interpretò il personaggio in altre pellicole: due nel 1919 e ben sette nel 1920, conquistando una notevole popolarità. Sansone non era solo ma aveva una moglie, Sansonette (Linda Albertini) e due figli, interpretati dagli attori bambini Arnold e Aldo Mezzanotte[2]. Oltre a Spartaco e Sansone, l'attore lughese diede il proprio volto anche a Maciste, che interpretò in quattro film[1].

Nel 1919 diede vita con il torinese Giovanni Bertinetti all'Albertini Film, casa di produzione che lanciò una ventina di film e che, tra l'altro, produsse quello che da molti è ritenuto il primo film horror italiano, Il mostro di Frankenstein (1921), interpretato dallo stesso attore romagnolo[3]. Successivamente emigrò in Germania, dove svolse un'intensa e importante attività cinematografica, sia come produttore (a Berlino creò l'Albertini-Film GmbH) che come interprete, fino al 1932. Nel 1924 girò anche un film negli Stati Uniti, dal titolo The Iron Man diretto da Jay Marchant e prodotto dalla Universal, ma oltreoceano non ottenne il successo sperato.

Nel 1932 interpretò il suo unico film parlato, Hanno pignorato mia moglie[1]. Di lì a poco si concluse sua carriera: ciò fu dovuto principalmente a problemi di salute generati da una dipsomania. Afflitto da problemi economici e psichici, Albertini tornò in Italia; trascorse i suoi ultimi anni di vita ricoverato in un ospedale psichiatrico di Budrio, nel Bolognese, dove morì nel 1945.[4]

Filmografia parziale[modifica | modifica wikitesto]

Luciano Albertini nel 1927-28.

Attore[modifica | modifica wikitesto]

Film muti
Film sonori
  • Hanno pignorato mia moglie (Es geht um alles), regia di Max Nosseck (1932)

Regista[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Giovanni Baldini, Luciano Albertini Il lughese forzuto del grande schermo ne «Il Nuovo Diario-Messaggero», 24 novembre 2022, pag. 27.
  2. ^ Michele Giordano, Giganti buoni: da Ercole a Piedone (e oltre) il mito dell'uomo forte nel cinema italiano, Gremese Editore, 1998, p. 14.
  3. ^ Non fu il primo film italiano su Frankenstein, ma fu il primo che assurse a una certa notorietà.
  4. ^ M. Giordano, Giganti buoni: da Ercole a Piedone (e oltre) il mito dell'uomo forte nel cinema italiano, pp. 13-15.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • S. D'Amico, Enciclopedia dello Spettacolo, vol. 1, Roma, Unedi, 1975.
  • M. Giordano, Giganti buoni: da Ercole a Piedone (e oltre) il mito dell'uomo forte nel cinema italiano, Roma, Gremese Editore, 1998, ISBN 8877421835.
  • Franco Gàbici, Albertini, un atleta sedotto dallo schermoIl Resto del Carlino, martedì 5 gennaio 1999, edizione di Ravenna p. 2)
  • Enio Iezzi, Lugo capitale. Onori e glorie di una piccola città di provincia, Lugo, Walberti, 2002, pp. 111–113.

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