Livia De Stefani

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Livia De Stefani fotografata da Paolo Monti

Livia De Stefani (Palermo, 23 giugno[1] 1913Roma, 28 marzo 1991) è stata una scrittrice italiana.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Discendente da un'antica famiglia palermitana di ricchi proprietari terrieri, trascorre l'infanzia e l'adolescenza negli agi di un ambiente familiare ben lontano dall'incoraggiare quello che sarà il suo puntiglioso impegno letterario. «Di ogni cosa la futura scrittrice trattiene in sé, con il nucleo sostanziale, anche infiniti minimi dettagli, sino a mettere insieme un patrimonio esistenziale che prenderà corpo in quella rutilante galleria di persone e fatti presenti in ogni romanzo e racconto. Dell'ambiente familiare (...) le resta soprattutto (...) una marcatura satirica o addirittura grottesca, non di rado sconfinante in una sorta di sottile crudeltà».[2]

L'11 settembre 1930, appena diciassettenne, si sposa e si trasferisce a Roma, dove conduce una vita coniugale tranquilla e arricchita dalla nascita di tre bambini. Il marito è lo scultore Renato Signorini e non la ostacola nelle sue aspirazioni letterarie. A incoraggiarla sulla via della scrittura è però soprattutto Alberto Savinio. Dopo una prova poetica poco convincente (la raccolta Preludio, 1940, resterà infatti isolata), all'età di quarant'anni esplode la vena narrativa di Livia De Stefani con quello che resterà il suo romanzo più famoso: La vigna di uve nere, 1953. Seguiranno, come altrettante espressioni o sfaccettature della sua profonda, variegata e critica "sicilianità", prima la raccolta di racconti Gli affatturati (1955), poi gli altri due romanzi Passione di Rosa (1958) e Viaggio di una sconosciuta (1963).

Il 30 dicembre del 1966, d'improvviso muore di leucemia il marito Renato Signorini.[3] La produzione narrativa di Livia De Stefani prosegue con gli ultimi due romanzi La signora di Cariddi (1971) e La stella Assenzio (1975). Nel febbraio 1991, un mese prima della morte della scrittrice, Mondadori pubblica il suo ultimo libro, La mafia alle mie spalle, storia della convivenza tra il capo di un'organizzazione criminale e la persona dell'io narrante, un'opera che ad alcuni critici ricorda Henry James.[4]

Poetica[modifica | modifica wikitesto]

La Sicilia, anzi la "sicilianità", quella assorbita negli anni decisivi della formazione, nei suoi romanzi è una presenza costante, una componente essenziale, piuttosto che occasione per spunti narrativi. La stessa autrice ha tenuto a dichiararlo, volendo con ciò implicitamente rimarcare la propria autonomia rispetto ai modelli neorealistici del suo tempo.

Quale che sia la loro estrazione sociale - aristocrazia, alta borghesia, mondo contadino - sempre, su ciascuno dei protagonisti, incombe un tragico destino. Perfino quando, con brusco mutamento di registro, la De Stefani cerca di alleggerire il tessuto narrativo affidandosi all'ironia (come appare di tutta evidenza nei tre racconti de Gli affatturati, ma anche nei lavori successivi), ecco che la tensione drammatica si risolve in un ghigno, più che in un sorriso.[5]

Nella continua ricerca di linguaggio, che prosegue anche nelle ultime opere, trova posto tra l'altro l'impegno introspettivo. Nel caso del romanzo La signora di Cariddi, l'approfondimento psicologico si avvale della narrazione in prima persona. La protagonista, infatti, consegna al proprio avvocato un'ampia «confessione» con la quale, tra inquietudine e narcisismo, manifesta e mette a nudo la propria coscienza.[6]

Con l'ultimo libro, La mafia alle mie spalle, pubblicato nello stesso anno della sua morte, riappare il tema scottante già affrontato in chiave diversa nel primo romanzo La vigna delle uve nere. Qui l'autrice cerca di spiegare il fenomeno criminale nel quadro di un mondo patriarcale feroce e non ancora estinto: «violento, chiuso, autoritario e protettivo, con il culto del proprio potere e della sottomissione degli altri».[7] Una condanna netta e coraggiosa, che sembra congeniale alla personalità di questa scrittrice.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Renzo Frattarolo, Livia De Stefani, in Ritratti letterari ed altri studi, Pisa, Giardini, 1966, p. 243.
  2. ^ Elena Clementelli, Livia De Stefani, in Letteratura italiana - I Contemporanei, volume quinto, Milano, Marzorati, 1974, p. 771.
  3. ^ La notizia è riferita nella voce dedicata a Renato Signorini in questa stessa Enciclopedia.
  4. ^ Archivio de La Repubblica.it, 29.03.1991. Titolo: È morta a Roma la scrittrice Livia De Stefani.Il trafiletto fa cenno, tra l'altro, alla grande amicizia con Alberto Savinio.
  5. ^ A tal proposito Elena Clementelli usa il termine «tragicomico», in Op. cit., p. 776.
  6. ^ Elena Clementelli, Op. cit., p. 780.
  7. ^ Marinella Fiume, De Stefani Livia, in 150anni.it - URL consultato l'11/1/2016.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giuseppe Ravegnani, in Epoca, 21 giugno 1953.
  • Luigi Russo, in Belfagor, 31 luglio 1953.
  • Michele Prisco, in L'idea, 6 settembre 1953.
  • Aldo Capasso, in L'Alto Adige, 21 ottobre 1954.
  • Giuseppe Ravegnani, in Epoca, 5 giugno 1955.
  • Gaetano Trombatore, in L'Unità, 28 agosto 1955.
  • Piero De Tommaso, in Belfagor, 31 marzo 1959.
  • A. Grosso, in Il nostro tempo, 30 aprile 1959.
  • Walter Mauro, in Messaggero veneto, 14 ottobre 1971.
  • Luigi Baldacci, in Epoca, 17 ottobre 1971.
  • Fernando Virdia, in La fiera letteraria, 17 ottobre 1971.
  • Michele Prisco, in Il Mattino, 28 ottobre 1971.
  • Giacinto Spagnoletti, in Il Messaggero, 7 novembre 1971.
  • Carlo Bo, in Corriere della sera, 11 novembre 1971.
  • Giancarlo Vigorelli, in Tempo, 4 novembre 1971.
  • Olga Lombardi, in Nuova Antologia, dicembre 1971.
  • Giuseppe Manacorda, in Rinascita, 31 dicembre 1971.
  • Arnaldo Roncuzzi, in L'Osservatore romano, 12 febbraio 1972.
  • Claudio Marabini, in Il Resto del Carlino, 14 marzo 1972.
  • Aldo Borlenghi, in L'Approdo radiofonico, 27 marzo 1972.

Inoltre, pagine critiche o citazioni sono presenti nelle seguenti opere in volume:

  • Giorgio Pullini, Il romanzo italiano del dopoguerra, Milano, Schwarz, 1961.
  • Walter Mauro, Cultura e società nella narrativa meridionale, Roma, Edizioni dell'Ateneo, 1965.
  • Giuseppe Manacorda, Storia della letteratura italiana contemporanea, Roma, Editori riuniti, 1967.
  • Giorgio Bàrberi Squarotti, La narrativa italiana del dopoguerra, Bologna, Cappelli, 1968.
  • Laura Marzi e Francesca Maffioli,Un'assenza del tutto ingiustificatain Leggendaria.131, 2018

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