Libero Vinco

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Libero Vinco
NascitaVerona, 1912
MorteNowa Stefanowka, 20 gennaio 1943
Cause della morteFerite riportate in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armata Regio Esercito
ArmaArtiglieria
CorpoAlpini
SpecialitàArtiglieria da montagna
GradoCapitano in servizio permanente effettivo
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna italiana di Grecia
Campagna italiana di Russia
BattaglieBattaglia delle Alpi Occidentali
Seconda battaglia difensiva del Don
Offensiva Ostrogorzk-Rossoš
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Artiglieria e Genio di Torino
dati tratti da Le medaglie d'oro al valor militare volume secondo (1952-1959)[1]
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Libero Vinco (Verona, 1912Nowa Stefanowka, 20 gennaio 1943) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Verona nel 1912, figlio di Vittorio e Maria Magagnotti.[2] Arruolatosi nel Regio Esercito, nel settembre 1935 iniziò a frequentare la Regia Accademia Militare di Artiglieria e Genio di Torino da cui uscì con il grado di sottotenente in servizio permanente effettivo nell'arma di artiglieria.[2] Promosso tenente mentre era in servizio nel 2º Reggimento artiglieria da montagna, nel giugno 1940 partecipò alle operazioni contro la Francia sul fronte occidentale con la 33ª batteria del gruppo "Bergamo", dislocato sul Piccolo San Bernardo.[2] Dopo la fine delle ostilità con la firma dell'armistizio di Villa Incisa, venne mandato a combattere sul fronte greco-albanese[3] e nell'aprile 1941 venne decorato con una croce di guerra al valor militare per le operazioni sul Guri i Topit.[2] Rientrato in Patria viene nominato istruttore di sci.[2] Promosso capitano assume il comando della 45ª batteria del gruppo "Vicenza", 2º Reggimento artiglieria da montagna, e nell'agosto 1942 partì per l'Unione Sovietica al seguito della 2ª Divisione alpina "Tridentina".[2] Cadde in combattimento nel corso della seconda battaglia difensiva del Don.[2] Nel corso del ripiegamento delle truppe italiane dopo l'offensiva Ostrogorzk-Rossoš, già ferito e pur non disponendo più di armi adeguate, continuò ad opporre strenua resistenza agli assalti dei carri armati russi, fino a cadere colpito a morte nel villaggio di Opyt.[2] Fu insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[4]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Soldato di razza, educato al culto della Patria, preparò e condusse in guerra una perfetta batteria alpina. Comandante di batteria a protezione del fianco di alcune grandi unità di ripiegamento, con incrollabile tenacia e coraggio sosteneva per due giorni e due notti i reiterati attacchi del nemico imbaldanzito da precedenti successi. Assalto fin sui pezzi da grossi carri armati, che già avevano travolto artiglieri ed alpini di sicurezza, li immobilizzava sul terreno e distruggeva personalmente con arma automatica un nucleo di arditi avversari, rimanendo ferito nella lotta corpo a corpo. Rimasto senza munizioni e profittando dell’arresto momentaneo dei suoi assalitori, stupiti da tanto eroico ardimento, faceva inutilizzare i pezzi ancora efficienti, ordinava il ripiegamento dei superstiti e, per proteggerli, si portava con pochi mitraglieri in posizione dominante dove in una suprema, epica lotta contro mezzi corazzati soverchianti cadeva, dando in olocausto la vita per la salvezza dei suoi uomini, per l’onore dell’Arma e per la grandezza della Patria. Nowa Stefanowka, 20 gennaio 1943.[5]»
— Decreto del Capo Provvisorio dello Stato del 27 settembre 1947.
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di batteria assegnato a reggimento alpino, durante un attacco nemico, benché soggetto ad intenso tiro di controbatteria, concorreva con efficacissimo fuoco ad infrangere l'impeto dell'avversario al quale infliggeva gravi perdite. Guri i Topit (fronte greco), 4 aprile 1941

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gruppo Medaglie d'Oro al Valore Militare 1965, p.186.
  2. ^ a b c d e f g h Bianchi, Cattaneo 2011, p.403.
  3. ^ Gruppo Vicenza, scheda con immagini del capitano Vinco sul fronte albanese, su gruppovicenza.net. URL consultato il 22 settembre 2014 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  4. ^ Bianchi, Cattaneo 2011, p.402.
  5. ^ Scheda nel sito ufficiale del Quirinale

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giulio Bedeschi, Fronte greco-albanese, c'ero anch'io, Milano, Mursia, 1977, p. 283.
  • Andrea Bianchi e Mariolina Cattaneo, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro, Associazione Nazionale Alpini, 2011, ISBN 978-88-902153-1-5.
  • Franco La Guidara, Ritorniamo sul Don, Roma, Edizioni internazionali, 1965, p. 261.
  • Comitato promotore per la storia del Genio alpino (a cura di), Cronache del genio alpino, 1935-2005: settant'anni di impegno, di sacrificio e di gloria, Milano, Mursia, 2005.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valore Militare, Le medaglie d'oro al valor militare volume secondo (1942-1959), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 186.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]