L'imbecille

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L'imbecille
Commedia in un atto
AutoreLuigi Pirandello
Lingua originaleItaliano
GenereCommedia
Ambientazione...il modestissimo scrittoio di Leopoldo Paroni, direttore della "Vedetta Repubblicana" di Costanova
Composto neldata ignota
Prima assoluta10 ottobre 1922
Teatro Quirino in Roma
Personaggi
  • Luca Fazio
  • Leopoldo Paroni
  • Il commesso viaggiatore
  • Rosa Lavecchia
  • Primo redattore
  • Secondo redattore
  • Terzo redattore
  • Quarto redattore
  • Quinto redattore
 

L'imbecille è una commedia in un atto, scritta da Luigi Pirandello, della quale s'ignora la data di composizione. Il dramma è ispirato alla omonima novella del 1921. La commedia fu rappresentata per la prima volta al Teatro Quirino di Roma il 10 ottobre 1922.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Il giornale di provincia la "Vedetta Repubblicana" è un piccolo quotidiano politico la cui redazione è nella stessa casa del suo direttore Leopoldo Paroni. Le ore che precedono l'uscita nelle edicole sono frenetiche: i redattori portano concitate informazioni di uno scontro di piazza tra i sostenitori di opposti partiti politici.

Tra le altre notizie arriva alla redazione quella che riferisce che il comune amico Lulù Pulino, gravemente ammalato, si è tolto la vita impiccandosi. Il direttore così cinicamente commenta l'accaduto:

«PARONI: Doveva far di meglio! Stavamo a dir questo tra noi. Dato che si doveva uccidere per fare un bene a sé, poteva far prima un bene anche agli altri, al suo paese, andando a uccidere a Roma il nemico di tutti, Guido Mazzarini! Non gli sarebbe costato nulla, neanche il viaggio; glielo avrei pagato io, parola d'onore! Così è morto proprio da imbecille!»

Lo scontro politico è degenerato al punto che l'avversario politico si è mutato in nemico da eliminare uccidendolo.

Un redattore, Luca Fazio, chiede al direttore di potergli parlare in privato. Paroni spera che Luca faccia quello che quell'imbecille di Pulino non ha fatto; ma si sbaglia: anche Fazio è molto malato e, per non essere considerato stupido come il suo collega suicida, dice di aver accettato l'incarico da Mazzarini di uccidere il direttore.

Paroni non gradisce questa inversione di ruoli che lo mette nella condizione di vittima politica e, da vile qual è, si raccomanda, piange e implora pietà da Luca che trova uno stratagemma:

«LUCA: Né credo d'essere un imbecille se non ti ammazzo. Ho pietà di te, della tua buffoneria. Ti vedo ormai, se sapessi, da così lontano! E mi sembri piccolo e carino, anche, sì, povero omettino rosso, con quella cravatta lì... - Ah, ma sai? la tua buffoneria però la voglio patentare.»

Costringerà il direttore a mettere per iscritto le sue cialtronesche considerazioni sul povero Pulino e si ucciderà facendosele trovare indosso in modo che diventi di pubblico dominio la crudele imbecillità di Paroni.

Edizioni[modifica | modifica wikitesto]