Kenneth Frampton

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Kenneth Frampton

Kenneth Frampton (Woking, 30 novembre 1930) è uno storico dell'architettura e teorico dell'architettura britannico.

È considerato il principale teorico del Regionalismo critico.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Dopo essere stato docente presso la Princeton University nel periodo 1966-1971 e alla Bartlett School of Architecture a Londra, dal 1972 ha insegnato alla Columbia University a New York. Sempre nello stesso anno è diventato membro dell'Institute for Architecture and Urban Studies di New York (insieme a Peter Eisenman, Manfredo Tafuri e Rem Koolhaas) e un co-editore e fondatore della rivista Oppositions.

Il suo Storia dell'architettura moderna (Zanichelli, 1982) , pubblicato originariamente nel 1980, è tra i suoi più importanti contributi per la storiografia moderna. Nel 2002 è stato pubblicato Labour, Work and Architecture, contenente alcuni articoli scritti da Frampton in trentacinque anni di studi. Nel 2018, è stato insignito del Leone d'Oro alla carriera presso la sede della Biennale in Ca' Giustinian a Venezia[1].

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • 1982 - Storia dell'architettura moderna (Zanichelli), Bologna
  • 1984 - Bohigas, Martorell, Machay. 30 anni di a Bohigas, Martorell, Machay. 30 anni di architettura 1954-1984 (Mondadori Electa)
  • 1999 - Alvaro Siza. Tutte le opere (Mondadori Electa)
  • 2002 - Steven Holl architetto (Mondadori Electa)
  • 2002 - Capolavori dell'architettura americana. La casa del XX secolo (Rizzoli)
  • 2003 - Richard Meier (Mondadori Electa)

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Commendatore dell'Ordine dell'Impero Britannico - nastrino per uniforme ordinaria
«Per i servizi all'architettura.»
— 12 giugno 2021[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Biennale Architettura 2018 | Kenneth Frampton Leone d’Oro alla carriera, su La Biennale di Venezia, 18 aprile 2018. URL consultato il 2 aprile 2019.
  2. ^ (EN) The London Gazette, n. 63377, 12 giugno 2021, p. B9. URL consultato il 19 gennaio 2022.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN95801733 · ISNI (EN0000 0001 2144 3722 · ULAN (EN500019602 · LCCN (ENn79108317 · GND (DE124012817 · BNE (ESXX839672 (data) · BNF (FRcb12283812c (data) · J9U (ENHE987007261113105171 · NDL (ENJA00466672 · CONOR.SI (SL10476643 · WorldCat Identities (ENlccn-n79108317