Joseph Taylor (cantante)

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Joseph Taylor

Joseph Taylor (North Lincolnshire (Saxby All Saints), 10 dicembre 1833[1]Lincolnshire (Saxby All Saints), 7 maggio 1910[2]) è stato un cantante inglese di musica folk che divenne noto per merito del pianista, compositore e musicologo Percy Grainger[3].

Etichetta di uno dei dischi grammofonici della HMV

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Taylor lavorava come fattore e cantava per divertimento ed anche nel suo coro della chiesa locale e nei concorsi di canto.[4]

Qualche volta tra il 1906 e il 1908 Grainger visitò il Norfolk ed incise la voce di Taylor, che aveva già 70 anni passati,[1] e di altri cantanti di canzoni tradizionali, su cilindri fonografici, usando un fonografo della Edison Bell.[3]

Nel 1908 Grainger fu decisivo nella Gramophone Company invitando Taylor a Londra, dove furono registrate una dozzina di sue canzoni, nove delle quali furono successivamente pubblicate su una serie di sette dischi di grammofono, sull'etichetta His Master's Voice,[3] come parte di una serie programmata con il titolo Collezione di canzoni folk inglesi di Percy Grainger cantata da artisti autentici contadini.[5] Nel libretto di accompagnamento, Grainger scrisse:[5]

«Il Sig. Joseph Taylor è, per molti aspetti, il cantante folk più eccezionale che abbia mai sentito. Sebbene abbia 75 anni la sua adorabile voce da tenore è fresca come quella di un giovane, mentre la facilità e il suono delle note acute, la freschezza del suo attacco ritmico, la sua chiara intonazione di intervalli modali e la sua fine esecuzione di giravolte e trilli ornamentali (in cui abbondano così tanti cantanti folk) sono tipici di tutto ciò che è meglio nell'arte vocale dei cantanti tradizionali contadini di queste isole. Sebbene la sua memoria per i testi delle canzoni non fosse straordinariamente buona, la sua mente era un magazzino apparentemente illimitato di melodie, che ricordava rapidamente alla più semplice menzione dei loro titoli. Le sue versioni erano generalmente distinte dalla bellezza delle loro curve melodiche e dalla simmetria della loro costruzione. Faceva più affidamento su effetti puramente vocali di quasi tutti i cantanti folk che avessi mai sentito. Il suo dialetto e il suo trattamento dei punti narrativi non erano così eccezionali, ma le sue note acute senza sforzo, i ritmi robusti, gli intervalli puliti e inconfondibili, i suoi trilli e gli ornamenti "gementi" (invariabilmente eseguiti con grazia e pulizia incessanti) erano irresistibili.»

La British Library Sound Archive descrive queste pubblicazioni come:[3]

«un primato nel nostro campo e decenni prima di ogni altro tentativo di pubblicare veri e propri canti tradizionali registrati per il consumo pubblico.»

Le registrazioni e le trascrizioni di Grainger del canto di Taylors furono portate all'attenzione del compositore Frederick Delius, che richiese ed ottenne il permesso di utilizzare le armonie di Grainger nel proprio arrangiamento di una delle canzoni di Taylor, Brigg Fair. Taylor fu ospite alla prima esibizione, alla Queen's Hall di Londra e si dice che abbia cantato insieme.[1] Lincolnshire Posy (1940) ispirato al folk di Grainger fu dedicato dal compositore, "ai cantanti che mi hanno cantato così dolcemente".[1]

Pubblicazioni e archivi successivi[modifica | modifica wikitesto]

Dieci delle registrazioni della Gramophone Company di Taylor furono pubblicate, col titolo: Brigg Fair: Joseph Taylor and Other Traditional Lincolnshire Singers (Leader LEA4050) dalla Leader Records nel 1972, insieme alle registrazioni di Taylor e altri, furono trasferite dai cilindri di cera di Grainger.[1]

I cilindri di cera di Grainger furono copiati su dischi di acetato dalla Biblioteca del Congresso intorno al 1940. La British Library ha digitalizzato il loro set di questi dischi nel 2018 e li ha resi disponibili online.[3]

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Taylor ebbe un figlio, John, e una figlia, Mary.[4] Mary fu intervistata sul canto di suo padre da Peter Kennedy nel 1953.[4] La registrazione è conservata dalla British Library ed è disponibile online.[4]

Canzoni[modifica | modifica wikitesto]

Le canzoni eseguite da Taylor e registrate da Grainger includevano:

  • Barbara Ellen
  • Bold Nevison
  • Bold William Taylor
  • Brigg Fair
  • Creeping Jane
  • Died For Love
  • Geordie
  • Green Bushes
  • Landlord And Tenant
  • Lord Bateman
  • Murder Maria Martin
  • Once I Courted A Damsel
  • Rufford Park Poachers
  • The Bachelor Bright And Brave
  • The Gipsy's Wedding Day
  • The Gown Of Green
  • The Ship's Carpenter
  • The Spotted Cow
  • The Sprig Of Thyme
  • The White Hare
  • The Yarborough Hunt
  • Three Times Round Went Our Gallant Ship
  • When I Was Young In My Youthful Ways
  • Where Are You Goin' To My Pretty Maid
  • Worcester City
  • Young William The Ploughboy

Eredità[modifica | modifica wikitesto]

Alcune delle canzoni eseguite da Taylor e registrate da Grainger entrarono a far parte del canone del revival del folk britannico. Martin Carthy ne ha registrati diversi.[1]

Trasmissioni[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f (EN) Joseph Taylor, su Mainly Norfolk. URL consultato il 22 febbraio 2018.
  2. ^ Ruairidh Greig, Joseph Taylor from Lincolnshire, a Biographical Study, su family-trees.org.uk, luglio 1998. URL consultato l'11 ottobre 2019.
  3. ^ a b c d e Percy Grainger's collection of ethnographic wax cylinders, su blogs.bl.uk, British Library, 20 febbraio 2018. URL consultato il 22 febbraio 2018.
  4. ^ a b c d Mary Taylor (daughter of Joseph Taylor), Saxby All Saints, Lincolnshire 1953 - Peter Kennedy Collection - World and traditional music, su sounds.bl.uk, British Library. URL consultato il 22 febbraio 2018.
  5. ^ a b A Study of English Folksong - Grainger, Delius, Sharp &Taylor, su folktrax-archive.org. URL consultato il 22 febbraio 2018.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Ruairidh Greig, Joseph Taylor from Lincolnshire: a biography of a singer, in Folk Song Tradition, Revival, and Re-Creation. Occasional Publications (3)., Aberdeen, The Elphinstone Institute, University of Aberdeen, 2004, pp. 386-392, ISBN 0-9545682-0-6.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]