Jerónimo José Podestá

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Jerónimo José Podestá
vescovo della Chiesa cattolica
Unum simus ut mundus credat
 
Incarichi ricoperti
 
Nato8 agosto 1920 a Ramos Mejía
Ordinato presbitero15 settembre 1946
Nominato vescovo25 settembre 1962 da papa Giovanni XXIII
Consacrato vescovo22 dicembre 1962 dall'arcivescovo Antonio José Plaza
Deceduto23 giugno 2000 (79 anni) a Buenos Aires
 

Jerónimo José Podestá (Ramos Mejía, 8 agosto 1920Buenos Aires, 23 giugno 2000) è stato un vescovo cattolico argentino.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Monsignor Jerónimo José Podestá nacque a Ramos Mejía l'8 agosto 1920.

Formazione e ministero sacerdotale[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1940 entrò nel seminario di La Plata. Il 15 settembre 1946 fu ordinato presbitero. Studiò teologia e diritto canonico presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma. Nel 1950 terminò gli studi e divenne docente in seminario.

Ministero episcopale[modifica | modifica wikitesto]

Il 25 settembre 1962 papa Giovanni XXIII lo nominò vescovo di Avellaneda.[1][2] Ricevette l'ordinazione episcopale il 22 dicembre successivo dall'arcivescovo metropolita di La Plata Antonio José Plaza, coconsacranti il vescovo di San Rafael Raúl Francisco Primatesta e il vescovo ausiliare di Buenos Aires Ernesto Segura.

Partecipò a parte della seconda, alla terza e alla quarta sessione del Concilio Vaticano II.

Nel 1966, monsignor Podestá incontrò Clelia Luro, separata dal marito e madre di sei figli. Con lei iniziò una relazione.[3] Il 2 dicembre 1967 papa Paolo VI accettò la sua rinuncia al governo pastorale della diocesi e lo nominò vescovo titolare di Orrea di Aninico.

Clelia Luro raccontò in seguito che nel 1967 ebbe un confronto con il nunzio apostolico Umberto Mozzoni ma non fornì altri dettagli se non che questo fu decisivo per la sostituzione di monsignor Podestá.[4] Il 1º novembre infatti monsignor Mozzoni chiese le sue dimissioni. Secondo Ezequiel Perteagudo, questo faceva parte di un accordo tra il presidente Juan Carlos Onganía, l'arcivescovo metropolita di La Plata Antonio José Plaza e l'arcivescovo Umberto Mozzoni, in base al quale il governo non avrebbe intrapreso alcuna azione in merito al disastro del Banco Popular de la Plata del 1965 in cambio delle dimissioni di monsignor Podestá.[5] In un libro del 2011 Clelia Luro disse che la rimozione di monsignor Podestá da parte della Chiesa venne pagata con un sussidio governativo per la Pontificia università cattolica argentina e la copertura di monsignor Plaza dalle responsabilità nel crollo del Banco Popular de la Plata.[4] Monsignor Podestá accettò di dimettersi a condizione che potesse parlare con papa Paolo VI a gennaio. Fonti citate dal New York Times affermarono che la sua rimozione era dovuta in realtà ai suoi "schietti attacchi alle politiche economiche del governo", alla sua apparizione alle riunioni sindacali e all'influenza dei cattolici conservatori che si opposero al suo entusiastico sostegno alle riforme del Concilio Vaticano II. Juan Carlos Onganía, che aveva preso il potere con un colpo di Stato che i suoi leader definirono rivoluzione argentina, nel 1967 dissero a monsignor Podestá di essere "il principale nemico della rivoluzione argentina".[4][5] Monsignor Podestá negò l'accusa di mantenere i contatti con i seguaci di Juan Domingo Perón che aveva governato il paese dal 1946 al 1955.[6]

Perteagudo dice che, dopo essere stato invitato a dimettersi, monsignor Podestà si recò a Roma e gli fu assicurato da papa Paolo VI che non sarebbe successo nulla. Nonostante ciò tre giorni dopo il suo ritorno in Argentina ricevette da Roma la notizia che le sue dimissioni erano state accettate.[5] La notizia venne pubblicata da L'Osservatore Romano il 2 dicembre 1967.[7] Dopo che le sue dimissioni divennero pubbliche attaccò monsignor Mozzoni per aver diffuso la notizia. I funzionari della Chiesa suggerirono che monsignor Podestá si fosse dimesso per problemi di salute e negarono qualsiasi pressione da parte del governo.[8]

Nel 1972 monsignor Podestá sposò civilmente Clelia Luro, fu quindi sospeso a divinis e rinunciò al titolo episcopale.[4] A volte lui e la moglie celebravano la messa insieme.[9] Taluni affermano erroneamente che venne anche dimesso dallo stato clericale.[10]

Nel 1974 lasciò l'Argentina dopo ripetute minacce da parte degli squadroni della morte dell'Alleanza Anticomunista Argentina. Vi ritornò nel 1983 dopo il rovesciamento della dittatura militare.[11]

Monsignor Podestá fondò e presiedette la Federazione latinoamericana dei preti sposati.[4]

Al momento della sua morte era povero e in gran parte dimenticato. Quando era agonizzante in ospedale l'arcivescovo metropolita di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio contattò lui e sua moglie.[12] Fu l'unico funzionario della Chiesa argentina a visitare monsignor Podestá in ospedale.[9] Più tardi Clelia Luro disse che Bergoglio la difese dai più acuti attacchi che il Vaticano le rivolgeva per aver sposato un vescovo.[13]

Morì a Buenos Aires il 23 giugno 2000. Lo scrittore argentino Ernesto Sabato in seguito disse che aveva "subito ingiustizie, incomprensioni, calunnie e pettegolezzi".[4]

Clelia Luro de Podestá rimase amica di Jorge Mario Bergoglio e morì a Buenos Aires il 4 novembre 2013.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • La violencia del amor (1968)
  • La revolución del hombre nuevo (1969)
  • Hombre, Iglesia y liberación (1971)
  • El Vaticano dice no: sacerdocio y matrimonio, con Clelia Luro (1992)

Genealogia episcopale[modifica | modifica wikitesto]

La genealogia episcopale è:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (ES) Sergio Rubin, A los 79 años murió Jerónimo Podestá, el obispo que se casó, in Clarín, 24 giugno 2000. URL consultato il 17 marzo 2013.
  2. ^ (ES) Luis Bruschtein, Monseñor Jerónimo Podestá, el obispo que no tuvo miedo al amor, in Pagina 12, 24 giugno 2000. URL consultato il 17 marzo 2013.
  3. ^ (ES) La viuda del polémico monseñor Podestá habló con Francisco, su lanacion.com.ar, 25 marzo 2013. URL consultato il 2 dicembre 2013 (archiviato dall'url originale il 3 dicembre 2013).
  4. ^ a b c d e f (ES) Mariano De Vedia, A 30 años renace la sombra del relevo de Mons. Podestá, in La Nacion, 26 agosto 1996. URL consultato il 17 marzo 2013 (archiviato dall'url originale il 9 dicembre 2017).
  5. ^ a b c (ES) Letter from Ezequiel Perteagudo to Juan Perón, su jeronimopodesta.com.ar, 12 dicembre 1967. URL consultato il 23 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 23 marzo 2015).
  6. ^ Bishop in Argentina Resigns under Fire [collegamento interrotto], in New York Times, 4 dicembre 1967. URL consultato il 17 marzo 2013.
  7. ^ Annuario Pontificio 1969 (Tipografia Poliglotta Vaticana 1969), p. 673
  8. ^ Argentines Organize Protest Against the Removal of Pro-Labor Bishop in Big Buenos Aires Suburb [collegamento interrotto], in New York Times, 5 dicembre 1967. URL consultato il 17 marzo 2013.
  9. ^ a b Margaret Hebblethwaite, The Pope Francis I know, in The Guardian (UK), 14 marzo 2013. URL consultato il 16 marzo 2013.
    «Luro talked to me at length about her friend, of whom she has the highest opinion, and told me how she would write to him almost weekly, and he would always reply by ringing her up and having a short chat. When Podesta was dying, Bergoglio was the only Catholic cleric who went to visit him in hospital, and, when he died, the only one who showed public recognition of his great contribution to the Argentinian church.»
  10. ^ Inauguran muestra dedicada a Jerónimo Podestá Archiviato il 7 dicembre 2013 in Internet Archive.
  11. ^ (ES) Hernán Brienza, El mártir de los sacerdotes casados, in Crítica de la Argentina, 13 aprile 2009. URL consultato il 17 marzo 2013 (archiviato dall'url originale il 14 marzo 2010).
  12. ^ Sandro Magister, Jorge Mario Bergoglio, Profession: Servant of the Servants of God, in L'espresso, 2 dicembre 2002. URL consultato il 16 marzo 2013.
  13. ^ (ES) Stella Calloni, Papa Latinoamericano - Acusado de tener vínculos con la dictadura; la derecha lo defiende, in La Jornada, 13 marzo 2013. URL consultato il 16 marzo 2013.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Vescovo di Avellaneda Successore
Emilio Antonio di Pasquo 25 settembre 1962 - 2 dicembre 1967 Antonio Quarracino
Predecessore Vescovo titolare di Orrea di Aninico Successore
- 2 dicembre 1967 - 1972 Abraham Desta
Controllo di autoritàVIAF (EN48199408 · ISNI (EN0000 0000 3598 4282 · LCCN (ENn85136168 · WorldCat Identities (ENlccn-n85136168