Jakob Schmid

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Jakob Schmid al processo del febbraio 1947.

Jakob Schmid (Traunstein, 25 luglio 1886[1]16 agosto 1964) è stato un bidello tedesco che lavorava all'Università Ludwig Maximilian di Monaco.

È conosciuto poiché, il 18 febbraio 1943, fece arrestare i fratelli Hans e Sophie Scholl, membri del gruppo di resistenza Rosa Bianca, mentre distribuivano nell'università opuscoli contro il regime nazista.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

I fratelli Scholl[modifica | modifica wikitesto]

Jakob Schmid lavorava dal 1926 come bidello all'università. Dal 1º novembre 1933 era membro delle SA e dal 1º maggio 1937 era iscritto al NSDAP.[1] Intorno alle 11:15 del 18 febbraio 1943 notò che i fratelli Scholl distribuivano volantini nel cortile dell'università e li arrestò mentre stavano per lasciare l'edificio, consegnandoli entrambi al segretario della cancelleria, Albert Scheithammer. Poiché il rettore dell'università, Walther Wüst, era inizialmente assente, Schmid e Scheithammer portarono i fratelli dal consulente legale dell'università, Ernst Haeffner, che li consegnò alla polizia segreta, la Gestapo.

In seguito all'arresto dei fratelli Scholl, questi e altri membri della Rosa Bianca furono condannati a morte con processi farsa dal Tribunale del Popolo e tre di loro - Christoph Probst, Sophie Scholl e Hans Scholl - furono ghigliottinati il giorno stesso del verdetto, il 22 febbraio 1943, nella prigione di Stadelheim. Per l'arresto dei fratelli Scholl, ricevette una ricompensa di 3 000 Reichsmark e fu promosso da operaio (Arbeiter) a impiegato (Angestellter).[2] Centinaia di studenti lo acclamarono durante una cerimonia di ringraziamento, organizzata dall'università di Monaco, per aver smantellato con successo la resistenza studentesca, ed egli rispose stando in piedi e facendo il saluto nazista.[3]

Il dopoguerra[modifica | modifica wikitesto]

Fu arrestato l'11 maggio 1945, tre giorni dopo la fine della seconda guerra mondiale, dagli statunitensi.[1] Nel corso di un processo, la decima Spruchkammer (tribunale per la denazificazione) di Monaco, presieduta dal giudice Karl Mayer, lo classificò come il principale incriminato nel 1946 e lo condannò a cinque anni in un campo di lavoro. Da allora perse il diritto a ricevere un salario pubblico e il diritto di esercitare cariche pubbliche. Si appellò due volte contro questo verdetto con la motivazione di aver semplicemente fatto il suo dovere: sosteneva che il contenuto dei volantini non gli interessava, ma era vietata la distribuzione di opuscoli all'università. Nel 1951, fu rilasciato dalla custodia e fu ripristinato il suo diritto alla pensione.[2]

Morì il 16 agosto 1964.

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c (DE) Sönke Zankel, Vom Helden zum Hauptschuldigen – Der Mann, der die Geschwister Scholl festnahm (PDF), in Elisabeth Kraus (a cura di), Die Universität München im Dritten Reich. Aufsätze. Teil I, München, Herbert Utz Verlag, pp. 581-586.
  2. ^ a b (DE) Johannes Rau, Gedächtnisvorlesung von Bundespräsident Johannes Rau aus Anlass des sechzigsten Jahrestags der Hinrichtung der Mitglieder der „Weißen Rose“ am 30. Januar 2003, su bundespraesident.de, Presidenza federale della Germania. URL consultato il 2 gennaio 2018.
  3. ^ (DE) Dietmar Süß, Nationalsozialismus: Der Spion nebenan, in Die Zeit, n. 30, 26 luglio 2013, ISSN 0044-2070 (WC · ACNP). URL consultato il 13 gennaio 2017.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Inge Scholl, La Rosa Bianca, traduzione di Marcella Ravà, Valentina Gallegati, ITACA, 2007 [1993], ISBN 978-88-526-0113-2.
  • Paolo Ghezzi, La rosa bianca non vi darà pace: abbecedario della giovane resistenza, Trento, Il margine, 2014, ISBN 9788860891198, OCLC 885009479.

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