International Alliance of Women

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International Alliance of Women
Alliance Internationale des Femmes
TipoONG
Affiliazione internazionaleStatus consultivo generale con il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite, Status partecipativo con il Consiglio d'Europa
FondazioneBerlino, 6 marzo 1904; 120 anni fa
FondatoreCarrie Chapman Catt
ScopoDifesa politica
Sede centraleBandiera della Svizzera Ginevra
PresidenteAlison Brown
DirettoreMiranda Tunica Ruzario
Lingue ufficialiInglese, Francese
Membrioltre 50 organizzazioni in tutto il mondo
Sito web

L'Alleanza Internazionale delle Donne (Lingua inglese: International Alliance of Women, IAW; Lingua francese: Alliance Internationale des Femmes, AIF) è un'organizzazione internazionale non governativa che lavora per promuovere i diritti umani delle donne in tutto il mondo, concentrandosi in particolare sull'emancipazione delle donne e sui problemi di sviluppo e più in generale sull'uguaglianza di genere. Il principio di base dell'IAW è che il pieno ed equo godimento dei diritti umani è dovuto a tutte le donne e ragazze.È una delle organizzazioni più antiche, più grandi e più influenti nel suo campo. L'organizzazione fu fondata come Associazione Internazionale del Suffragio femminile (International Woman Suffrage Alliance,IWSA) nel 1904 a Berlino, in Germania da Marie Stritt, Millicent Fawcett, Carrie Chapman Catt, Susan B. Anthony e altre importanti femministe di tutto il mondo nella campagna per il Suffragio femminile.[1] L'IWSA ebbe sede a Londra, e fu la principale organizzazione internazionale per il suffragio femminile. Oggi rappresenta oltre 50 organizzazioni in tutto il mondo composte da diverse centinaia di migliaia di membri, ed ha sede a Ginevra.

Dal 1926, l'organizzazione ha avuto forti legami con la Società delle Nazioni. Dal 1947, l'IAW possiede uno status consultivo generale presso il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite, il più alto status ONU possibile per un'organizzazione non governativa, la quarta a cui viene concesso. L'IAW ha anche uno status partecipativo nel il Consiglio d'Europa. Ha rappresentanti presso la sede delle Nazioni Unite a New York, l'ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra e Vienna, l'UNESCO a Parigi, l'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura a Roma e il Consiglio d'Europa a Strasburgo. Ha anche rappresentanti della Lega araba a Il Cairo e del Consiglio dei Paesi del Golfo a Riad ed è un membro influente della Lobby europea delle donne a Bruxelles. Joanna Manganara è il suo presidente e principale rappresentante presso le Nazioni Unite. Il suo attuale principale rappresentante ONU Soon Young Yoon è anche presidente del Comitato ONG sullo Status delle Donne a New York e Primo Vice Presidente della Conferenza delle ONG. Le lingue ufficiali di lavoro dell'IAW sono l'inglese e il francese.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Cofondatrice Marie Stritt, femminista tedesca (1855–1928)
Cofondatrice e vicepresidente, Dama Millicent Fawcett

La decisione per l'istituzione dell'organizzazione fu presa a Washington nel 1902 da suffragiste frustrate dalla riluttanza del Consiglio Internazionale delle Donne a sostenere il suffragio femminile.[2] L'Alleanza fu formalmente istituita durante la seconda conferenza a Berlino nel 1904 come International Women Suffrage Alliance (IWSA), ed ebbe sede a Londra per gran parte della sua storia.[2] Tra le fondatrici c'erano Carrie Chapman Catt, Millicent Garrett Fawcett, Helene Lange, Susan B. Anthony, Anita Augspurg, Rachel Foster Avery, e Käthe Schirmacher.

Tra i successivi congressi vi furono quelli di Copenaghen (1906), Amsterdam (1908), Londra (1909), Stoccolma (giugno 1911), e Budapest (1913).[2] L'Unione Francese per il suffragio femminile(UFSF), fondata nel febbraio 1909, fu formalmente riconosciuta dal congresso IWFA a Londra nell'aprile 1909 come rappresentante del movimento di suffragio francese.[3] L'IWSA avviò anche la propria rivista mensile, Jus Suffragii. L'IWSA, influenzato da Millicent Fawcett contro la militanza delle suffragette nello stile di Emmeline Pankhurst, rifiutò inizialmente di aderire alla WSPU durante la riunione di Copenaghen del 1906.[2]

Alla fine degli anni '20 l'organizzazione cambiò il suo nome in International Alliance of Women for Suffrage and Equal Citizenship (l'Alleanza Internazionale delle Donne per il suffragio e la pari cittadinanza), e nel 1946 fu modificata con il nome attuale, International Alliance of Women.[4] Il Primo Comitato Esecutivo comprendeva Carrie Chapman Catt (presidente), Anita Augspurg( primo vicepresidente) e Rachel Foster Avery (segretaria).

La prima presidente dell'organizzazione Carrie Chapman Catt fondò anche la League of Women Voters negli Stati Uniti durante la sua presidenza.

Il colore tradizionale dell'organizzazione, usato per simboleggiare i diritti delle donne e il suffragio femminile, è il giallo.[5]

Conferenze[modifica | modifica wikitesto]

  • 1º, Washington, 1902
  • 2º, Berlino, 1904
  • 3º, Copenaghen, 1906
  • 4º, Amsterdam, 1908
  • 5º, Londra, 1909
  • 6º, Stoccolma, 1911
  • 7º, Budapest, 1913
  • 8º, Ginevra, 1920
  • 9º, Roma, 1923
  • 10º, Parigi, 1926
  • 11º, Berlino, 1929
  • 12º, Istanbul, 1935
  • 13º, Copenaghen, 1939
  • 14º, Interlaken, 1946
  • 15º, Amsterdam, 1949
  • 16º, Napoli, 1952
  • 17º, Colombo, 1955
  • 18º, Atene, 1958
  • 19º, Dublino, 1961
  • 20º
  • 21º, Inghilterra, 1967
  • 22º, Königstein, Germania Ovest, 1970
  • 23º, Nuova Delhi, 1973

Organizzazione[modifica | modifica wikitesto]

Ogni tre anni si tiene un Congresso Internazionale nel paese di origine di un'organizzazione membro che elegge il Comitato Esecutivo. L'attuale presidente e principale rappresentante presso le Nazioni Unite è Joanna Manganara. Il Comitato Esecutivo comprende anche il Segretario generale, il Tesoriere e fino a 20 membri, tra cui due vicepresidenti esecutivi nonché vicepresidenti per l'Europa, i Paesi Arabi, gli stati Arabi del Golfo Persico e l'Asia Meridionale.

La prima Presidente dell'IAW Carrie Chapman Catt
Piatto con il simbolo e motto dell' International Woman Suffrage Alliance (IWSA). Testo: "Jus Suffragii" (diritto di voto ). La dea Iustitia regge una bilancia con la sua mano destra.

Presidenti[modifica | modifica wikitesto]

  1. Carrie Chapman Catt (Stati Uniti d'America) 1904–1923
  2. Dama Margery Corbett Ashby (UK) 1923–1946
  3. Hanna Rydh (Svezia) 1946–1952
  4. Ester Graff (Danimarca) 1952–1958
  5. Ezlynn Deraniyagala (Sri Lanka) 1958–1964
  6. Begum Anwar Ahmed(Pakistan) 1964–1970
  7. Edith Anrep (Svezia) 1970–1973
  8. Irène de Lipkowski (Francia) 1973–1979
  9. Olive Bloomer (UK) 1979–1989
  10. Alice Yotopoulos-Marangopoulos (Greece) 1989–1996
  11. Patricia Giles (Australia) 1996–2004
  12. Rosy Weiss (Austria) 2004–2010
  13. Lyda Verstegen (Paesi Bassi) 2010–2013
  14. Joanna Manganara (Grecia) 2013–2020
  15. Cheryl Hayles (Canada) 2020-2021
  16. Marion Böker (Germania) 2021-2022
  17. Alison Brown (Stati Uniti d'America) 2022-

Stato attuale[modifica | modifica wikitesto]

L'IAW rappresenta più di 50 organizzazioni in tutto il mondo ed ha riunito molti singoli membri. All'IAW è stato concesso, nel 1947[6] lo stato consultivo generale del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite, il più alto livello possibile, e possiede uno stato partecipativo nel Consiglio d'Europa.[7] L'IAW ha rappresentanti permanenti a New York, Vienna, Ginevra, Parigi, Roma, Nairobi e Strasburgo,rivolgendosi all'Unione europea attraverso la sua adesione alla Lobby europea delle donne (European Women's Lobby, EWL)[8][9], a Bruxelles. Soon-Young Yoon, attuale rappresentante dell'IAW presso la sede delle Nazioni Unite,è anche presidente del Comitato ONG sullo Status delle Donne, a New York. L'IAW presta particolare attenzione alla ratifica e all'attuazione universali senza riserve della Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (Convention on the Elimination of All Forms of Discrimination against Women,CEDAW) e del suo Protocollo Opzionale.Le attuali commissioni IAW trattano temi quali: la Giustizia e i Diritti Umani;Democrazia;Pace;Eliminazione della violenza e la Salute.

Membri[modifica | modifica wikitesto]

Affiliati (membri a pieno titolo)
  • Association des femmes de l’Europe Méridionale, Bandiera della Francia
  • All India Women's Conference, Bandiera dell'India
  • All Pakistan Women's Association, Bandiera del Pakistan
  • Association Suisse pour les Droits de la Femme, Bandiera della Svizzera
  • Bangladesh Mahila Samity, Bandiera del Bangladesh
  • CILAF-LFDF, Bandiera della Francia
  • Coterie of Social Workers, Bandiera di Trinidad e Tobago
  • Country Women’s Association of India, Bandiera dell'India
  • Danish Women's Society, Bandiera della Danimarca
  • Deutscher Frauenring, Bandiera della Germania
  • German Association of Female Citizens, Bandiera della Germania
  • Fédération des Femmes Burkinabe, Bandiera del Burkina Faso
  • Frauen Netzwerk für Frieden, Bandiera della Germania
  • Frederika Bremer Förbundet, Bandiera della Svezia
  • Hoda Chawari Association, Bandiera dell'Egitto
  • Israel Federation of the Women's International Zionist Organization, Bandiera d'Israele
  • Kvenréttindafélag Íslands, Bandiera dell'Islanda
  • League of Women Voters of Japan, Bandiera del Giappone
  • Ligue Hellénique pour le Droits des Femmes, Bandiera della Grecia
  • Lithuanian Women’s Society, Bandiera della Lituania
  • Lucy Stone League, Bandiera degli Stati Uniti
  • Mauritius Alliance of Women, Bandiera di Mauritius
  • Nederlandse Vereniging voor Vrouwenbelangen, Bandiera dei Paesi Bassi
  • Norwegian Association for Women's Rights, Bandiera della Norvegia
  • Pancyprian Movement Equal Rights & Equal Responsibilities, Bandiera di Cipro
  • Sri Lanka Women’s Conference, Bandiera dello Sri Lanka
  • Union of Kuwaiti Women’s Associations, Bandiera del Kuwait
  • Unioni Naisasialiito Suomessa Ry, Bandiera della Finlandia
  • Women's Electoral Lobby (Australia)|Women's Electoral Lobby, Bandiera dell'Australia
  • Zambia Alliance of Women, Bandiera dello Zambia
Membri associati
  • Alliance of Women of Serbia, Bandiera della Serbia
  • Action Sociale pour le Développement Intégral de la fille et de la femme congolaise, Bandiera della RD del Congo
  • Association pour le Planning Familial et l’Epanouissement de la Femme, Bandiera del Mali
  • Autonomes FRAUENzentrum, Bandiera dell'Austria
  • Bali Women’s Union of Farming Groups, Bandiera del Camerun
  • Croatian Alliance of Women IWAD, Bandiera della Croazia
  • Egyptian Society for the Development of Local Communities, Bandiera dell'Egitto
  • Fédération de Femmes pour la Paix et le Développement, Bandiera della RD del Congo
  • Femmes rurales contre la violence et les maladies sexuellement transmissibles, Bandiera della RD del Congo
  • Fund for Women in Asia, Bandiera degli Stati Uniti
  • Josephine Butler Society, Bandiera del Regno Unito
  • La Colombe (organization)|La Colombe, Bandiera del Togo
  • League of Women Voters of Victoria, Bandiera dell'Australia
  • Metro Manila Council of Women Balikatan, Bandiera delle Filippine
  • Mmabatho Foundation Women’s Development, Bandiera del Sudafrica
  • ONG-SAPHTA, Bandiera del Niger
  • Platform of Women’s Empowerment and Rights, Bandiera del Bangladesh
  • Promo Femmes/Développement Solidarité, Bandiera del Burkina Faso
  • Saroj Nalini Dutt Memorial Association, Bandiera dell'India
  • Slum Aid Project, Bandiera dell'Uganda
  • Sri Lanka Women’s Association UK, Bandiera del Regno Unito
  • Union of Australian Women (Victoria) Inc., Bandiera dell'Australia
  • Women’s Comfort Corner, Bandiera dello Zimbabwe
  • Women’s Rights Movement of the Philippines, Bandiera delle Filippine

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ The International Woman Suffrage News(Centenary edition) (PDF), su womenalliance.org.
  2. ^ a b c d (EN) Jill Liddington, The Road to Greenham Common: Feminism and Anti-militarism in Britain Since 1820, Syracuse University Press, 1991, ISBN 978-0-8156-2539-1. URL consultato il 5 giugno 2020.
  3. ^ ABC-CLIO Home, su publisher.abc-clio.com. URL consultato il 6 giugno 2020.
  4. ^ Collection: International Alliance of Women records | Smith College Finding Aids, su findingaids.smith.edu. URL consultato il 5 giugno 2020.
  5. ^ "Appendix I". Rampant Women: Suffragists and the Right of Assembly, su books.google.it.
  6. ^ Welcome to csonet.org | Website of the UN DESA NGO Branch. At your service, su csonet.org. URL consultato il 6 giugno 2020.
  7. ^ CoE List of participatory NGOs, su coe.int.
  8. ^ The International Alliance of Women (IAW) - European Women's Lobby, su web.archive.org, 23 settembre 2018. URL consultato il 6 giugno 2020 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2018).
  9. ^ The European Women's Lobby, su web.archive.org, 13 ottobre 2006. URL consultato il 6 giugno 2020 (archiviato dall'url originale il 13 ottobre 2006).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Boles, Janet K.; Hoeveler, Diane Long (2004). [1]. Scarecrow Press. ISBN 0-8108-4946-1.
  • Hause,Steven C. (2002). "Union Française Pour Le Suffrage Des Femmes (UFSF)". In Helen Tierney (ed.).[2] Greenwood Press. ,2015-03-13.
  • Liddington, Jill (1989). [3] Syracuse University Press. ISBN 978-0-8156-2539-1, 2015-03-13.
  • Lumsden, Linda J. (1997). "Appendix I". Rampant Women: Suffragists and the Right of Assembly. Univ. of Tennessee Press. ISBN 1572331631

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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