Ignazio Zanini

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Ignazio Zanini
NascitaCorbola, 1 febbraio 1916
MorteCielo del Mediterraneo, 12 ottobre 1940
Cause della mortecaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Aeronautica
SpecialitàBombardamento
Reparto257ª Squadriglia, 108º Gruppo, 36º Stormo Bombardamento Terrestre
Anni di servizio1936-1940
Grado1º Aviere
GuerreSeconda guerra mondiale
Decorazionivedi qui
dati tratti da Medaglie d'Oro al Valor Militare[1]
voci di militari presenti su Wikipedia

Ignazio Zanini (Corbola, 1º febbraio 1916Cielo del Mediterraneo Centrale, 12 ottobre 1940) è stato un aviatore e militare italiano, decorato di Medaglia d'oro al valor militare alla memoria durante il corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Un bombardiere Savoia-Marchetti S.79 Sparviero in volo sul mare.

Nacque a Corbola, provincia di Rovigo, il 1 febbraio 1916.[1] Arruolatosi nella Regia Aeronautica in data 4 gennaio 1936 in qualità di allievo armiere, fu mandato sull'aeroporto di Torino-Mirafiori dove fu successivamente nominato armiere artificiere.[2] Assegnato al 6º Stormo Caccia Terrestre di stanza sull'Aeroporto di Udine-Campoformido dove nel mese di maggio fu promosso aviere scelto.[2] Il 7 gennaio 1937 partì per l'Africa Orientale Italiana dove, di stanza sull'aeroporto di Addis Abeba, prese parte alle operazioni di grande polizia coloniale meritandosi un encomio da parte del Comando della base per il servizio svolto come addetto ad un importante deposito munizioni.[2] Promosso primo aviere artificiere il 1 novembre 1938 rientrò in Italia nel luglio 1939,[2] assegnato in servizio alla 257ª Squadriglia, 108º Gruppo, 36º Stormo Bombardamento Terrestre, allora equipaggiata con i bombardieri Savoia-Marchetti S.79 Sparviero.[3] Dopo lo scoppio delle ostilità con la Francia e la Gran Bretagna, di base sull'aeroporto di Castelvetrano, partecipò alle operazioni belliche sulla Tunisia, su Malta e nel Mediterraneo centrale.[3] Cadde in combattimento il 12 ottobre 1940,[3] e per onorarne il coraggio dimostrato in questo frangente venne decretata la concessione della Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[1] Una Piazza di Corbola (RO) , una via di Rosolina e una di Fiumicino portano il suo nome.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Armiere su velivolo da bombardamento in rischiosa azione contro unità navali nemiche, veniva ferito mentre si avvicinava all’obiettivo da una raffica di mitragliatrice che gli spezzava un braccio. Incurante della menomazione e del dolore, non preoccupandosi della critica situazione del volo per l’incalzare della reazione nemica, compiva regolarmente il puntamento ed il tiro, quindi brandendo col solo braccio valido la sua mitragliatrice cooperava con inalterata fermezza alla difesa finché cadeva sotto una nuova raffica. Fulgido esempio di stoicismo e di valore, egli sembrò ascendere già prima del trapasso nella luce degli eroi, tanto grandi apparvero alla ammirazione dei compagni di volo la serenità, la dedizione, la fermezza con cui, servendo la Patria oltre il dovere, si avviò al supremo sacrificio. Cielo del Mediterraneo Centrale, 12 ottobre 1940 .[1]»
— Regio Decreto 12 ottobre 1940.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Emilio Brotzu, Michele Caso e Gherardo Cosolo (a cura di), Dimensione Cielo, Aerei Italiani nella 2ª Guerra Mondiale Vol.5, Bombardieri-Ricognitori, Roma, Edizioni dell'Ateneo & Bizzarri, aprile 1973.
  • (EN) Chris Dunning, Combat Units od the Regia Aeronautica. Italian Air Force 1940-1943, Oxford, Oxford University Press, 1988, ISBN 1-871187-01-X.
  • I Reparti dell'Aeronautica Militare Italiana, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1977.
  • Medaglie d'Oro al Valor Militare, Roma, Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Aeronautica, 1969.
  • Franco Pagliano, Storia di diecimila aeroplani, Milano, Edizioni Europee, 1954.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]