Hugo Lederer

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Hugo Lederer con la fotografa Yva nel suo studio berlinese, di fronte alla sua scultura Anna Pavlova nutre un cervo, 1930

Hugo Lederer (Znojmo, 16 novembre 1871Berlino, 1º agosto 1940) è stato uno scultore e architetto tedesco.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Busto del Cancelliere Gustav Stresemann, Archivio federale, 1929
Tomba del Cancelliere Gustav Stresemann al cimitero Luisenstädtischer di Berlino

Nascita, studi e formazione[modifica | modifica wikitesto]

Hugo Lederer nacque il 16 novembre 1871 a Znojmo, figlio di un pittore decorativo.[1]

Negli anni dal 1884 al 1888, Lederer frequentò la Scuola tecnica di industria e artigianato a Znojmo.[2][3]

Per mantenersi gli studi, in quegli anni diede lezioni di disegno e realizzò lavori in un laboratorio di ceramica.[1]

Subito dopo la laurea, Adalbert Deutschmann lo assunse per il suo studio di arti e mestieri a Erfurt.[4]

Nel 1890 Lederer si trasferì a Dresda nel laboratorio dello scultore Johannes Schilling.[5] Due anni dopo, lo scultore Christian Behrens lo ingaggiò a Varsavia,[5] ma nello stesso anno Lederer andò a Berlino da Robert Toberentz.[4][2]

Gli esordi e i lavori importanti[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1898 ricevette da Krefeld il primo contratto pubblico, un gruppo Genius e aprì un suo studio a Berlino.[6][3]

I suoi esordi nell'architettura si svolsero a Znaim, seguiti da capannoni ad Ústí nad Labem, dopo di che si occupò principalmente di sculture e di decorazioni urbane, come fontane, monumenti, statue di genere, ritratti.[4][7]

Nel 1907 è stato incaricato di creare, per la nuova costruzione del Museo di Stato della provincia di Westfalia a Munster, la statua equestre di San Giorgio dopo aver sconfitto il drago, che adorna la facciata est dell'edificio dal 1908.[8]

L'anno seguente Lederer diventò membro della Reale Accademia di arte, scienza e letteratura.[9]

Contemporaneamente realizzò il monumento equestre dell'imperatore Federico III d'Asburgo ad Aquisgrana, inaugurato nel 1911 alla presenza del Kaiser Guglielmo II di Württemberg.[3] Quest'ultimo assicurò poi a Lederer la direzione della classe di scultura all'Accademia di Belle Arti nel 1919, succedendo al prof. Ernst Herter.[5][2]

Membro di accademie, mostre ed esposizioni[modifica | modifica wikitesto]

Il 7 giugno 1923, Lederer fu ammesso all'Ordine Pour le Mérite per la Scienza e l'Arte assieme a Albert Einstein, Max Liebermann, Felix Klein e nel 1925, l'Accademia di Belle Arti di Monaco lo nominò membro onorario,[2] così come le Accademie di Dresda, di Amburgo e di Vienna.[1]

Già nel 1910 e nel 1914 le sue opere furono esposte a Brno e a Znojmo, nel 1928 nuovamente a Brno,[10] e nel 1936 nella Galleria Nazionale di Praga,[11] oltre che nella mostra "Arte contemporanea tedesca e architettura", rappresentata a Belgrado e a Zagabria nel 1931.[12]

Ai tempi del nazismo, gli ultimi anni e la morte[modifica | modifica wikitesto]

La tomba di Hugo Lederer

La controversia nazista sulla definizione di "arte tedesca", nel 1933-1936, non prese in considerazione le opere di Lederer,[13] perché il suo stile fu ritenuto vuoto, gonfiato e obsoleto per il regime nazista, che distrusse alcune sue opere;[14][15] invece prima della prima guerra mondiale e nella Repubblica di Weimar le sue opere erano state apprezzate e comprate anche e soprattutto dalla borghesia ebraica.[16]

L'ultimo grande lavoro di Lederer fu ultimato per l'organizzazione Krupp,[5] per l'odierna Villa Hügel, a Essen.[6]

All'età di sessantotto anni Lederer morì il 1º agosto 1940, di paralisi progressiva nell'ospedale San Francesco a Berlino.[6] Il 5 agosto nella cappella dell'ospedale, si è svolta una semplice cerimonia commemorativa; il Ministro della Propaganda Goebbels inviò una corona,[17] e Lederer venne sepolto a Stahnsdorf vicino a Berlino.[5]L'anno seguente le sue opere vennero trasferite dal suo studio di Berlino a Znojmo.[3]

Stile e allievi[modifica | modifica wikitesto]

Gruppo di corridori sulla Scholzplatz a Berlino-Westend, 1928

Il suo stile, dopo iniziali influenze naturalistiche neobarocche, si indirizzò ad un monumentalismo rappresentativo ispirato dallo Jugendstil e dalle opere neoclassiche di Adolf von Hildebrand,[4] come dimostrò il monumento a Bismarck in Amburgo, nel 1906, realizzato dopo aver vinto un importante concorso,[5][6] e caratterizzato dalle forme stilizzate, disadorne e schematiche.[7]

Tra le altre opere fondamentali di Lederer si possono menzionare il monumento allo Studente caduto nella prima guerra mondiale, nell'Università Humboldt di Berlino, il sacrario di Magonza,[4] le grandi sculture per le città di Buenos Aires (Fertility Fountain) e Chicago (Tempio Goethe).[6][3]

Con gli stili contemporanei, quali il Cubismo, il costruttivismo, l'espressionismo, il Dadaismo, la Nuova oggettività, il Futurismo, Lederer non ebbe grandi aderenze, e nemmeno con l'arte nazista.[18]

«È lo stadio più basso di una cultura estetica, quando l'opera d'arte è usata per impossessarsi di un oggetto perduto mediante la sua immagine.[19]»

«Siamo invasi da una quantità di monumenti brulicanti di animali realistici e di geni alati che, dato il conflitto delle loro nature incompatibili, suscitano reazioni discordi nel pubblico.[19]»

Tra gli allievi di Lederer si ricordano Karl Müller, Kurt Lauber, Paul Gruson, Fritz Melis, Wilhelm Heiner, Josef Thorak,[5] Gustav Seitz, Roeder, Hans Mettel, Catherine Heise, Ulrich Kottenrodt, Kurt Harald Isenstein, Otto Weissmuller, Frieda Riess, Theo Akkermann, August Tolken,[20] e in una certa misura anche Waldemar Grzimek.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c (DE) Hugo Lederer, su suedmaehren.at. URL consultato il 7 novembre 2018.
  2. ^ a b c d (CS) Hugo Lederer - sochař, pedagog, su znojmocity.cz. URL consultato il 7 novembre 2018.
  3. ^ a b c d e (DE) Hugo Lederer – Bildhauer, su denkmalplatz.de. URL consultato il 7 novembre 2018 (archiviato dall'url originale l'8 novembre 2018).
  4. ^ a b c d e le muse, VI, Novara, De Agostini, 1964, p. 396.
  5. ^ a b c d e f g (EN) Hugo Lederer, su europeana.eu. URL consultato il 29 ottobre 2018.
  6. ^ a b c d e (DE) Hugo Lederer:Das Schicksal, su sh-kunst.de. URL consultato il 29 ottobre 2018.
  7. ^ a b Hugo Lederer, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 7 novembre 2018.
  8. ^ (DE) Gerd Dethlefs, Schatzhaus westfälischer Kunst und Forum der Moderne, in Heimatpflege in Westfalen, XXI, n. 2, 2008, pp. 1-12.
  9. ^ (DE) Reale Accademia di arte, scienza e letteratura, su zefys.staatsbibliothek-berlin.de. URL consultato il 29 ottobre 2018.
  10. ^ (DE) Libor Šturc, Bismarckovi face to face. Hugo Lederer v ceskem a moravskem prostredi (Bismarck face-to-face. Hugo Lederer in Böhmen und Mähren), in Ztracena generace? Eine Verlorene Generation? Deutschböhmische bildende Künstler der 1. Hälfte des 20. Jahrhunderts zwischen Prag, Wien, München und Dresden, Liberec, Technicka univerzita v liberci, 2013, pp. 145–159.
  11. ^ Führer durch die Moderne Galerie in Prag, Praga, 1936, pp. 40–43.
  12. ^ Deutsche zeitgenössische bildende Kunst und Architektur. Ausstellungs-Katalog, Berlino, 1931.
  13. ^ (DE) Arbeit am schönen Schein. Warum Goebbels die Kunstkritik verbot Von Walter van Rossum (PDF), su deutschlandfunk.de. URL consultato il 29 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 6 luglio 2016).
  14. ^ (DE) Ernst-Adolf Chantelau, Heinrich Heines deutsches Denkmal“ von Hugo Lederer. Auf den Spuren des zerstörten Standbilds, in Heine-Jahrbuch 2016, LV, Stoccarda, Springer, 2016, pp. 121–143.
  15. ^ (DE) Ehrich Gaedechens, Das Heinedenkmal, in Junge Menschen. Monatshefte für Politik, Kunst, Literatur und Leben aus dem Geiste der jungen Generation, VIII, Amburgo, Junge Menschen, 1927, p. 10.
  16. ^ (DE) Fritz Hellwag, Frühjahrsausstellung der Preußischen Akademie, su digi.ub.uni-heidelberg.de. URL consultato il 7 novembre 2018.
  17. ^ Trauerfeier für Prof.Dr.Hugo Lederer, Deutsche Allgemeine Zeitung, 1940.
  18. ^ (DE) Uwe M.Schneede, Die Geschichte der Kunst im 20. Jahrhundert. Von den Avantgarden bis zur Gegenwart, Monaco di Baviera, C.H.Beck, 2001.
  19. ^ a b Aby Warburg. Una biografia intellettuale, su books.google.it. URL consultato il 7 novembre 2018.
  20. ^ (DE) Arbeit am Tölken-Nachlass, su marckshb.blogspot.com. URL consultato il 7 novembre 2018.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (DE) Georg Biermann, Hugo Lederer, in Illustrirte Zeitung, n. 139, Lipsia, 1912, pp. 611–614.
  • (DE) Manfred Höft, Altdammer Denkmäler, in Pommersche Zeitung, 1985.
  • (DE) Ilonka Jochum-Bohrmann, Hugo Lederer, ein deutschnationaler Bildhauer des 20. Jahrhunderts, Francoforte sul Meno, Lang, 1990.
  • (DE) Ilonka Jochum-Bohrmann, Lederer, Hugo, in Ethos und Pathos. Die Berliner Bildhauerschule 1786–1914. Ausstellungskatalog, Berlino, Gebr.Mann, 1990, pp. 167-172.
  • (DE) Henrik Hilbig, Hugo Lederer und das Projekt Reichsehrenmal bei Bad Berka, in Südmährischer Landschaftsrat in der Sudetendeutschen Landsmannschaft : Südmährisches Jahrbuch, vol. 56, C.Maurer, 2007, pp. 35–54.
  • (DE) Hans Krey, Hugo Lederer, ein Meister der Plastik, Berlino, Schroeder, 1931.
  • (DE) Bettina Krogemann, Im Kleinen ganz groß… Statuetten des Bildhauers Hugo Lederer (1871–1940), in Weltkunst, CXX, n. 7, 2000, pp. 1288–1290.
  • (DE) Bernhard Maaz, Skulptur in Deutschland – zwischen französischer Revolution und Erstem Weltkrieg, in Jahresgabe des Deutschen Vereins für Kunstwissenschaften, Berlino, Deutscher Kunstverlag, 2010.
  • (DE) Gerold Preiß, Hugo Lederer – vom Znaimer Bua zum berühmten deutschen Bildhauer, in Südmährischer Landschaftsrat in der Sudetendeutschen Landsmannschaft : Südmährisches Jahrbuch, vol. 52, C.Maurer, 2003, pp. 33–38.
  • (DE) Dietrich Schubert, Lederer, Hugo, in Neue Deutsche Biographie (NDB), XIV, Berlino, Duncker & Humblot, 1985, p. 41.
  • (CS) Libor Šturc, Hugo Lederer (1871–1940). Sochařské dílo ve sbírce Jihomoravského muzea ve Znojmě (Das bildhauerische Werk in der Sammlung des Südmährischen Museums in Znaim), Brno, Kunstgeschichtliches Seminar der Philosophischen Fakultät der Masaryk-Universität in Brünn, 1997.
  • (DE) Libor Šturc, Der Bildhauer Hugo Lederer und sein Werk: * 1871 Znaim (Tschechien), † 1940 Berlin, in Aachen und Prag – Krönungsstädte Europas (2006–2010). Beiträge des Kulturvereins Aachen-Prag, Praga, 2010, pp. 54–64.
  • (DE) Libor Šturc, Bismarckovi face to face. Hugo Lederer v ceskem a moravskem prostredi (Bismarck face-to-face. Hugo Lederer in Böhmen und Mähren), in Ztracena generace? Eine Verlorene Generation? Deutschböhmische bildende Künstler der 1. Hälfte des 20. Jahrhunderts zwischen Prag, Wien, München und Dresden, Liberec, Technicka univerzita v liberci, 2013, pp. 145–159.
  • (DE) Eduard Trier, Ein Denkmal der Arbeit von Hugo Lederer, in Wallraf-Richartz-Jahrbuch/Westdeutsches Jahrbuch für Kunstgeschichte, vol. 46-47, Colonia, Dumont Buchverlag, 1986, pp. 235–246.
  • (DE) Hugo Lederer, in Österreichisches Biographisches Lexikon 1815–1950 (ÖBL), V, Vienna, Verlag der Österreichischen Akademie der Wissenschaften, 1972, p. 83.

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