Giuseppe Santovito

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Giuseppe Santovito
NascitaTaranto, 12 agosto 1918
MorteFirenze, 6 febbraio 1984
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataEsercito Italiano
Anni di servizio1941 (?) - 1981
Gradogenerale di corpo d'armata
GuerreII guerra mondiale
Comandante diScuola di Applicazione di Fanteria
Scuola di Guerra
21º Reggimento di Fanteria "Cremona"
Divisione Folgore
Direttore del SISMI
Decorazionimedaglia di bronzo al valor militare
Studi militariAccademia di Modena
fonte web (PDF), su toni-depalo.it. URL consultato il 21 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 21 agosto 2014).
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Giuseppe Santovito (Taranto, 12 agosto 1918Firenze, 6 febbraio 1984) è stato un generale italiano. È stato il capo del SISMI dal 1978 al 1981.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Attività militare[modifica | modifica wikitesto]

Giuseppe Santovito entrò nell'Accademia di Modena e ultimò i corsi in tempo per prendere parte al II conflitto mondiale, durante il quale ottenne la medaglia di bronzo al valor militare sul fronte nordafricano. Venne anche fatto prigioniero dopo il crollo del fronte libico. Alla fine del conflitto, fu chiamato a far parte del Corpo di Sicurezza in Somalia dell'ONU, in seguito all'incarico per la Amministrazione fiduciaria della Somalia (1950-1960) affidato all'Italia. Dopo alcuni incarichi d'obbligo nella carriera di un militare - Scuola di Applicazione di Fanteria, Scuola di Guerra - Santovito ottenne il Comando del 21º Reggimento fanteria "Cremona". Come Comandante di Divisione guidò la "Folgore", appartenente al Quinto Corpo d'Armata.

Nel 1977-78 comandò la Regione Militare Centrale (Roma), prima di assumere, nel gennaio del 1978, la direzione del SISMI (Servizio Informazioni Sicurezza Militare) fino all'agosto del 1981. Santovito non giunse al SISMI privo di esperienza, in quanto aveva già ricoperto altri incarichi nell'intelligence: fu prima capo ufficio nel reparto "R" e nel biennio 1965-66 fu destinato al reparto "D" del SID[1].

Vicende giudiziarie[modifica | modifica wikitesto]

Durante il suo mandato di capo del SISMI avvenne il rapimento del Presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro[2].

Il suo nome figura nella lista degli appartenenti alla P2 e fu ascoltato dalla Commissione Parlamentare d'inchiesta sulla P2, presieduta dall'onorevole Tina Anselmi, per il presunto coinvolgimento dei servizi segreti italiani (i vertici dei tre principali servizi segreti italiani SISMI, SISDE e CESIS, risultano tutti iscritti loggia massonica P2). Ne seguì un accertamento da parte della Commissione Parlamentare d'inchiesta per verificare i collegamenti con il rapimento dello statista Aldo Moro[3].

Con lo scandalo della P2, Santovito entrò nell'occhio del ciclone, anche se due successive inchieste lo scagionarono del tutto. Si assentò per un periodo di licenza poi tornò al servizio attivo, uscendone definitivamente per raggiunti limiti di età. Il generale respinse sempre ogni addebito, rifiutandosi allo stesso tempo di svelare segreti di ufficio (anche se, paradossalmente, l'accusa più recente, che gli valse l'arresto, riguardava la presunta "rivelazione di segreti di Stato").[senza fonte]

Di fatto, l'ex capo del SISMI gen. Santovito fu arrestato a Roma la sera del 2 dicembre 1983[4], subito rimesso in libertà agli arresti domiciliari per gravi motivi di salute, a disposizione del sostituto procuratore Domenico Sica, che lo accusò di propagazione di notizie di un dossier riservato coperte da segreto di Stato, divulgate tramite un articolo di un settimanale in cui si parlava di collegamenti internazionali del terrorismo. Il documento, catalogato come riservato, era infatti destinato al presidente del Consiglio dell'epoca. A mettere in contatto un giornalista di Panorama con Santovito sarebbe stato il faccendiere Francesco Pazienza[4][5], raggiunto da un mandato di cattura per concorso nella rivelazione di segreti di Stato. La sopraggiunta morte nel '84 di Santovito non permise di approfondire le motivazioni e la natura dell'inchiesta[5].

Inoltre, il generale figurava già imputato di falsa testimonianza[4] in una inchiesta affidata al giudice istruttore Renato Squillante sulla scomparsa in Libano dei giornalisti italiani Italo Toni e Graziella De Palo, scomparsi a Beirut il 2 settembre 1980: sul caso e sulle relazioni speciali fra il SISMI e l'OLP fu apposto il segreto di Stato (1984) dal governo Craxi I, in parte rimosso nel 2009 dal governo Berlusconi IV, infine definitivamente liberato da ogni veto il 28 ottobre 2014[6].

Documenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ E' morto a Firenze il generale Santovito (PDF), su toni-depalo.it. URL consultato il 21 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 21 agosto 2014).
  2. ^ Agostino Giovagnoli, Il caso Moro, Il Mulino
  3. ^ Camera dei Deputati, atti della Commissione parlamentare d’Inchiesta sulla P2, vol. 2.quarter/3/ VII/ bis, Relazione parlamentare d’inchiesta sulla strage di via Fani sul sequestro e l’assassinio di Aldo Moro e sul terrorismo in Italia.
  4. ^ a b c Arrestato il gen. Sanvito per rivelazione di segreti di Stato (PDF) [collegamento interrotto], su avanti.senato.it, Roma, Avanti!, 3 dicembre 1983, p. 4. URL consultato il 30 dicembre 2018.
  5. ^ a b Cfr. Maurizio Torrealta, Il quarto livello, Milano, BUR Rizzoli, 2011, ISBN 978-88-17-04607-7.
  6. ^ Cfr. Maria Paola Cancellieri e Marina Minelli, Misteri, crimini e storie insolite delle Marche, Roma, Newton Compton, 2013, ISBN 978-88-541-5611-1.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Direttore del Sismi Successore
Mario Casardi (SID) 1 gennaio 1978 - 3 agosto 1981 Nino Lugaresi