Giuseppe Di Martino

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Giuseppe Di Martino (Pescara, 18 marzo 1921Napoli, 27 luglio 1994[1]) è stato un regista e sceneggiatore italiano, attivo in teatro, cinema e televisione.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Iniziò la carriera sul palcoscenico teatrale come assistente regista di Guido Salvini, che nel 1955 lo volle per la sceneggiatura di due suoi film. Tra il 1949 e il 1955 diresse, firmandosi G. D. Martin, tre pellicole di modesto rilievo e scarso successo. La poco gratificante carriera cinematografica fa da contraltare a una carriera teatrale ricca di soddisfazioni: come regista ha modo di dirigere attori come Tino Buazzelli, Salvo Randone, Paola Borboni e Gino Cervi e non disdegna il teatro sperimentale; lavora anche con un quasi esordiente Gigi Proietti nel 1964 alla rappresentazione della piece Gli uccelli di Aristofane. Lavorò intensamente al Teatro Stabile di Catania anche come docente negli anni ottanta, (dove conobbe Emanuela Muni e da lei ebbe la figlia Marianna Di Martino), e anche al Teatro Sannazzaro di Napoli dove dirige Nino Taranto, Giacomo Rizzo, Enzo Cannavale e soprattutto Luisa Conte in lavori teatrali di Antonio Petito, Raffaele Viviani, Gaetano Di Maio ed altri ancora. Attivo anche come regista televisivo, debuttò nel 1962 con la serie Racconti Romani di Giuseppe Marotta e quindi, nel 1969, con l'originale Qualcosa di nostro.

Era marito dell'attrice Anna Miserocchi.[2] Morì a Napoli a 73 anni.

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Regia[modifica | modifica wikitesto]

Cinema[modifica | modifica wikitesto]

Televisione[modifica | modifica wikitesto]

Sceneggiatura[modifica | modifica wikitesto]

Attore[modifica | modifica wikitesto]

Prosa televisiva Rai[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Corriere della Sera, 28 luglio 1994, p. 23
  2. ^ Enciclopedia dello spettacolo, Casa editrice Le Maschere, 1954.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Roberto Poppi, Dizionario del cinema italiano. I registi dal 1930 ai giorni nostri, Gremese Editore, Roma (2002), pag. 155

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]