Giuseppe Cederle

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Giuseppe Cederle
NascitaMontebello Vicentino, 16 agosto 1918
MorteMignano Monte Lungo, 8 dicembre 1943
Cause della mortemorto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armata
ArmaFanteria
Reparto
GradoSottotenente di complemento
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna d'Italia
BattaglieBattaglia di Montelungo
DecorazioniMedaglia d'oro al valor militare
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Giuseppe Cederle (Montebello Vicentino, 16 agosto 1918Mignano Monte Lungo, 8 dicembre 1943) è stato un militare italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Studente all'Università Cattolica di Milano, nel corso di Lettere e Filosofia, viene arruolato nel 1941 con destinazione 61º Reggimento Fanteria motorizzata, a Nocera Inferiore. Dopo l'8 settembre, si arruola volontario nel 67º Reggimento fanteria "Legnano" e inquadrato nel 1º Raggruppamento Motorizzato al Comando del gen. Vincenzo Dapino.

L'8 dicembre 1943 muore alla guida del suo reparto durante la prima battaglia di Montelungo nei pressi di Caserta. Enzo Santarelli nel suo libro Mezzogiorno 1943-1944, lo ricorda come un giovane al quale gli altri commilitoni facevano riferimento per prendere decisioni di vitale importanza e riporta una sua frase che rende perfettamente lo spirito che guidava molti dei giovani in quei momenti:

«... Anche se sbagliamo lo facciamo per l'Italia...[1]»

Nel suo libro Il cavallo rosso, Eugenio Corti, si ispira a Giuseppe Cederle per rappresentare "Manno" uno dei personaggi più amati dall'autore[2][3]

Il 25 aprile 2009, a Mignano Monte Lungo, il presidente della repubblica Giorgio Napolitano lo ricorda come il primo decorato di medaglia d'oro al valor militare del nuovo ricostruito esercito italiano, assieme a Luigi Pezzoli[4].

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Benché appartenente a reparto non impegnabile, otteneva di essere inquadrato in prima linea al comando di un plotone che conduceva all’assalto contro i tedeschi sistemati in caverne in terreno difficilissimo, sotto micidiale tiro di mitragliatrici e bombe a mano. Con un braccio fracassato, incitava i suoi uomini a contenere il contrattacco nemico gridando: "Ho dato un braccio alla Patria, non importa, avanti per l’onore d’Italia". Colpito a morte trovava ancora la forza di trarre di sotto la giubba una bandiera tricolore che scagliava in un supremo gesto di sfida contro il nemico additandola ai suoi soldati perché la portassero avanti»[5]
— Quota 243 di Monte Lungo (Mignano), 8 dicembre 1943

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Il comune di Mignano Monte Lungo gli ha dedicato la scuola media. Il suo paese natale, Montebello Vicentino in provincia di Vicenza, oltre ad avergli dedicato la scuola elementare, assieme a Vicenza e Roma gli ha dedicato una via.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ [1] Mezzogiorno 1943-1944, pag 48 - visto 22 marzo 2010
  2. ^ [2] Cultura Cattolica - scheda libro Il cavallo rosso - visto 22 marzo 2010
  3. ^ [3] Paola Scaglione, Parole scolpite: i giorni e l'opera di Eugenio Corti, pag 173 - visto 22 marzo 2010
  4. ^ [4] Intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al 64º anniversario della Liberazione - visto 22 marzo 2010
  5. ^ [5] Quirinale - scheda - visto 22 marzo 2010

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]