Giuseppe Bignami

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Giuseppe Bignami
NascitaGenova, 25 febbraio 1917
MorteMediterraneo Orientale, 15 giugno 1942
Cause della mortecaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Marina
CorpoGenio navale
Anni di servizio1939-1942
Gradotenente del genio navale
GuerreSeconda guerra mondiale
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Navale di Livorno
dati tratti da Uomini della Marina, 1861-1946[1]
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Giuseppe Bignami (Genova, 25 febbraio 1917Mediterraneo Orientale, 15 giugno 1942) è stato un militare e marinaio italiano, decorato di medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

L'incrociatore pesante Trento in navigazione.

Nacque a Genova il 25 febbraio 1917.[1] Nel 1936 fu ammesso a frequentare la Regia Accademia Navale di Livorno quale allievo del Genio Navale uscendone con il grado di aspirante nel 1939.[2] Nel luglio di quell'anno si imbarcò sull'incrociatore pesante Pola.[2] e poi frequentò la Scuola di ingegneria navale presso l'Università di Genova,[3] ottenendo il grado di sottotenente nel dicembre 1939.[2]

Dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 10 giugno 1940, fu promosso tenente di vascello nel dicembre dello stesso anno, si imbarcò sulla torpediniera Audace e, dal 22 giugno 1941, sull'incrociatore pesante Trento in qualità di Ufficiale Addetto allo scafo.[3] Nel giugno 1942 l'incrociatore, assieme ad altre unità, lasciò il porto di Taranto per intercettare un convoglio nemico, ma aerosiluranti inglesi lo presero a bersaglio, e il siluro lanciato da un Bristol Beaufort lo colpì, alle ore 05.15 del 15 giugno. In seguito a ciò si scatenò un vasto incendio nel locale caldaie, durante il quale egli coordinò e prese direttamente parte all'opera di spegnimento, operando infaticabilmente, in condizioni d'estremo pericolo, in locali dall'aria surriscaldata ed irrespirabile.[3] L'unità fu riportata in condizioni di parziale efficienza, e il tenente si recò personalmente a verificare lo stato dello scafo presso un deposito di munizioni.[3] Il nuovo siluro lanciato dal sommergibile inglese Umbra colpì l'incrociatore provocando l'esplosione di detto deposito uccidendolo.[1] Il suo corpo si inabissò insieme al Trento.[3] Gli venne conferita la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[1] Una via di Fiumicino e una piazza di Genova portano il suo nome.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al vazlor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ufficiale addetto al servizio scafo su incrociatore, immobilizzato per offesa di aerosiluranti nemici, accorreva prontamente con audacia ed elevato spirito di abnegazione in ogni locale rimasto avariato dal siluramento e si prodigava instancabilmente per assicurare i provvedimenti di emergenza. Consapevole del grave pericolo, al quale andava incontro, non esitava a recarsi ovunque potesse rendersi utile la sua opera e, oltre che dirigere, cooperava personalmente con altissimo senso di responsabilità ai lavori di puntellamento delle paratie e di spegnimento degli incendi, trascinando con la parola e con l'ardito esempio i suoi dipendenti. Nell'assolvimento del suo compito apportava con volontà inflessibile il massimo contributo, fino al limite di ogni possibilità umana, incurante della lunga permanenza in ambienti surriscaldati e con l'aria sempre più irrespirabile, riuscendo a raggiungere il suo obiettivo ed a ripristinare parzialmente l'efficienza della nave. Non pago del successo riportato, si attardava ancora nell'accertamento dell'efficacia delle misure attuate e, recatosi presso un deposito munizioni per assicurarsi del buon andamento dei lavori di esaurimento dell'acqua di infiltrazione, veniva colto dall'esplosione del deposito, in seguito a nuovo siluramento nemico e scompariva con l'unità che rapidamente affondava. Superbo esempio di assoluta dedizione al dovere e di elette virtù militari e professionali, confermava le tradizioni di sacrificio del Corpo del Genio Navale. Mediterraneo Orientale, 14 - 15 giugno 1942
— Regio Decreto 2 febbraio 1943.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]


Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Paolo Alberini e Franco Prosperini, Uomini della Marina, 1861-1946, Roma, Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Marina Militare, 2016, ISBN 978-8-89848-595-6.
  • Erminio Bagnasco, In Guerra sul Mare. Navi e marinai italiani nel secondo conflitto mondiale, Parma, Ermanno Albertelli Editore, 2005, ISBN 88-87372-50-0.
  • Arrigo Petacco, Le battaglie navali nel mediterraneo nella Seconda guerra mondiale, Milano, A. Mondadori Editore, 1976.
  • Gianni Rocca, Fucilate gli ammiragli. La tragedia della marina italiana nella seconda guerra mondiale, Milano, A. Mondadori, 1987, ISBN 978-88-04-43392-7.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]