Giulio Canella

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Giulio Canella a 32 anni

Giulio Canella (Padova, 5 dicembre 188225 novembre 1916) è stato un filosofo e militare italiano, disperso in battaglia durante la prima guerra mondiale e noto per essere stato poi erroneamente identificato come lo smemorato di Collegno.[1]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Padova nel 1882,[2][3][4] figlio di Giuseppe e Amalia Trivellato, si laureò in filosofia nella città natale nel 1904 e in lettere nel 1907.[5] Iniziò a insegnare nel collegio vescovile di Thiene, poi si trasferì a Verona come professore di pedagogia e morale presso la scuola normale Alessandro Manzoni, di cui divenne direttore nel 1907.[5]

Aderente alla Scuola neo-scolastica, scrisse alcuni libri e articoli, soprattutto per il periodico La scuola cattolica e la Rivista di filosofia neo-scolastica che nel 1909 fondò con padre Agostino Gemelli.[5]

Nel 1913 sposò Giulia Canella,[5] nata a Rio de Janeiro e figlia di suo cugino Francesco, possidente in Brasile; ebbero due figli, Margherita e Giuseppe.

Carriera militare e scomparsa in guerra[modifica | modifica wikitesto]

Giulio Canella in divisa nel 1906
Giulio Canella nel settembre 1916, poco prima della sua scomparsa

Già sotto le armi tra il 1905 e il 1906, nel maggio 1915 fu richiamato, ma in breve tempo fu esonerato; fu nuovamente richiamato nel maggio 1916. Fu considerato disperso il 25 novembre 1916 dopo un'azione in Macedonia, nella zona di Monastir (Bitola).[3][1]

«Il 25 novembre 1916, giorno in cui scomparve il capitano Canella, nel combattimento a Nizopolie (Monastir), a sostituire la 9ª compagnia, comandata appunto dal Canella e duramente provata, fu mandata la 3ª compagnia del 1º battaglione, comandata da me. Il 1º battaglione si trovava in rincalzo di reggimento nella pianura a sud di Monastir. Io raggiunsi Nizopolie, col reparto, a sera inoltrata e dall'allora maggiore Petri ebbi l'ordine di occupare le posizioni della 9ª compagnia, rimaste prive di difensori. Ciò fu fatto nella notte stessa. Dette posizioni erano in terreno montuoso, la cresta era occupata dai Bulgari e, qualche centinaio di metri sotto, trincee e ricoveri nostri erano incessantemente spazzati dal fuoco nemico. La 3ª compagnia rimase una quindicina di giorni in linea. I pochi soldati superstiti della 9ª compagnia riferirono che il capitano Canella era caduto dietro un roccione, gravemente ferito, ma tutte le ricerche fatte riuscirono vane; nessuno seppe più nulla di lui. Sin da allora fummo tutti convinti che il povero capitano fosse morto per mancanza di soccorso o precipitato in qualche anfratto del terreno nel cercar di raggiungere le nostre linee. In ogni modo è certo, anche se il corpo non fu ritrovato, che il mio valoroso compagno d'armi ed ottimo amico, prof. Giulio Canella, trovò morte gloriosa di fronte al nemico il 25 novembre 1916.»

«Canella Guido (sic) di Giuseppe

Capitano di complemento 64º reggimento fanteria, nato il 5 dicembre 1881 a Padova, distretto militare di Padova, disperso il 25 novembre 1916 in Macedonia in combattimento»

Identificazione come lo Smemorato di Collegno[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Smemorato di Collegno.

Il 27 febbraio Giulia Canella si recò al manicomio di Collegno per incontrare lo sconosciuto noto come "lo Smemorato di Collegno" e verificarne l'identità, riconoscendolo come il proprio marito.[8]

«Dopo i ripetuti assaggi pare ai familiari che sia venuto il momento di chiamare la moglie a risolvere il dubbio. Viene essa, e da uno spioncino esamina lo sconosciuto. In un primo impeto esclama: "Dio quanto è invecchiato!". Poscia è introdotta (pettinata e vestita come al momento dell'ultimo addio dal marito) per un corridoio; e come lo sconosciuto passa, essa dà un grido, lo riconosce, si getta alle di lui ginocchia, lo abbraccia. "È lui, è lui", esclama. È la rivelazione! Gravi dubbi di vario genere sorsero anche subito dopo. Ma l'idea della identità ormai si era fissata in lei, così da resistere ad ogni critica. Nessun'altra riflessione potrà più sradicarla.[9]»

La donna disse anche che la cartolina illustrata, trovata in tasca allo sconosciuto al momento dell'arresto, era stata scritta dal figlio minore Giuseppe e inviata al marito tramite la Croce Rossa (in seguito si appurò che invece la cartolina era stata posta in commercio solo nel 1920).[10]

Il 2 marzo lo sconosciuto, ormai considerato come Giulio Canella, lasciò l'ospedale e venne affidato a Giulia Canella.[11]

La questione dell'identità dello "Smemorato" fu oggetto di discussione sia sui giornali sia nei tribunali. Sebbene il processo civile avviato per la sua identificazione avesse stabilito che lo smemorato fosse in realtà un altro uomo, il latitante Mario Bruneri, la famiglia Canella continuò a riconoscerlo come il proprio congiunto. Tale identificazione non fu però confermata nel 2014 dalle analisi del DNA dei discendenti.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Daga 1975.
  2. ^ Canella, Giulio in "Dizionario di filosofia", su treccani.it. URL consultato il 1º novembre 2021.
  3. ^ a b In memoria del prof. dott. Giulio Canella, in Rivista di Filosofia Neo-Scolastica, vol. 12, n. 5, settembre-ottobre 1920, pp. 297-299.
  4. ^ Daga 1975 indica invece il 2 dicembre 1882.
  5. ^ a b c d e Del Negro 2015, p 80.
  6. ^ Canella e Bruneri, in Domenica del Corriere, 24 agosto 1930, p. 8.
  7. ^ Scansione della pagina, su cadutigrandeguerra.it.
  8. ^ U. Pavia, "L'uomo che non ricorda" ritrova se stesso, in La Stampa, 28 febbraio 1927, p. 3.
  9. ^ Ottolenghi, pp. 122-123.
  10. ^ Ottolenghi, p. 123.
  11. ^ U. Pavia, Il prof. Canella ha lasciato Collegno, in La Stampa, 3 marzo 1927, p. 5.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Rosanna Daga, Giulio Canella, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 18, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1975.
  • Piero Del Negro (a cura di), Clariores. Dizionario biografico dei docenti e degli studenti dell'Università di Padova, Padova, Padova University Press, 2015.
  • Salvatore Ottolenghi, Il caso Bruneri, in Bollettino della Scuola Superiore di Polizia e dei servizi tecnici annessi, 1933, pp. 117-126.

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