Giuliano Vanghetti

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Giuliano Vanghetti

Giuliano Vanghetti (Greve in Chianti, 8 ottobre 1861Empoli, 4 maggio 1940) è stato un medico ortopedico italiano, famoso per aver condotto innovative sperimentazioni di protesi per arti amputati, in particolare quelli superiori. Di un certo rilievo fu anche il suo interesse alla linguistica: conoscitore di molte lingue, si occupò della promozione degli studi sulle lingue ausiliarie internazionali: l'interlingua e il latino sine flexione di Giuseppe Peano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Giovinezza[modifica | modifica wikitesto]

Dopo i primi studi a Greve in Chianti, dove il padre Dario si era trasferito da Empoli per svolgere l'incarico di pretore, conseguì la maturità a Siena e si iscrisse poi all'Università di Bologna. Qui frequentò ben tre facoltà - fisica, matematica e medicina - prima di optare per quest'ultima, in cui si laureò con un modesto 80/110 nel 1890. Iniziò la professione come assistente alla Clinica Dermosifilopatica di Parma ma, quando il padre si ritirò in pensione, rientrò con lui a Empoli accettando supplenze come medico condotto nei paesi circostanti.

L'esigenza di mantenere la famiglia che si era intanto formato (la moglie e i due figli Dario e Flora) e il desiderio di viaggiare e "conoscere il mondo", evadendo in qualche modo dalla dimessa routine della sua vita, lo spinsero allora a imbarcarsi come medico di bordo su navi in genere di emigranti italiani. Compì in quegli anni numerose e lunghe traversate soprattutto alla volta di Australia, Stati Uniti, Argentina e Brasile, imparando così l'inglese, il tedesco, il francese, lo spagnolo e interessandosi anche ai primi studi sull'interlingua.[1]

Protesi "cinematiche"[modifica | modifica wikitesto]

Come un po' tutti gli italiani, anche Vanghetti si crucciò alla notizia della disfatta di Adua (1º marzo 1896), ma rimase pure angosciato nell'apprendere della doppia mutilazione (mano destra e piede sinistro) inflitta a un migliaio di àscari fatti prigionieri dagli abissini, ai quali poi il governo italiano aveva fornito degli inerti "pezzi di legno" in sostituzione degli arti mancanti. Riflettendo sul come dare "movimento" a tali protesi, in particolare a quelle della mano, il "dottorino" toscano giunse alla semplice e geniale conclusione che esse dovevano essere collegate proprio a quei muscoli e tendini che erano stati recisi dall'amputazione: era il principio delle protesi "cinematiche" (talora definita anche "cineplastica"[2][3][4]).

Lasciate quindi navi e piroscafi, rientrò a Empoli per rintanarsi nella casa paterna in frazione Villanova, suddividendo il proprio tempo fra il pollaio e il laboratorio da lui improvvisato accanto allo studio del primo piano, in cui sperimentò le sue teorie testandole su delle galline[5] alle quali aveva amputato una zampa e applicato delle protesi "mobili" in legno. Vanghetti e la sua domestica, promossa assistente, le visitavano ogni giorno con la soddisfazione di vederle tornare a camminare dopo qualche mese. Nell'aprile 1898 pubblicò a sue spese Amputazioni, Disarticolazioni e Protesi, breve memoria illustrativa del suo metodo che tuttavia non ebbe alcuna eco nel mondo medico e scientifico.

Nel 1900 riuscì a compiere il passaggio decisivo dalla teoria e dalla sperimentazione sugli animali alla pratica chirurgica sull'uomo presentando direttamente le sue idee al professor Antonio Ceci, direttore della Clinica chirurgica di Pisa, che le applicò in un intervento di amputazione all'avambraccio destro utilizzando una protesi realizzata dal rinomato ortopedico pisano Giuseppe Redini. L'operazione e il paziente furono presentati nel 1905 a Pisa, al XVIII Congresso italiano di chirurgia, suscitando i primi timidi interessi per la "cinematizzazione" dei monconi d'amputazione (oltre allo stesso Ceci, i chirurghi Roberto Alessandri di Roma, Riccardo Galeazzi di Milano e pochi altri). Dal canto suo, Vanghetti cercò di dare forma organica alle proprie concezioni in varie pubblicazioni, soprattutto nel saggio Plastica e protesi cinematiche del 1906, che ottenne un premio d'incoraggiamento dall'Accademia Nazionale dei Lincei.

Solo dieci anni dopo, con lo scoppio della prima guerra mondiale, tornarono di tragica attualità il problema della funzionalità delle protesi e quello connesso della reintegrazione sociale dei mutilati. Augusto Pellegrini, primario di chirurgia all'ospedale Melino Mellini di Chiari, prese allora Vanghetti con sé e, con il grado di maggiore della Croce Rossa, lo incaricò di organizzare e dirigervi un Centro per mutilati.[6] Del resto, le necessità belliche incrementarono rapidamente e in tutta Europa i progressi della tecnologia e dell'efficacia protesica e molti chirurghi tradussero in pratica i principi di Vanghetti pur senza riconoscergliene pubblicamente la paternità (non così il celebre Ernst Ferdinand Sauerbruch, che attribuì al medico empolese la primogenitura dell'idea)[7]. Allo stesso modo, anche i dispositivi ortopedici da lui elaborati vennero utilizzati e brevettati da altri per produrre protesi funzionali; è il caso ad esempio della "mano Marelli", di fabbricazione italiana, in cui, in base ai principi di Vanghetti, due tiranti consentivano i piegamenti delle dita e la chiusura del pollice sul palmo.[8]

I riconoscimenti e gli ultimi anni[modifica | modifica wikitesto]

Alla fine arrivarono anche i riconoscimenti, seppur pochi e tardivi: dall'Accademia Nazionale dei Lincei, come detto, dall'Accademia di Medicina di Torino con l'assegnazione del premio Alessandro Riberi, e dalla Croce Rossa Italiana, che gli conferì un diploma di benemerenza e la medaglia d'oro. La Società Ortopedica Italiana lo accolse come socio onorario in occasione del congresso nazionale del 1918, tenutosi a Milano sotto la direzione di Riccardo Galeazzi e con tema "Sull'amputazione cinematica. Patologia e cura dei monconi d'amputazione". Nello stesso anno gli giunse particolarmente gradito l'invito a visitare l'Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, dove il chirurgo Alessandro Codivilla era passato dall'iniziale diffidenza a un convinto sostegno per le protesi cinematiche, così come il suo successore, Vittorio Putti.

Dopo la parentesi bellica, comunque, Vanghetti tornò a isolarsi nella campagna empolese occupandosi da un lato del figlio Dario, immobilizzato da una grave malattia, e dall'altro di disegnare e costruire nuovi apparecchi meccanici (fra cui un corsetto correttivo della scoliosi). Usciva di casa raramente, in genere il giovedì per recarsi in città al mercato e poi dal farmacista, dal meccanico e dal falegname: per l'abbigliamento un po' trasandato e per queste sue abitudini poco socievoli, che gli facevano preferire i polli agli uomini, passava per un eccentrico, uno strambo, un "matto" inoffensivo.

Dopo la morte fu sepolto nella cappella di fronte alla sua vecchia casa, sul cui portone d'ingresso il municipio di Empoli fece affiggere nel 1942, nel secondo anniversario della sua scomparsa, una lapide: «In questa casa degli avi suoi, schivo di onori, sdegnoso di lucro, ricreò lo spirito curioso d'ogni cultura, Giuliano Vanghetti, riformatore della tecnica delle amputazioni, ideatore geniale della vitalizzazione delle membra artificiali, il cui nome l'Italia e il mondo hanno meritamente iscritto nell'albo dei grandi benefattori dell'umanità».

Successivamente, l'officina-laboratorio-studio di Vanghetti è stata ricostruita in due ampi locali nel sottotetto della Biblioteca Comunale "Renato Fucini" di Empoli. Contiene tutti oggetti originali dell'epoca, donati nel 1990 dalla figlia Flora, come attrezzi, libri, calendari e protesi funzionanti.[9]

Greve in Chianti, suo paese natale, ha intitolato a Giuliano Vanghetti un viale.

Empoli, sua città avita e di adozione, gli ha dedicato una via, prossima al centro e, nel 1974, una delle scuole secondarie di I grado, in Via Liguria.[10]

Il 10 ottobre 2017, sulla rivista scientifica Neurology è apparso un articolo che presenta Vanghetti come il pioniere della neuroprotesica.[11] La copertina dello stesso numero è a lui dedicata.[12]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Se ne occuperà soprattutto negli anni precedenti e in quelli successivi alla prima guerra mondiale, entrando anche a far parte (1924-1925 e 1926-1928) del consiglio direttivo dell'Academia pro Interlingua di Giuseppe Peano, votata alla promozione delle lingue ausiliarie internazionali e, in particolare, del latino sine flexione di Peano.
  2. ^ cineplastica, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  3. ^ cinematizzazione, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  4. ^ Giuliano Vanghetti, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  5. ^ «L'animale più indicato per questi studi sarebbe la scimmia, ma il prezzo d'essa, l'indisciplina e l'ingombro sono tali da renderlo impossibile ad esperimentatori di mezzi limitatissimi. I polli, dal pulcino al tacchino, sono gli animali che meglio si prestano per la loro docilità, per il prezzo svariato e per avere i tendini del tarso facilmente accessibili all'operatore.» Riportato da Nunzio Spina, op. cit., p. 174.
  6. ^ (EN) Alessandro Porro e Lorenzo Lorusso, "Augusto Pellegrini (1877–1958). Contributions to surgery and prosthetic orthopaedics", in Journal of Medical Biography, n. 15 (2), maggio 2007, pp. 68-74.
  7. ^ (EN) Journal of the American Medical Association del 25 dicembre 1920, p. 1811. Tuttavia, secondo Antonio Conti e Donatella Lippi, "La formazione sanitaria ad Empoli da Vincenzio Chiarugi ad oggi", in Alfiero Ciampolini (a cura di), L'innovazione per lo sviluppo locale. L'università per il territorio (atti del convegno di studi, Empoli, 12 marzo 2004), Firenze, Firenze University Press, 2005, p. 70, ISBN 88-8453-362-7 (parzialmente disponibile su Google Libri), «Il chirurgo tedesco Sauerbruch, dopo aver letto gli scritti di Vanghetti, se ne impossessò, iniziando ad applicare a tappeto la sua cura. Forte della sua fama e delle evidenze raccolte da Vanghetti, rivendicò a sé la paternità di queste scoperte.»
  8. ^ Francesco Mattogno, Loredana Chiapparelli, Roberto Pellegrini e Marco Borzi, Manuale dispositivi ortopedici e classificazione ISO, ITOP - Officine Ortopediche, 2001, p. 144 (consultabile on line Archiviato il 7 ottobre 2009 in Internet Archive.).
  9. ^ Sul cosiddetto "Museo Vanghetti" si possono vedere: Maria Stella Rasetti, "Il Museo Vanghetti nella biblioteca cittadina di Empoli", in La Restitutio ad Integrum. Da Giuliano Vanghetti al Corso di laurea in fisioterapia, seminario di studi, Empoli, 10 maggio 2004 (consultabile on line Archiviato il 21 luglio 2007 in Internet Archive.); Ilenia Castaldi, "Il genio sperimentale del 'dottor' Giuliano Vanghetti", sul quotidiano on line gonews Archiviato il 9 agosto 2010 in Internet Archive. del 29 luglio 2010.
  10. ^ Cfr. il sito della scuola Archiviato il 18 giugno 2012 in Internet Archive..
  11. ^ (EN) Peppino Tropea, Alberto Mazzoni, Silvestro Micera, Massimo Corbo, Giuliano Vanghetti and the innovation of “cineplastic operations”, in Neurology, vol. 89, n. 15, 10 ottobre 2017, pp. 1627–1632, DOI:10.1212/WNL.0000000000004488. URL consultato il 28 ottobre 2017.
  12. ^ Cover Neurology, su neurology.org.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giuliano Vanghetti, Amputazioni, Disarticolazioni e Protesi, stampato in proprio, aprile 1898.
  • Giuliano Vanghetti, Plastica e protesi cinematiche. Nuova teoria sulle amputazioni e sulla protesi, Empoli, Traversari, 1906.
  • Giovanni Franceschini, La ricostruzione delle membra mutilate, Milano, Sonzogno, 1919.
  • Augusto Pellegrini, "Come Vanghetti preconizzava le trazioni sullo scheletro mediante filo", in La chirurgia degli organi in movimento, n. 3, 1932, pp. 315–316.
  • (FR) Augusto Pellegrini, "Traitement des fractures des membres par l'archet de forgeron et les tractions sur le squelette par fil métallique selon la méthode de Vanghetti", in Bulletins et mémoires de la Société nationale de chirurgie, n. 28, 1932.
  • Giuseppe Maccaroni, "Giuliano Vanghetti", in La riforma medica, n. 15, 1942.
  • Città di Empoli, Le onoranze a Giuliano Vanghetti nel X anniversario della morte (4 maggio-25 giugno 1950), Firenze, Noccioli, 1951.
  • Francesca Landi, Mario Mannini e Pier Luigi Niccolai (a cura di), Giuliano Vanghetti (8 ottobre 1861 - 4 maggio 1940). Mostra documentaria, Empoli, Comune, 1990.
  • Francesca Vannozzi, "I 'ferri del mestiere' di Vanghetti: possibilità di una indagine storica", in Giuliano Vanghetti: nascita, sviluppi e tendenze della chirurgia protesica dei mutilati (atti del convegno di studio, Empoli, 26 ottobre 1991), Empoli, 1991.
  • Antonia Francesca Franchini, "Empoli per Giuliano Vanghetti: l'importante convegno di studio sulla nascita, sviluppi e tendenze della chirurgia protesica dei mutilati", in Oris medicina, n. 7, 1991, pp. 36–38.
  • Nunzio Spina, "Giuliano Vanghetti e le mutilazioni degli ascari: quando compassione e sensibilità scatenarono l'ingegno", in GIOT Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia[collegamento interrotto], n. 5, 2009, pp. 170–178.
  • Peppino Tropea, Alberto Mazzoni, Silvestro Micera, Massimo Corbo, Giuliano Vanghetti and the innovation of “cineplastic operations”, in Neurology, vol. 89, nº 15, 10 ottobre 2017, pp. 1627–1632, DOI:10.1212/WNL.0000000000004488

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