Giovanni Stassi

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Giovanni Stassi
NascitaTunisi, 1918
MorteAfrica Settentrionale Italiana, 2 settembre 1942
Cause della morteMorto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
SpecialitàParacadutisti
Reparto186º Reggimento paracadutisti "Folgore"
Anni di servizio1940-1942
GradoSottotenente di complemento
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna del Nord Africa
Decorazionivedi qui
dati tratti da Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959) [1]
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Giovanni Stassi (Tunisi, 1918Africa Settentrionale Italiana, 2 settembre 1942) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Tunisi nel 1918, figlio di Leonardo e Rosalia Barzellino.[2] Impiegato del Consolato Generale d'Italia a Tunisi, rientrò in Italia nel 1940 per frequentare il corso allievi ufficiali di complemento presso il 31º Reggimento fanteria di stanza a Napoli e dal 1º marzo 1941 venne promosso sottotenente di complemento dell'arma di fanteria.[2] Destinato in servizio al 62º Reggimento fanteria motorizzato, e trattenuto al deposito per compiervi il servizio di prima nomina, ottenne poco dopo di passare nella specialità paracadutisti.[2] Nel luglio dello stesso anno fu trasferito al 1º Reggimento fanteria paracadutisti della 185ª Divisione paracadutisti "Folgore" divenuto poi il 186º e nel luglio 1942 parti per l'Africa Settentrionale Italiana.[2] Cadde in combattimento il 2 settembre 1942, e venne successivamente insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Italiano all’estero, allo scoppio delle ostilità accorreva in Italia per dare il suo contributo alla Patria in armi. Volontario paracadutista, chiedeva ripetutamente di essere impiegato in azioni di pattuglia. in una di queste, attaccato da cinque carri armati nemici ne catturava uno e concorreva a mettere in fuga i rimanenti assaltandoli con bombe a mano. In un’altra azione sopraffaceva, assaltandola, una pattuglia appiedata nemica, uccidendone alcuni elementi e mettendo in fuga gli altri. Successivamente, incontrati preponderanti elementi nemici motorizzati, li assaltava malgrado la esiguità delle sue forze catturando materiale ed armi. Ferito mortalmente per lo scoppio di una mina, sopportava stoicamente le sofferenze e spirava, alcune ore dopo, col grido di “ Viva l’Italia” sulle labbra. Esempio eroico di dedizione alla Patria. A.S., 25 agosto-2 settembre 1942.[3]»
— Decreto del Presidente della Repubblica del 27 ottobre 1950.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare 1965, p.81.
  2. ^ a b c d e Combattenti Liberazione.
  3. ^ Quirinale - scheda - visto 23 marzo 2023
  4. ^ Registrato alla Corte dei conti il 1 dicembre 1950, Esercito, registro 45, pagina 330.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 27.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]