Giovanni Pintori

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Disambiguazione – Se stai cercando l'omonimo pittore e gallerista nato nel 1946, vedi Giovanni Antonio Pintori.

Giovanni Pintori[1][2][3] (Tresnuraghes, 1912Milano, 15 novembre 1999) è stato un pittore e designer italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nativo della provincia di Oristano, i suoi genitori erano originari di Nuoro, dove la famiglia fa ritorno nel 1918. Nel 1930 vince una delle due borse di studio del Consorzio dell'Economia Corporativa (l'altra borsa va a Salvatore Fancello) e inizia a seguire i corsi dell'ISIA di Monza.

Conclusi gli studi, nel 1936 inizia a collaborare con l'Ufficio Tecnico Pubblicità della Olivetti di Ivrea (società dove già lavorava Costantino Nivola suo conterraneo e compagno di studi all'ISIA) e ne diventa il responsabile nel 1940[4]. Produce materiale pubblicitario di ogni genere: manifesti, pagine pubblicitarie, insegne. Nel 1950 ottiene il primo di una lunga serie di riconoscimenti: la Palma d'Oro della Federazione Italiana Pubblicità. Nello stesso anno diventa art director della Olivetti, alle dirette dipendenze del presidente Adriano[5].

Nel 1952 il MoMA di New York organizza la mostra Olivetti: Design in Industry, nella quale il suo lavoro è ampiamente rappresentato. Nel 1953 entra a far parte dell'AGI Alliance Graphique Internationale, che nel 1955, con un'esposizione al Louvre, dedica una sala al suo lavoro per Olivetti. Giovanni Pintori produce per Olivetti centinaia di annunci, brochures, manifesti; progetta allestimenti per fiere e mostre. Si collega alle ricerche grafiche contemporanee del Razionalismo europeo ed esercita la sua influenza su designers quali Leo Lionni (che si occuperà, insieme a Costantino Nivola, della diffusione dell'immagine Olivetti in America) e Paul Rand.

«È una poetica, quella che Pintori applica per Olivetti, che cerca di non legarsi troppo a stili o stereotipi facilmente individuabili, ma che usa in maniera sapiente sia gli artefici retorici della metafora, sia gli espedienti più consueti e "piani" della fotografia e dell'illustrazione di prodotto. La grafica può quindi essere portata alla ribalta come unicum metaforico della comunicazione, oppure può sistemarsi sullo sfondo e concorrere sobriamente, quasi texture, al messaggio completo. In ogni caso la personalità di Pintori "progettista grafico" in nulla viene intaccata da questo volontario "annullamento" nell'immagine generale dell'azienda. La mancanza di una gelosa ricerca di una propria cifra stilistica diviene, al tempo stesso, lo stile grafico complessivo Olivetti e, tramite la grande diffusione internazionale della sua proposta di comunicazione industriale, lo stile con cui l'Italia viene, per anni, riconosciuta e ammirata dall'esterno...[6]»

Sempre nel 1955 riceve il Certificate of Excellence of Graphic Arts dell'AIGA (l'Associazione dei graphic designer statunitensi) e, l'anno successivo, la Medaglia d'Oro e il Diploma di Primo Premio di Linea Grafica e della Fiera di Milano. Nel 1957 gli viene conferito il diploma di Gran Premio all'XI Triennale di Milano; nello stesso anno espone a Londra con l'AGI.

Dopo la morte di Adriano Olivetti (1960) continua a raccogliere prestigiosi riconoscimenti internazionali come il Typographic Excellence Award del Type Directors Club di New York nel 1964. Nel 1966 espone una personale a Tokyo. Varie testate pubblicano sue immagini: Fortune, Graphic Design, Horizon. Nel 1967 lascia Olivetti e lavora come libero professionista per Pirelli, Ambrosetti, Gabbianelli, Parchi di Liguria, Merzario.

Nel 1984 la rivista giapponese Idea lo pone tra i trenta designers più influenti del ventesimo secolo[7].

Negli ultimi anni torna a dedicarsi solamente alla pittura. Muore a Milano nel 1999.

Anche suo nipote, Giovanni Pintori, è artista.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Pintori, a cura di Carlo Branzaglia, Nuoro, Museo d'Arte della Provincia di Nuoro, 2003
  2. ^ Giorgio Fioravanti, Leonardo Passarelli, Silvia Sfligiotti, La Grafica in Italia, Milano, Leonardo Arte, 1997, pp. 92-95
  3. ^ Giovanni Pintori, su storiaolivetti.it. URL consultato il 28 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 3 settembre 2014).
  4. ^ Il campo della grafica italiana, a cura di Pierluigi Cerri, Milano, Rassegna, Electa, 1981, pp. 14-15
  5. ^ Massimiliano Musina, Giovanni Pintori, la severa tensione tra riserbo ed estro. Fausto Lupetti Editore, Bologna, 2013
  6. ^ Andrea Rauch, Graphic Import Export, in: Il modello italiano. Le forme della creatività, a cura di Omar Calabrese, Milano, Electa, 1998, pp. 117-118
  7. ^ Idea, Special Issue, 30 influential Designers of the Century, Tokyo, Seibundo Shinkosha 1984, pagg. 64-67

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN51644724 · ISNI (EN0000 0000 7871 1399 · SBN CFIV025547 · ULAN (EN500464422 · LCCN (ENnr2005000504 · GND (DE129334790 · BNF (FRcb169164934 (data) · J9U (ENHE987007407516805171 · WorldCat Identities (ENlccn-nr2005000504