Giovanni Girardini

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Giovanni Girardini
NascitaMotta di Livenza, 13 agosto 1922
MorteCamino, Oderzo, 12 settembre 1944
Cause della morteTorturato e impiccato dai nazifascisti
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armata Regio esercito
ArmaFanteria
Unità Brigata alpina "Julia"
Reparto 7º Reggimento alpini
Anni di servizio1941 - 1944
GuerreSeconda guerra mondiale
DecorazioniMedaglia d'oro al valor militare alla memoria
Altre caricheStudente
ANPI - Donne e Uomini della Resistenza
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Giovanni Girardini (Motta di Livenza, 13 agosto 1922Camino, 12 settembre 1944) è stato un partigiano italiano, medaglia d'oro al valor militare.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Iscritto alla facoltà di medicina all'Università di Padova, nel febbraio del 1941 si arruola volontario nel 7º Reggimento Alpini di Belluno.
Dopo l'Armistizio di Cassibile si impegna nella Resistenza veneta nella zona del Livenza. Diventa comandante di una compagnia del Battaglione Livenza, il quale diventerà Brigata Furlan dopo la morte di Antonio Furlan, operante tra i comuni di Motta di Livenza, Gorgo al Monticano e Meduna di Livenza, caduto in una imboscata, dopo essere stato torturato inutilmente viene giustiziato per impiccagione, insieme al compagno di lotta Bruno Tonello.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Studente universitario, animato da giovanile ardore, fu simbolo di lotta partigiana nel Veneto oppresso dalla tracotanza e dalla barbarie nemica. Organizzatore ed animatore di una agguerrita squadra di guastatori partecipava, alla testa dei suoi partigiani, a numerosissime pericolose azioni di sabotaggio e di guerriglia distinguendosi per eccezionale coraggio e sprezzo del pericolo e causando gravi danni al movimento ferro-stradale nemico. Caduto in un’imboscata mentre con due staffette, di cui una era la propria sorella, si recava a compiere una ricognizione, veniva catturato nel generoso tentativo di salvare la sorella caduta nelle mani del nemico. Sottoposto a torture manteneva il più fiero contegno mai rinnegando la propria fede, mai rivelando i nomi dei compagni di lotta e sempre opponendo deciso ed orgoglioso rifiuto a lusinghe e a promesse di riavere la perduta libertà. Condannato a morte affrontava con serenità il capestro additando alla gioventù combattente per la libertà, la via del dovere e del sacrificio.[1]
— S. Anastasio, settembre 1943 - 12 settembre 1944.

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

  • L'Università di Padova gli ha conferito la laurea honoris causa in medicina
  • Motta di Livenza gli ha dedicato la scuola media.
  • Nel 1970 a Camino è stato eretto un monumento alla sua memoria e a quella dell'altro partigiano ucciso assieme a lui Bruno Tonello[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Quirinale - scheda - visto 9 marzo 2009
  2. ^ Camino - scheda monumento - visto 30 marzo 2016

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]