Giovanni De Alessandri

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Giovanni De Alessandri
NascitaMilano, 3 gennaio 1895
MorteChevenna, 20 gennaio 1937
Cause della morteCaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Regno d'Italia
Forza armataRegio Esercito
Regia Aeronautica
ArmaFanteria
CorpoBersaglieri
Regio corpo truppe coloniali della Libia
Anni di servizio1915 - 1937
GradoCapitano in s.p.e.
GuerrePrima guerra mondiale
Guerra d'Etiopia
CampagneRiconquista della Libia
Arbegnuoc
Decorazionivedi qui
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
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Giovanni De Alessandri (Milano, 3 gennaio 1895Chevenna, 20 gennaio 1937) è stato un militare italiano, volontario di guerra, decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso delle grandi operazioni di polizia coloniale in Africa Orientale Italiana[2].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Milano il 3 gennaio 1895, figlio di Alessandro e Paolina Trento.[2] Il 12 gennaio 1915 venne chiamato a prestare servizio militare di leva nel Regio Esercito e, all'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 24 maggio dello stesso anno, prestava servizio nell'11º Reggimento bersaglieri.[1]

Con il suo reparto partecipò al primo anno di guerra con il grado di aspirante ufficiale, rimanendo ferito in combattimento nel mese di luglio.[1] Nell'ottobre 1916 fu promosso sottotenente di complemento, assegnato al'16º Reggimento bersaglieri, venendo poi trasferito un anno dopo presso il Regio Corpo Truppe Coloniali della Libia, assegnato al XIII Battaglione eritreo, di stanza in Libia.[1] Qui trascorse i successivi due anni di guerra, impegnato nelle operazioni di contro-guerriglia in opposizione ai ribelli senussiti, e fu promosso tenente.[1] Il 10 febbraio 1919, partecipando a un combattimento nell'oasi di Gargusa, nei pressi del villaggio di Zavia, si guadagnò una croce di guerra al valor militare.[1]

Terminata la guerra, tornò alla vita civile finché, nell'aprile 1928, venne richiamato in servizio e nel giugno 1929 fu trasferito dai ruoli dell'esercito a quelli di complemento della Regia Aeronautica R.S.(Ruoli Speciali), venendo successivamente promosso al grado di capitano nel luglio 1931.[1] Nel 1935 subì, per motivi ignoti, un severo processo disciplinare dinanzi al Tribunale militare di Bologna, venendo tra l'altro condannato alla perdita del grado.[1]

Profondamente frustrato dalla vicenda che lo aveva coinvolto, intravide nella guerra d'Etiopia, appena iniziata, la possibilità di riscattarsi. Si arruolò così volontario come soldato semplice nella Divisione "Peloritana", in partenza per l'Africa Orientale, e venne inquadrato nel 3º Reggimento fanteria, sbarcando a Mogadiscio il 19 giugno 1936.[1] Promosso soldato scelto il 1º agosto 1936, caporale il 20 settembre e caporalmaggiore nel mese di dicembre, venne assegnato alla Banda indigena "Pellizzari".[1]

Il 20 gennaio 1937 la Banda indigena "Pellizzari" venne inviata all'inseguimento di formazioni ribelli che si dirigevano verso i Monti Harana, con le quali si impegnò poi in un violento combattimento.[3] Al comando di una centuria della Banda, condusse i suoi uomini all'assalto di un nido di mitragliatrici.[3] Già più volte ferito, si spinse da solo in avanti e, prima di morire, riuscì a raggiungere la mitragliatrice e ad abbattere il tiratore.[3]

Gli venne concessa la medaglia d'oro al valor militare alla memoria[2] e, con Regio Decreto del 25 aprile 1938, venne riabilitato e reintegrato nel grado di capitano con decorrenza 20 gennaio 1937.[1]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Capitano retrocesso volontario in Africa Orientale volle con fermo costante proposito redimersi e gettare fra il passato e il presente il suo corpo a prova del pentimento a purificazione dello spirito per lasciare all'adorata figlia un nome onorato. Pregò il superiore di affidargli posto d'onore, pregò il destino di aiutarlo alla meta. Al comando centuria di una banda la comandò in modo ammirabile, esempio di coraggio, freddo sprezzo del pericolo, sempre in piedi temerariamente sfidando la morte che desiderava come purificatrice. Rimproverato alla vigilia di un aspro combattimento dal comandante perché nella lotta si esponeva troppo, estraendo dal portafoglio il ritratto della figlia "lo giuro su questa" disse "ch'ella non avrà a lamentarsi di avermi ricevuto alla banda. Non ci sarà nessuno domani davanti a me e farò vedere come combattono gli italiani". E mantenne la promessa. In un furioso attacco contro un nido di mitragliatrici scatta per primo, si lancia con pugnale e bombe a mano e ferito più volte cadono i suoi intorno a lui ma in ultimo sforzo giunge all'arma nemica, pugnala il tiratore e col nome della figlia sulle labbra sorridente si abbatte. Il corpo è crivellato di ferite, l'anima è in cielo, il nome è di un eroe. Chevenna, 20 gennaio 1937.[4][5]»
— Regio Decreto 7 ottobre 1937.
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«In un aspro combattimento impegnato dal battaglione in condizioni critiche di numero e di terreno, fu valido coadiutore del comandante la compagnia pel suo coraggio, per la sua calma e intelligenza. Oasi di Gargusa (Zavia), 10 febbraio 1919
2 Croci al Merito di Guerra - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia di benemerenza per i volontari della campagna dell'Africa Orientale - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna) - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa dell'Unità d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa italiana della vittoria - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa delle campagne d'Africa - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa delle operazioni militari in Africa Orientale - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k Combattenti Liberazione.
  2. ^ a b c Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare 1965, p. 208.
  3. ^ a b c Cantù, Di Febo, Moro 2013, p. 141.
  4. ^ Medaglia d'oro al valor militare De Alessandri, Giovanni, su quirinale.it, Quirinale. URL consultato l'11 luglio 2021.
  5. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato, su quirinale.it. URL consultato il 19 giugno 2018.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Francesca Cantù, Giuliana Di Febo e Renato Moro, L’immagine del nemico: Storia, ideologia e rappresentazione tra età moderna e rappresentazione, Roma, Viella, 2013, p. 207.
  • Angelo Del Boca, Gli italiani in Africa Orientale - II. La conquista dell'Impero, Milano, A. Mondadori, 2009, ISBN 978-88-04-46947-6.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, Le medaglie d'oro al valor militare Volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 208.
  • Albo d'Oro dei Decorati della provincia di Milano, a cura dell'Istituto del Nastro Azzurro - Federazione di Milano.
  • Raffaele Costantino Trischitta, Corona aurea coloniale : monografie delle medaglie d'oro A. O. I, Torino, Studio Ed. Torinese, 1938.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]