Giovanni Acerbi

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Disambiguazione – Se stai cercando la nave da guerra, vedi Giovanni Acerbi (cacciatorpediniere).
Giovanni Acerbi
Disegno tratto da Strenna-Garibaldi del giornale il Lampione di Giuseppe Garibaldi, pubblicato nel 1863.

Deputato del Regno d'Italia
LegislaturaIX-X
CollegioLendinara, Gonzaga
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoSinistra storica
Professionemilitare
Giovanni Acerbi
NascitaCastel Goffredo, 14 novembre 1825
MorteFirenze, 4 settembre 1869
Cause della mortegangrena
Luogo di sepolturaCimitero di Castel Goffredo
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Regno di Sardegna
Bandiera dell'Italia Italia
Forza armata
ArmaFanteria
Corpo
Anni di servizio1859
1860
1866
1867
GradoColonnello
ComandantiGiuseppe Garibaldi
Guerre
Campagne
BattaglieBattaglia di Mentana
Comandante di2º Reggimento Volontari Italiani
Frase celebreAll'appello della Patria rispose sempre: Presente.
Altre caricheIntendente generale della spedizione dei Mille[1]
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Giovanni Acerbi (Castel Goffredo, 14 novembre 1825Firenze, 4 settembre 1869) è stato un militare, patriota e politico italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Castel Goffredo da Giovanni Battista e Domenica Moneta. Nipote dell'esploratore Giuseppe Acerbi, svolse fin dalla giovinezza un'intensa attività cospirativa. Fu arrestato per propaganda mazziniana nel 1847 a Pavia, dove frequentava la facoltà di giurisprudenza e tradotto a Milano nelle carceri di Santa Margherita sotto l'imputazione di alto tradimento. Liberato nel corso delle "Cinque Giornate" di Milano, durante le quali combatté sulle barricate, partecipò alla difesa di Venezia (1848-1849) e successivamente fu fra i cospiratori di Mantova (1850)[2], essendone uno degli iniziali fondatori, se non addirittura il vero e proprio istitutore[3]. Quando per sfuggire alla cattura dovette lasciare il Regno Lombardo-Veneto e riparare in Svizzera, era con don Enrico Tazzoli e Attilio Mori uno dei tre membri del Comitato Direttivo della cospirazione. Fu l'unico tra i congiurati condannati in contumacia a non essere mai amnistiato dall'Austria[3].

A Genova collaborò con Mazzini alla preparazione del moto milanese del 1853. Nel 1859 partecipò alla guerra d'indipendenza nel Corpo dei Cacciatori delle Alpi, capitanato da Giuseppe Garibaldi, col grado di Sottotenente e ne seguì le imprese. Nel 1860 fu uno dei Mille e assunse le funzioni, con Ippolito Nievo come vice, d'intendente generale della spedizione garibaldina;[4] tale incarico gli venne rinnovato anche in occasione della Terza guerra d'indipendenza italiana (1866), a cui partecipò sempre a fianco a Garibaldi come Colonnello Comandante dell'Intendenza e del 2º Reggimento Volontari Italiani dopo la rimozione del Tenente Colonnello Pietro Spinazzi, e nella spedizione nell'agro romano dell'anno successivo.

Nel corso di quest'ultimo tentativo dei garibaldini di risolvere militarmente la Questione romana, nella notte tra il 28 e 29 settembre 1867 fu al comando della colonna che diede inizio all'invasione dello Stato Pontificio. Proclamò la prodittatura in nome di Garibaldi a Torre Alfina, una frazione di Acquapendente, e occupò Viterbo dopo uno scontro con i soldati papalini, nel quale fu ferito in modo non grave.

Fu deputato, militando nelle schiere della sinistra, per il collegio di Lendinara nel periodo 1865-1867 e successivamente per quello di Gonzaga. Si trasferì quindi a Firenze allora capitale d'Italia e sede del Parlamento. Qui, a seguito di un incidente di carrozza che gli produsse una gangrena al piede, morì all'età di 44 anni. Fu tumulato a Castel Goffredo e sulla sua tomba campeggia la scritta:

«Uno dei Mille
Giovanni Acerbi
nato nel 1825 morto nel 1869
all’appello della patria
1848-49-52-59-60-66-67
rispondeva sempre
presente.»

[5]

Fece parte della Commissione istituita nel dicembre 1861, per redigere il primo elenco dei Mille che sbarcarono a Marsala l'11 maggio 1860. La Commissione era composta dai generali: Vincenzo Giordano Orsini, Francesco Stocco, Giovanni Acerbi, i colonnelli; Giuseppe Dezza, Guglielmo Cenni e Benedetto Cairoli, Giorgio Manin, i maggiori; Luigi Miceli e Antonio Della Palù, i maggiori; Giulio Emanuele De Cretsckmann, Francesco Raffaele Curzio e Davide Cesare Uziel, i capitani; Salvatore Calvino e Achille Argentino. La Commissione rilasciò delle autorizzazioni a fregiarsi della medaglia decretata dal Consiglio civico di Palermo il 21 giugno 1860 per gli sbarcati a Marsala. Un altro Giurì d'onore riesaminò i titoli dei componenti la spedizione e il Ministero della Guerra pubblicò un nuovo elenco dei Mille di Marsala, nel bollettino n.21, nell'anno 1864, in base al quale furono concesse le pensioni. Sulla base del secondo elenco fu redatto in modo definitivo il documento della Gazzetta ufficiale del Regno d'Italia del 12 novembre 1878.[6]

Posterità[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1917 la Regia Marina varò il cacciatorpediniere Giovanni Acerbi, della classe Sirtori, poi distrutto da un bombardamento aereo britannico, sul porto di Massaua, il 4 aprile 1941.[7]

Il 30 ottobre 1932 venne inaugurata e posta sulla facciata di palazzo Gonzaga-Acerbi a Castel Goffredo una lapide commemorativa in marmo bianco di Carrara, progettata dallo scultore Pasquale Miglioretti e realizzata dallo scultore cremonese Adamo Anselmi.[8]

Nel 2011, in occasione del 150º anniversario dell'Unità d'Italia, Castel Goffredo gli ha dedicato un annullo filatelico speciale e una cartolina commemorativa durante un convegno specializzato.[9]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Commendatore dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa dei Mille di Marsala - nastrino per uniforme ordinaria
«Ai prodi cui fu duce Garibaldi»
— Palermo, 21 giugno 1860

Discendenza[modifica | modifica wikitesto]

Giovanni Acerbi sposò Angelica Secchi,[11] dalla quale ebbe due figli:[12]

  • Mario (†Castel Goffredo 1905);
  • Emilio (*1868 - †1952), fu sindaco di Castel Goffredo dal 1905 al 1907; ebbe due figli Giovanni (1923-2012) e Renata (*1926), ultimi discendenti della famiglia.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Bertolotti, p. 45.
  2. ^ Negli anni del 1848 Castel Goffredo fu il centro cospirativo antiaustriaco dell'alto mantovano e contò la presenza di numerosi patrioti, capeggiati da Giovanni Acerbi. Essi furono: Alessandro Bertani, organista; Luciano Bertasi, barbiere; Luigi Betti, calzolaio; Ottaviano Bonfiglio, farmacista; Claudio Casella, possidente terriero; Carlo Cessi, caffettiere, nonno di Anselmo Cessi; Domenico Fiorio, farmacista; Luigi Gozzi, praticante notaio; Giacomo Luzzardi, oste; Luigi Pesci, esattore comunale a Castiglione delle Stiviere; Anselmo Tommasi, possidente terriero; Andrea Zanoni, agricoltore; Omero Zanucchi, possidente terriero. Furono tutti arrestati e processati nel 1852 e uscirono dal carcere nel 1853 a seguito dell'amnistia.
  3. ^ a b Cipolla, cit., pag. 164.
  4. ^ Poiché la spedizione doveva avere un'Intendenza, questa fu formata sul serio, benché in verità, la cassa di guerra non contenesse che trentamila povere lire. E vi fu messo a capo Giovanni Acerbi, avanzo dei martirii di Mantova, il quale andava rivendicando nelle cospirazioni e nelle guerre l'onor del nome, macchiato da uno del casato che aveva venduto l'ingegno e le lettere all'Austria, prima ch'egli nascesse.
    Giulio Cesare Abba, Storia dei Mille
  5. ^ Centro garibaldino. Acerbi Giovanni di Battista e di Domenica Moneta. (PDF), su centrogaribaldino.it. URL consultato il 9 dicembre 2023.
  6. ^ Commissione istituita nel dicembre 1861, per redigere l'elenco dei Mille che sbarcano a Marsala per il documento della Gazzetta ufficiale del Regno d'Italia del 12 novembre 1878
  7. ^ Marina Militare. Giovanni Acerbi. cacciatorpediniere
  8. ^ Maria Rita Bruschi e Corrado Italiani, Ritratto al vero. Pasquale Miglioretti. Scultore nell'Ottocento lombardo, Verona, Scripta Edizioni, febbraio 2022, pp. 81-82.
  9. ^ Federazione fra le Società Filateliche Italiane. Italia - Annulli Speciali 2011 numero 2200, su fsfi.it. URL consultato il 30 dicembre 2011.
  10. ^ Civiltà Cattolica (a cura di), La Civiltà Cattolica, anno ventesimo, Vol. VI, Serie VII, Roma, p.680, 1869.
  11. ^ Giuseppe Garibaldi. Epistolario, Volume 13.
  12. ^ Centro garibaldino. Giovanni Acerbi.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Civiltà Cattolica (a cura di), La Civiltà Cattolica, anno ventesimo, Vol. VI, Serie VII, Roma, p.680-681, 1869. ISBN non esistente.
  • Francesco Bonfiglio, Notizie storiche di Castelgoffredo, Brescia, Tipolitografia Geroldi, 1922
  • Costantino Cipolla, Belfiore vol. 2 - I comitati insurrezionali del Lombardo-Veneto ed il loro processo a Mantova del 1852-1853, Milano, FrancoAngeli, 2006
  • Costantino Cipolla, Belfiore vol. 1 - Costituti, documenti tradotti dal tedesco ed altri materiali inediti del processo ai comitati insurrezionali del Lombardo-Veneto (1852-1853)., Milano, FrancoAngeli, 2006
  • Stefano Benetti, I leoni di Garibaldi, Sikra, Ginevra, 2007
  • Antonino Bertolotti, I comuni e le parrocchie della provincia mantovana, Mantova, 1893, SBN IT\ICCU\LO1\0370600.
  • Costante Berselli, Castelgoffredo nella storia, Mantova, 1978. ISBN non esistente.
  • Mariano Vignoli, Quanta schiera di gagliardi. Uomini e cose del Risorgimento nell'alto mantovano, 1ª ed., Mantova, 1998. ISBN non esistente
  • Giuseppe Cesare Abba, La storia dei Mille, Segreti Rivelati Edizioni, 2017.
  • Associazione storica medolese (a cura di), Due di Mille, Rudiano, GAM, 2011, ISBN 9-788889-044766.
  • Maria Rita Bruschi e Corrado Italiani, Ritratto al vero. Pasquale Miglioretti. Scultore nell'Ottocento lombardo, Verona, Scripta Edizioni, febbraio 2022, pp. 81-82, ISBN 979-12-80581-20-4.

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