Gino Mellano

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Gino Mellano (Mondovì, 26 agosto 1923Roccaforte Mondovì, 3 marzo 1945) è stato un partigiano italiano, medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Arruolatosi nella Marina militare nel 1943, il giovane marò aveva prestato servizio a La Spezia e poi nella base navale di Pola. All'annuncio dell'armistizio – era a casa in licenza – si dette subito alla macchia. Dal giugno 1944 combatté inquadrato nella Brigata "Vall'Ellero", per assumere poi il comando della "Volante" della V Divisione "Alpi-Mondovì". Nell'ottobre del 1944, la formazione attaccò, nei pressi di Pogliola, un'autocolonna tedesca, impadronendosi di un'ingente quantità di armi e munizioni e catturando ventotto tra ufficiali e soldati.

Nel marzo del 1945, quando la Liberazione era ormai alle porte, la "Volante" attaccò il presidio nazifascista di Roccaforte. Mellano, nonostante fosse stato gravemente ferito, continuò la lotta sino all'ultimo respiro, riuscendo a neutralizzare una mitragliatrice nemica e dando così ai suoi compagni la possibilità di concludere con successo l'azione.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare alla memoria - nastrino per uniforme ordinaria
«Durante un'ardita azione contro un accantonamento fortificato nemico, volontariamente si offriva di proteggere, da solo l'opera dei guastatori incaricati di abbattere le difese. Con intensa azione di fuoco richiamava su di sé la reazione avversaria e riusciva a ridurre al silenzio un'arma automatica nemica. Ferito gravemente rifiutava ogni soccorso e continuava nell'audace, impari lotta dando ai compagni la possibilità di completare l'accerchiamento dell'accantonamento e la distruzione delle difese accessorie. Nuovamente colpito in modo mortale decedeva esortando i compagni a proseguire la lotta fino al successo. Esempio di cosciente eroismo e di elevato spirito di sacrificio.»
— Roccaforte Mondovì, 3 marzo 1945[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gino Mellano, su Quirinale.it. URL consultato il 20 novembre 2018.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]