Gibo Perlotto

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"Gibo" Angelo Gilberto Perlotto (Vicenza, 20 agosto 1959) è uno scultore italiano.

È uno degli esponenti dell'arte contemporanea fabbrile nel campo dell'iperrealismo[1] .

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Gibo Perlotto è il quarto discendente di un’antica famiglia di maestri fabbrili, il bisnonno Antonio Lora fu anch'egli un importante [2] artista della lavorazione del ferro e del bronzo tra la fine dell’ottocento e il primo novecento. Ha iniziato a lavorare negli anni 1980 guidato dal padre Germano Perlotto, apprendendo le tecniche di forgiatura dei metalli. Dopo aver lavorato per importanti laboratori d’arte inizia a cimentarsi nello specifico sulle lavorazioni di ferro e bronzo, sperimentando i metodi di fusione a cera persa e finiture di conservazione dei metalli, tecniche dello sbalzo e del cesello. Si è cimentato negli anni anche ad alcuni restauri come l’Arcangelo S. Michele e il Drago, opera del 1903 di Antonio Lora, posta sulla sommità della torre campanaria di Trissino, Vicenza e il restauro della scultura a Fabio Filzi di Giuseppe Zanetti ad Arzignano, opera del 1925.

Il verismo di Gibo è stato spiegato anche dall’amico Mario Rigoni Stern che di lui scriveva:[3]

«Nella bottega del padre ha imparato l’arte di lavorare il ferro che assieme a quella della terracotta, è una delle più antiche. Nella memoria però, conserva ancora le immagini e l’uso di oggetti anche questi antichi di secoli, che oggi la tecnologia ha sostituito con altri molto più pratici ed efficaci ma che non hanno, però, l’impronta delle mani dell’uomo. Solo lo spirito di un poeta poteva pensare; fermiamoli nel tempo e nel ricordo con il ferro forgiato al color bianco e battuto sull’incudine; trasmettiamo per sempre il loro ricordo per quello che sono stati nella vita di tanti e per quello che sanno suggerirci. Così ecco la carèga di paglia consunta, il tabàro, la monèga, il bigòlo, la chitarra con le corde rotte e la cassa armonica scollata, il tajàpan… Ora sono fissati per sempre nella solidità del metallo anche per coloro che hanno memoria labile, o per chi non li aveva visti in uso: sono qui a trasmetterci di un tempo povero, sì, ma ricco forse di altre cose che abbiamo perduto.»

Gibo fa della sua arte una ricerca continua di quelle memorie della cultura dell’uomo da cui la tecnologia ci sta lentamente e inesorabilmente sempre più allontanando. I suoi temi sono: i Libri, le Carèghe, l’Orto, le opere del ciclo della Memoria contadina, i Cavalletti di pittura, le Metal-morfosi, le Crepe. Oggetti che evocano un mondo antico, che rievocano le nostre origini, la nostra storia, che non dovremmo mai dimenticare per continuare a crescere nella dimensione di uomini. Perché questo mondo attuale sempre più virtuale sta modificando le nostre percezioni, i nostri sensi, le nostre relazioni; alla fine modificherà anche i nostri sentimenti, le nostre emozioni, le nostre condivisioni, infine noi stessi, se non sapremo proteggerci, conservando memoria della nostra storia, del nostro divenire. Siamo figli di una civiltà nata dal fuoco e Gibo con il fuoco forgia opere che ci ricordano che tutto, anche il Web, la fenomenale “ragnatela globale” in cui sempre più saremo avvinti, origina da lì, dal fuoco, come un libro, una Carèga de paja, un ramo di pomodoro dell’orto.

Mostre personali[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ [1]
  2. ^ [2]
  3. ^ [3]
  4. ^ Articolo sul "Giornale di Vicenza", su ilgiornaledivicenza.it. URL consultato il 2 settembre 2019 (archiviato dall'url originale il 3 settembre 2019).
  5. ^ Articolo sul "Corriere delle Alpi"

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Alfredo Tradigo, (a cura di), L'uomo della Croce, Edizioni San Paolo, 2013, pag.452-453
  • Vittorio Sgarbi, (a cura di), Arte Salerno, 2016, Editrice Tirrena (SA), 2016 pag.175-76
  • M. Grazia Todaro, (a cura di), Expo Art Carrousel du Louwre, 2015 pag.35-36
  • Mario Rigoni Stern, (a cura di), L’Era del Fuoco (Zeitalter Des Feuers), Ceola Editore,2000 pag.9
  • Paola Cassinelli, (a cura di), Tragitti, Editore Bandecchi & Vivaldi (PT), 2016 pag.84-85-86-87-88-89.
  • Luigi Borgo, Il casus Gibo, in I dodici Apostoli di Gilberto Perlotto, Mediafactory, Cornedo-Vicenza, 2017
  • Luigi Borgo, Le cinque careghe, in Le cinque carèghe di Gilberto Perlotto, Mediafactory, Cornedo-Vicenza, 2017
  • Marco Meneguzzo, La splendida ossessione, in L'orto di Gilberto Perlotto, Mediafactory, Cornedo-Vicenza, 2018

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]