Giannino Caria

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Giannino Caria
NascitaMacomer, 30 dicembre 1945
MorteLargo della Meloria, 18 novembre 1971
Cause della mortemalore
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armata Esercito Italiano
ArmaEsercito
Specialità paracadutista incursore
Unità 9º Reggimento d'assalto paracadutisti "Col Moschin"
GradoSergente maggiore
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Giannino Caria (Macomer, 30 dicembre 1945[1]Largo della Meloria, 18 novembre 1971) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor civile alla memoria.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Sergente maggiore in forza al 9º Reggimento d'assalto paracadutisti "Col Moschin", dopo la cosiddetta tragedia della Meloria partecipò volontariamente alle operazioni di recupero dei corpi dei 46 paracadutisti morti nell'incidente[1].

Durante una delle immersioni finalizzate al recupero delle salme, Caria, colto da malore, morì. A lui, il Presidente della Repubblica dell'epoca Giuseppe Saragat, conferì la massima onorificenza civile.

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor civile - nastrino per uniforme ordinaria
«Con alto senso di generosa solidarietà e con ardimentoso slancio, chiedeva di partecipare volontariamente alle difficili operazioni di recupero delle salme dei propri commilitoni rimaste prigioniere, sul fondo del mare, nel relitto di un aereo, inabissatosi in tragiche circostanze. Malgrado la violenta avversità degli elementi naturali, non desisteva dall'effettuare ripetute, rischiose immersioni, fin quando restava vittima del proprio indomito valore, facendo olocausto della giovane vita e legando, così, il suo destino a quello dei commilitoni caduti. Nobile esempio di completa dedizione al dovere e di sublime abnegazione.»
— Largo della Meloria (Livorno), 18 novembre 1971[2].

A Caria è intitolata una via e un istituto scolastico della sua città natale, Macomer.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Una targa in ricordo del paracadustista Giannino Caria, in La Nuova Sardegna, 20 settembre 2017. URL consultato il 25 aprile 2021.
  2. ^ Quirinale.it

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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