Gherardo Bosio

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Gherardo Bosio

Gherardo Bosio (Firenze, 19 marzo 1903Firenze, 16 aprile 1941) è stato un architetto, ingegnere e urbanista italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Gherardo Bosio fu una delle personalità di spicco nel gruppo dei giovani architetti fiorentini degli anni trenta del Novecento. Nato a Firenze nel 1903, si laurea a Roma nel 1926 in Ingegneria civile e inizia la sua attività professionale sotto la guida di Ugo Giovannozzi, continuando a frequentare la Scuola Superiore di Architettura di Firenze dove si laurea nel 1931, con un periodo di lavoro nello studio McKim, Mead & White a New York.

Bosio viene inserito nelle più alte cerchie fiorentine che ben presto, per intraprendenza e capacità, lo proiettano a contatto con le più importanti personalità politiche e aristocratiche italiane per le quali progetta e realizza opere che superano la dicotomia tra eclettismo e funzionalismo tipico degli anni trenta italiani per collocarsi su una personale visione del progetto come elegante contenitore di spazi di vita. In questi primi anni partecipa ai lavori della commissione per il riassetto urbanistico di Firenze, alla mostra e alla commissione per il concorso nazionale del Giardino Italiano e alla commissione per la riprogettazione del litorale viareggino. Durante la sua carriera è inserito in molte commissioni di esame, di concorso e di organizzazione per manifestazioni, tra cui la Commissione Edilizia di Firenze a cui propone indicazioni di lavoro e giudizio confrontandosi con i colleghi romani e milanesi per elaborare al meglio modifiche ai regolamenti edilizi, svelando una visione d'insieme del processo architettonico d'avanguardia per il tempo.

Partecipa poi a concorsi di architettura come quello internazionale per il Faro a Colón a Santo Domingo, progetta e restaura ville e appartamenti come Villa Acton e realizza i primi arredamenti per gli Uffici del Movimento Forestieri e per le varie Fiere dell'Artigianato essendo già dal 1931 insieme a Raffaello Fagnoni e altri ordinatore della Fiera. Per l'idea di una rinnovata architettura in cui l'Italia potesse trovare una propria identità contemporanea, si batte scrivendo e pubblicando articoli di architettura, arredamento e di arti decorative su vari giornali. Nel 1932 tiene a Firenze un corso di arredamento della casa organizzato dalle Donne Professioniste e Artiste. Sempre in questi primi anni, oltre a insegnare alla Regia Scuola di Architettura di Firenze ed essere nominato Direttore della scuola Umberto I sempre a Firenze, si fa promotore della costituzione del Gruppo Toscano insieme a Giovanni Michelucci, Pier Niccolò Berardi e Sarre Guarnieri con i quali realizza i nuovi padiglioni fieristici della città.

Finita questa esperienza si separa dal gruppo per disaccordi con Michelucci e partecipa alla V Triennale di Milano del 1933, in cui consolida i rapporti con Gio Ponti, e al concorso per la stazione di Venezia insieme all'amico Ferdinando Poggi, che resterà suo collaboratore anche negli anni seguenti a Tirana. Nel 1934 con la Casa del Golf dell'Ugolino a Firenze nella quale chiama anche Luigi Nervi a collaborare per le strutture dei trampolini della piscina, presentata l'anno precedente alla V Triennale milanese, si mette in evidenza come figura di spicco della nuova architettura italiana grazie a numerosi riconoscimenti e pubblicazioni sulle più importanti riviste di architettura. Degli stessi anni sono inoltre il progetto per Villa Ginori Conti a Cerreto di Pomarance in cui la passione mediterranea si fonde con il più raffinato razionalismo italiano, la sistemazione di Villa della Gherardesca a Bolgheri, arredamenti di numerose case private e uffici come l'Istituto Italiano di Budapest, Bucarest e il progetto per la sede della Casa d'Italia a La Paz.

Nei primi mesi del 1936, dietro sua richiesta, in qualità di Ufficiale di complemento di Cavalleria, chiede di partire volontario per l'Africa Orientale Italiana, dove rimane fino alla fine dell'anno. Qui ha la possibilità di studiare e redigere i progetti per i piani regolatori e le maggiori architetture civili di Gondar, Gimma e Dessiè, oltre a stendere progetti per Addis Abeba, che racconta poi in patria come relatore al I Congresso di Urbanistica di Roma del 1937 e al III Congresso di Studi Coloniali di Firenze e Roma. I lavori per le città africane continuano senza sosta e con frequenti viaggi anche una volta rientrato in patria. Nell'aprile 1939 viene scelto, oltre che per le sue capacità di urbanista, di architetto, arredatore e disegnatore di oggetti, anche per l'appoggio di Zenone Benini, sottosegretario agli Affari Albanesi, per creare un ufficio centrale in Albania capace di progettare e far eseguire i maggiori piani regolatori ed edifici della nuova colonia italiana, concretizzando quanto da lui già proposto al Ministero dell'Africa Italiana. A Tirana dirige per il Ministero italiano l'ufficio centrale per l'edilizia e l'urbanistica dell'Albania. Vengono anche eseguiti, con l'aiuto dei suoi collaboratori, i progetti per i piani regolatori di Valona, Elbasan e altre città.

Bosio riceve anche incarichi personali tra i quali quelli per la redazione nel piano regolatore di Tirana, dei progetti del viale dell'Impero, piazza del Littorio e i principali edifici pubblici, tra cui la Casa del Fascio, gli Uffici Luogotenenziali, la sede dell'Opera Dopolavoro Albanese e della Gioventù Littoria Albanese, dello Stadio e del completamento della Villa Luogotenenziale. Nonostante i numerosi impegni in Africa e Albania, Bosio riesce a portare avanti anche in Italia numerosi progetti tra cui il Padiglione dell'Albania alla Fiera del Levante di Bari e alla Mostra delle Terre Italiane d'Oltremare a Napoli, Piscina del Circolo del Tennis a Firenze, arredamenti di Villa Ciano a Capri, di villa Benini a Forte dei Marmi e di Casa Della Gherardesca a Firenze, inoltre la trasformazione e ampliamento di Palazzo Giuntini a Firenze.

Bosio muore nell'aprile 1941, a 38 anni[1].

Piazza "Madre Teresa" in Tirana
La sede degli Uffici Luogotenenziali a Tirana oggi Ufficio del Primo Ministro albanese

Regesto delle opere[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ R. Renzi, Gherardo Bosio. Opera completa 1927-1941, Firenze, 2016 ISBN 9788879707640, Edifir Edizioni, p. 354.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • G. Bosio, Future città dell'Impero, in "Architettura", XVI, luglio 1937, pp. 417-432
  • A. Maraini, Gherardo Bosio e la sua opera, in "Illustrazione Toscana e dell'Etruria", 9, settembre 1941, pp. 18-21
  • G. Ponti, Ricordo di Gherardo Bosio, in "Stile", luglio 1941, pp 14-19
  • G. Carapelli, Gli operatori, in Edilizia in Toscana fra le due guerre, Edifir, Firenze 1994, pp 214-215
  • Gherardo Bosio architetto fiorentino 1903-1941, a cura di C. Cresti, Pontecorboli, Firenze 1996
  • P. Malentacchi, Scheda su Gherardo Bosio, in Guida agli archivi di architetti e ingegneri del Novecento in Toscana, a cura di E. Insabato, C. Ghelli, pp. 77-83
  • R. Renzi, Gherardo Bosio. Le Ville, Alinea, Firenze 2010
  • R. Renzi (a cura di), Il panorama dell'arredamento. Appunti inediti per un ciclo di lezioni di Gherardo Bosio, Raleigh, North Carolina, 2012.
  • R. Renzi, Gherardo Bosio. Opera completa 1927-1941, Firenze, 2016.

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