Gaston Billotte

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Gaston Henri Gustave Billotte
NascitaSommeval, 10 febbraio 1875
MorteYpres, 23 maggio 1940
Dati militari
Paese servitoBandiera della Francia Francia
Forza armata Armée de terre
ArmaFanteria
Anni di servizio1896 - 1940
GradoGenerale d'armata
Guerreprima guerra mondiale
Guerra del Rif
seconda guerra mondiale
CampagneCampagna di Francia
BattaglieFall Gelb
Comandante di1° gruppo di armate
DecorazioniCavaliere dell'Ordine della Legion d'onore
Studi militariÉcole spéciale militaire de Saint-Cyr
Pubblicazionivedi qui
Dati tratti da World War II in Europe: An Encyclopedia[1]
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Gaston Henri Gustave Billotte (Sommeval, 10 febbraio 1875Ypres, 23 maggio 1940) è stato un generale francese, comandante del 1º Gruppo di Armate durante la Campagna di Francia del maggio 1940.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque il 10 febbraio 1875[1] a Sommeval (dipartimento dell'Aube)[2] in una famiglia di origine borgognone[3] figlio del direttore di una scuola pubblica. Frequenta l'École spéciale militaire de Saint-Cyr,[1] (Promotion d'Alexandre III), da cui uscì nel 1896, assegnato alla fanteria di marina.[4] Con essa presta servizio nel Tonchino e successivamente in Cina. Rientrato in Patria frequenta la Scuola di guerra, corso 1907-1909, e dopo aver conseguito il diploma ritorna nel Tonchino come comandante di battaglione prestandovi servizio tra il 1911 ed il 1913. In quell'anno viene trasferito in Marocco dove presta servizio fino al 1915 in seno al Corpo d'occupazione. Nel corso di quell'anno viene promosso al grado di tenente colonnello, assegnato al Grand Quartier Général (GQG) come capo della sezione operazioni all'estero (Théâtre des Opérations Extérieures). Promosso colonnello nel 1916, viene nominato comandante del 3e bureau del Quartier generale. Nel corso del 1918 assume il comando di un reggimento di fanteria, rimanendo contaminato dall'Iprite presso il Monte Kemmel.

Dopo la fine della prima guerra mondiale, tra l'aprile 1919 ed il dicembre 1920, fa parte della missione militare francese presente in Polonia durante la guerra sovietico-polacca. Promosso generale di brigata nel luglio del 1920, dal febbraio al giugno 1921 comanda la 1ª Brigata di fanteria della Tunisia, appartenente alla subdivisione di Tunisi. Dal giugno 1921 al novembre 1924 presta servizio come comandante della 2ª Divisione del Levante. Tra il 1925 ed il 1926 ritorna in Marocco per partecipare alle operazioni belliche durante la guerra del Rif contro i ribelli del cadì Abd el-Krim. Nell'aprile 1927 viene promosso generale di divisione, destinato alla Stato maggiore delle truppe coloniali. Nel dicembre dello stesso anno assume il comando della 10ª Divisione di fanteria coloniale, per passare poi alla 3ª Divisione di fanteria coloniale nel maggio 1929. Nel 1930 assume il comando delle forze armate francesi presenti in Indocina.[4] Al suo ritorno in patria viene nominato generale d'armata,[4] entrando a far parte del Conseil supérieur de la guerre.[5] Dal febbraio 1936 al dicembre 1937 fu presidente del Comitato consultivo per la difesa delle colonie[6].[1] Nel febbraio 1937 doveva andare a riposo per raggiunti limiti di età, ma fu mantenuto in attività a causa del deteriorarsi della situazione internazionale. Il 17 novembre dello stesso anno assume la carica di Governatore militare di Parigi.

Il 2 settembre 1939, dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, assume il comando del 1º Gruppo di Armate,[1] la cui competenza si estendeva da Montmédy, sulla Mosa, al Mare del Nord.[7] Nel mese dicembre, dopo la vittoriosa offensiva tedesca in Polonia, redasse un rapporto ai suoi superiori, i generali Maurice Gamelin e Alphonse Georges, sull'impiego delle forze corazzate[8]. Tale relazione, piuttosto dettagliata, metteva in guardia l'alto comando francese sulla tattica di impiego adottata delle forze corazzate tedesche durante la campagna di Polonia[9]. Egli sottolineò che il terreno su cui si era svolta l'offensiva, poco favorevole alla difesa, unito alla scarsita di fortificazioni ed armi anticarro a disposizione della armate polacche, avevano portato alla rapida vittoria della Wehrmacht[8]. Inoltre tracciò un paragone con l'eventuale offensiva tedesca in Belgio, giudicando la situazione simile a quella polacca. Nel suo rapporto indicò correttamente[4] in circa 2 000 i carri armati a disposizione delle forze tedesche e disse che: numériquement et techniquement, notre supériorité sur les cinq divisions blindées allemandes ne fait pas de doute. Mais que, tactiquement ce n'est pas vrai puisque nous n'avons que trois divisions mécanisées à leur opposer[9].

Durante la battaglia di Francia diresse il corretto svolgimento del piano Dyle,[10] condotto dalla Ie,[11] VIIe e IXe Armée[11] a partire dal 10 maggio 1940.[12] La manovra non ebbe successo, l'attacco tedesco nel Belgio si rivelò una finta, mentre le forze corazzate tedesche, passando per la foresta delle Ardenne, ruppero il fronte francese a Sedan, nel punto di giunzione tra la IXe Armée del generale André Corap[13] e la IIe del generale Charles Huntziger.[13] Il giorno 12[14] assunse il ruolo di coordinamento[15] tra le forze armate francesi, belghe, olandesi ed inglesi operanti sul territorio del Belgio e dell'Olanda.[15] Purtroppo il suo ruolo venne inficiato dalla mancanza di intesa con il re Leopoldo III del Belgio[16] e il comandante della British Expeditionary Force,[1] generale John Gort.[17] Il 14 maggio l'esercito olandese si arrese, e egli diede ordine a tutte le forze alleate di ritirarsi dietro la Schelda. Tentò di organizzare la difesa, cercando di bloccare l'avanzata della Panzerdivision tedesche verso il mare, ma senza successo. Il 15 maggio avvenne il rapido crollo[18] del settore tenuto dalla IXe Armée di Corap, con conseguente apertura di una enorme falla nel fronte francese.[18] Il suo morale scese al minimo,[19] e il 18 maggio[20] ebbe un incontro con Gort, al termine dichiarò ad un ufficiale inglese: sono distrutto e non posso fare nulla contro questi Panzer.[19] Il 20 maggio il governo inglese, preoccupato per la situazione in Francia, mandò il Capo di Stato Maggiore Generale Imperiale Edmund Ironside[21] ad incontrare Lui e Blanchard. L'incontro fu particolarmente penoso,[21] ed il generale inglese ebbe la sensazione che né egli né Blanchard avessero più il controllo della situazione.[21] Ironside cercò senza successo di scuoterlo arrivando, come scrisse nel suo diario, a prenderlo per il bavero del cappotto militare.[19] I due generali concordarono, nonostante l'opposizione di Gort, di lanciare un contrattacco[21] su Arras[10] nel tentativo di fermare l'avanzata tedesca, impegnando le forze di riserva del B.E.F comandate dal generale Harold Franklyn.[21]

Il 21 maggio partecipò alla conferenza di Ypres,[22] indetta dal nuovo comandante supremo dell'esercito francese, generale Maxime Weygand,[23] e che vedeva anche la partecipazione del re Leopoldo III del Belgio e del generale inglese Lord Gort.[24] Tale riunione[24] aveva lo scopo di riorganizzare le forze alleate lanciando una contemporanea controffensiva da nord e da sud che avrebbe arrestato l'avanzata tedesca sulla Somme.[23] Dopo il termine della riunione, nella notte tra il 21 ed il 22 maggio, mentre stava rientrando al suo comando la macchina[24] che lo trasportava ebbe un incidente stradale dovuto ad un probabile colpo di sonno dell'autista. La vettura tamponò un camion di profughi[24] nel villaggio di Locre (Belgio)[25], nei pressi di Bailleul[26]. Rimasto gravemente ferito, entrò in coma,[24] dal quale non si sarebbe più ripreso. Morì due giorni dopo, il 23 maggio,[1] presso l'ospedale di Ypres.[1] Sulla sua tomba venne scritto Mort pour la France.

Nonostante le sue mancanze la sua morte fu catastrofica per l'alto comando francese, il suo successore designato Henri Giraud venne catturato dai tedeschi poco dopo, ed il nuovo comandante,[27] il generale Blanchard, ignorava del tutto il piano operativo concordato a Ypres. Suo figlio Pierre-Armand Billotte (1906-1992), fu un generale ed uomo politico francese.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Francesi[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine della Legion d'onore - nastrino per uniforme ordinaria
Ufficiale dell'Ordine della Legion d'onore - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine della Legion d'Onore - nastrino per uniforme ordinaria
Grand'Ufficiale dell'Ordine della Legion d'Onore - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Legion d'Onore - nastrino per uniforme ordinaria
Croix de Guerre francese del 1914-1918 - nastrino per uniforme ordinaria
Médaille Interalliée 1914-1918 - nastrino per uniforme ordinaria
Médaille commémorative de la guerre 1914-1918 - nastrino per uniforme ordinaria
Médaille commémorative de Syrie-Cilicie - nastrino per uniforme ordinaria
Médaille Coloniale con barretta "Maroc" - nastrino per uniforme ordinaria
Medaille commemorative de la Campagne d'Italie - nastrino per uniforme ordinaria
Médaille commémorative d'Orient - nastrino per uniforme ordinaria

Estere[modifica | modifica wikitesto]

Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia (Italia) - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine di Ouissam Alaouite (Marocco) - nastrino per uniforme ordinaria
Croix de guerre 1914-1918 (Belgio) - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine di Leopoldo II (Belgio) - nastrino per uniforme ordinaria
Grande Ufficiale dell'Ordine della Corona (Belgio) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine del Bagno (Gran Bretagna) - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine reale vittoriano (Gran Bretagna) - nastrino per uniforme ordinaria

Pubblicazioni[modifica | modifica wikitesto]

  • L'Épopée coloniale en Afrique occidentale française, Editions E. Malfère, Paris, 1938, in collaborazione con Albert Alfred Louis Duboc.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h Zabecki, Lamar 2015, p. 232.
  2. ^ Archives départementales de l'Aube, su archives-aube.com. URL consultato il 18 gennaio 2013 (archiviato dall'url originale il 14 ottobre 2007).
  3. ^ Biographies des députés de la IVe République: Pierre BILLOTTE
  4. ^ a b c d Dildy 2015, p. 12.
  5. ^ Operò in seno al Conseil supérieur de la guerre dal novembre 1933 allo scoppio della seconda guerra mondiale.
  6. ^ Comité consultatif de défense des colonies
  7. ^ Shepperd 2009, p. 11.
  8. ^ a b Horne, Alistair. To Loose a Battle: France 1940, Little Brown & Company, Boston, Massachusetts, 1969
  9. ^ a b The republic in Danger, General Maurice Gamelin and the Politics of French Defence, 1933–1940 de Martin S. Alexander, Université de Southampton, novembre 2003
  10. ^ a b Zabecki, Lamar 2015, p. 1389.
  11. ^ a b Grehan, Mace 2014, p. 29.
  12. ^ Grehan, Mace 2014, p. 32.
  13. ^ a b Shepperd 2009, p. 35.
  14. ^ Shepperd 2009, p. 41.
  15. ^ a b Grehan, Mace 2014, p. 38.
  16. ^ Grehan, Mace 2014, p. 35.
  17. ^ Jackson 2003, p. 85.
  18. ^ a b Shepperd 2009, p. 15.
  19. ^ a b c Jackson 2003, p. 86.
  20. ^ Shepperd 2009, p. 79.
  21. ^ a b c d e Shepperd 2009, p. 81.
  22. ^ Jackson 2003, p. 61.
  23. ^ a b Clayton 2015, p. 82.
  24. ^ a b c d e Shepperd 2009, p. 83.
  25. ^ III-10 Le cahier de Valentine BUTTIN (1894-1978) Archiviato il 10 aprile 2015 in Internet Archive.
  26. ^ La France accuse les maquilleurs de son histoire de Pierre Porthault, 1968, pag.264
  27. ^ Grehan, Mace 2014, p. 61.
  28. ^ http://www.culture.gouv.fr/Wave/savimage/leonore/LH100/PG/FRDAFAN84_O19800035v0007821.htm

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Andre Beaufre, 1940: The Fall of France, London, Cassell, 1967.
  • (EN) Alan Brooke, Alex Danchev, Daniel Todman, War Diaries, 1939–1945, London, Phoenix Press, 2001.
  • (EN) Anthony Clayton, General Maxime Weygand, 1867-1965: Fortune and Misfortune, Bloomington, Indiana University Press, 2015, ISBN 0-253-01585-5.
  • (EN) Doug Dildy, Fall Gelb 1940 (2): Airborne assault on the Low Countries, Botley, Osprey Publishing, 2015, ISBN 1-4728-0274-8.
  • (EN) John Grehan, Martin Mace, The BEF in France 1939-1940: Manning the Front Through to the Dunkirk Evacuation, London, Pen & Sword Military, 2014, ISBN 1-78346-211-6.
  • (EN) John Greenwood, Karl-Heinz Frieser, The Blitzkrieg Legend: The 1940 Campaign in the West, Annapolis, Naval Institute Press, 2005.
  • (EN) Alistair Horne, To Loose a Battle: France 1940, Boston, Little Brown & Company, 1969.
  • (EN) Julian Jackson, The Fall of France. The Nazi Invasion on 1940, Oxford, Oxford University Press, 2003, ISBN 978-0-19-280300-9.
  • Alan Shepperd, La guerra lampo in Francia, Botley, Osprey Publishing, 2009, ISBN 0-8131-7174-1.
  • (EN) David T. Zabecki, Glen Lamar, World War II in Europe: An Encyclopedia, New York, Routledge, 2015, ISBN 1-135-81242-X.

Periodici[modifica | modifica wikitesto]

  • Giuseppe Federico Ghergo, L'evoluzione nell'impiego dei mezzi corazzati, 1919-1939, in Storia Militare, n. 232, Parma, Ermanno Albertelli Editore, gennaio 2013, pp. 36-37.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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