Franco Tosoni Pittoni

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Franco Tosoni Pittoni
NascitaTrieste, 2 dicembre 1904
MorteOceano Atlantico, 5 luglio 1941
Cause della mortecaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Marina
Specialitàsommergibilista
GradoCapitano di Corvetta
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneMediterraneo - Campagna italiana dell'Atlantico
Comandante disommergibile Alpino Bagnolini
sommergibile Michele Bianchi
Decorazionimedaglie di bronzo
Studi militariRegia Accademia Navale di Livorno
dati tratti da Uomini della Marina, 1861-1946[1]
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Franco Ribelle Tosoni Pittoni (Trieste, 2 dicembre 1904Oceano Atlantico, 5 luglio 1941) è stato un militare italiano. Prestò servizio con la Regia Marina durante la seconda guerra mondiale nel corso della quale fu il primo sommergibilista italiano a riportare una vittoria con l'affondamento dell'incrociatore britannico Calypso.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Trieste il 2 dicembre 1904, figlio di Francesco, ingegnere impiegato all'ufficio tecnico comunale di Trieste, originario di Cormons e deceduto a soli 41 anni nel 1917 presso l'ospedale di Feldhof, presso Merano, e di Angela Marcolin Bosco (1880-1940), sarta e ricamatrice, terzo di quattro figli, Anita (1901-82, famosa stilista), Bruno (1902-60, ingegnere), Franco Ribelle (1904-41) e Silvio Gracco (1908-10).[1]

Arruolato nella Regia marina per il servizio militare di leva nel 1924, frequentò il corso per ufficiali di complemento presso la Regia Accademia Navale di Livorno conseguendo la nomina a guardiamarina l'anno successivo.[1] Prestò servizio su varie unità , tra cui i sommergibili Corallo e Lazzaro Mocenigo, il cacciatorpediniere Monfalcone e la nave da battaglia Giulio Cesare.[1] Nel 1930 fu trasferito in servizio permanente effettivo, assegnato alla Scuole C.R.E.M. di Pola passando successivamente sul sommergibile Fisalia.[1]

Nel 1933, promosso tenente di vascello, prese parte alle operazioni si supporto alla Crociera aerea del Decennale[N 1] imbarcato come comandante in seconda sulla vedetta Giuseppe Biglieri, al comando del capitano di corvetta Umberto Rouselle[N 2] che assieme alla Pellegrino Matteucci scortò il convoglio.[1]

In seguito ebbe imbarchi sull'esploratore Quarto (Ufficiale E dal 4 agosto 1934), sul sommergibile Fisalia (quale ufficiale in seconda nel 1935), sull'incrociatore pesante Bolzano nel 1936-1938.[1] Frequentata la Scuola navale di comando nel 1938, fu poi al comando del nuovo sommergibile Tembien dal 7 aprile 1939 e della nuova torpediniera Pallade nel 1939-1940.[1]

Per la grande considerazione allo stato maggiore, il 25 aprile 1940 ottenne il comando di un'altra nuovissima costruzione: il sommergibile Alpino Bagnolini,[1] dedicato ad un militare piemontese decorato, caduto della guerra di Etiopia nella battaglia dell'Ascianghi il 31 marzo 1936.

L'affondamento del Calypso[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: HMS Calypso (D61).

Il 6 giugno 1940, prima dell'inizio delle ostilità, al comando del'Alpino Bagnolini, lasciò il porto di Taranto insieme al sommergibile Capitano Tarantini per raggiungere la zona operativa assegnata. All'inizio delle ostilità, ricevuto il segnale convenzionale da Maricosom[2], si dispose in attesa. Nella notte tra l'11 e il 12 giugno le vedette avvistarono l'incrociatore leggero britannico Calypso (4.180 t) che insieme al gemello Caledon stava procedendo fra Creta e l'isolotto di Gaudo in missione esplorativa di avanguardia[3]. D'istinto decise di attaccare con il sommergibile in superficie, senza sapere che si trattava della tattica approntata da Karl Doenitz per gli U-Boot tedeschi[2]. Trovatosi una buona posizione d'attacco, il sommergibile lanciò un primo siluro ma non fece in tempo ad ordinare il secondo lancio che la deflagrazione del primo siluro squarciò la nave inglese. Ordinò immediatamente l'immersione per sfuggire al secondo incrociatore che avrebbe presto incominciato la caccia al sommergibile[3] insieme ai cacciatorpediniere di scorta[4]. Per confondere l'avversario manovrò modificando continuamente la velocità e la profondità[5].

La nave colpita affondò con 39 uomini (tra cui un ufficiale), mentre il Bagnolini uscì indenne dal bombardamento con cariche di profondità condotto dalla scorta dell'incrociatore[5]. Dopo l'affondamento il comandante Tosoni Pittoni inviò comunicazione al comando:

«Bagnolini fine indicazione autorità mittente. Avvistati ore 01.00 cacciatorpediniere seguiti metri 5.000 da incrociatori tipi imprecisati con rotta ovest alt lanciato siluro et colpito incrociatore punto 022512.»

Dopo l'attacco egli fu promosso sul campo capitano di corvetta[7] e insignito della prima medaglia d'argento al valor militare. L'affondamento dell'incrociatore britannico fu citato sul bollettino di guerra nº 1 insieme all'affondamento, avvenuto il giorno successivo, della petroliera norvegese Orkanger da parte del sommergibile Naiade:

«Nel Mediterraneo nostri sommergibili hanno silurato incrociatore e petroliera di 10.000 tonnellate.»

Betasom[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Betasom.

Dopo una seconda missione, il 13 settembre 1940 il Bagnolini attraversò lo stretto di Gibilterra per trasferirsi a Bordeaux alla base atlantica di BETASOM e il 18 settembre affondò il mercantile spagnolo Cabo Tortosa che pur essendo neutrale era stato indicato erroneamente dai servizi segreti come al servizio degli Alleati[9]. Inizialmente intenzionato a verificare la merce trasportata fu l'arrivo all'orizzonte di unità navali che lo fecero decidere per l'affondamento[10]. All'equipaggio fu lasciato il tempo di mettersi in salvo.

L'8 dicembre 1940 partì per una nuova missione a ovest dell'Irlanda e undici giorni più tardi colò a picco il piroscafo britannico Amicus (3.660 tsl). In questa occasione il Bagnolini venne sottoposto a una lunga caccia da parte delle unità di scorta britanniche, e danneggiato dfalle bombe di profondità il sommergibile dovette emergere e impegnare combattimento in superficie, riuscendo a disimpegnarsi e rientrare alla base.[1] Per questo fatto fu insignito della seconda medaglia d'argento al valor militare e della Croce di Ferro tedesca di seconda classe.[1]

Il 15 aprile 1941 fu assegnato al comando del sommergibile Michele Bianchi, anch'esso operante in Atlantico; morì nel suo affondamento avvenuto il 5 luglio 1941, alla foce della Gironda, da parte del sommergibile britannico Tigris.[1] Non vi furono superstiti.[1]

Affondamenti avvenuti sotto il comando di Franco Tosoni Pittoni[modifica | modifica wikitesto]

Sommergibile Data Nave affondata Nazionalità Tonnellaggio Note
Alpino Bagnolini 12 giugno 1940 HMS Calypso Bandiera del Regno Unito Regno Unito 4180 tsl
Alpino Bagnolini 18 settembre 1940 Cabo Tortosa Bandiera della Spagna Spagna 3302 tsl
Alpino Bagnolini 19 dicembre 1940 Amicus Bandiera del Regno Unito Regno Unito 3660 tsl

[11]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di sommergibile, avvista in ore notturne una forza navale nemica, composta da incrociatori e cacciatorpediniere, la attaccava risolutamente con siluro ed affondava uno degli incrociatori, nonostante viva reazione nemica, dimostrando in tutta l'azione doti cospicue di coraggio, di serenità e di perizia nella condotta dell'unità al suo comando. Mediterraneo Orientale, notte del 12 giugno 1940.[12]»
— Regio Decreto 3 ottobre 1941.
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di sommergibile oceanico, nel corso di una lunga missione atlantica affondava un piroscafo nemico. Fatto successivamente segn a violenta azione offensiva che danneggiava la propria unità, emergeva dopo aver preso tutte le disposizioni necessarie per una disperata difesa in superficie e, con abile manovra, mentre si sottraeva ad una critica situazione, riusciva a silurare un incrociatore ausiliario nemico. Faceva fronte con ogni mezzo alle gravi deficienze derivanti dalle avarie subite, riuscendo a portare in salvo l'unità. Oceano Atlantico, dicembre 1940.[12]»
— Regio Decreto 2 dicembre 1940.
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di sommergibile in numerose missioni di guerra in acque insidiate dall'avversario, dimostrava di possedere elevata capacità professionale e spirito di sacrificio. In ogni circostanza superava con serenità ed ardimento i pericoli delle insidie nemiche. Mediterraneo e Oceano Atlantico 10 giugno 1940-1º maggio 1941.[12]»
— Decreto del Capo Provvisorio dello Stato, 17 maggio 1947.
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di sommergibile oceanico partecipava a numerose missioni di guerra assolvendo il proprio incarico con abnegazione ed elevato sentimento del dovere. Nei pericoli e fra le insidie avversarie, dava sempre prova di serenità e coraggio. Scompariva in mare, combattendo per la Patria, in seguito alla perdita dell'unità. Oceano Atlantico 2 maggio-9 giugno 1941.[12]»
— Decreto del Capo Provvisorio dello Stato, 17 maggio 1947.
Croce al merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria

Onorificenze estere[modifica | modifica wikitesto]

Croce di Ferro di seconda classe (Germania) - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Che come è noto ebbe il supporto di due battelli sommergibili, il (Balilla e il Domenico Millelire).
  2. ^ Che durante la seconda guerra mondiale comanderà l'incrociatore pesante Trieste col grado di capitano di vascello.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m Alberini, Prosperini 2016, p. 522.
  2. ^ a b Giulio Raiola, Un bersaglio alla luce del sole, su Historia n. 386, aprile 1990, pag 62
  3. ^ a b Giorgerini 2002, p. 238.
  4. ^ Candia 2011, p. 48.
  5. ^ a b Giorgerini 2002, pp. 238-239.
  6. ^ Candia 2011, pp. 48-48.
  7. ^ Candia 2011, p. 50.
  8. ^ Candia 2011, p. 49.
  9. ^ Giorgerini 2002, p. 442.
  10. ^ Battelli Il capitano di corvetta Tosoni Pittoni aveva intenzione di emergere e verificare il cargo, ma fumo all'orizzonte lo costrinse a prendere la critica decisione di attaccare
  11. ^ Totale Affondamenti
  12. ^ a b c d http://decoratialvalormilitare.istitutonastroazzurro.org/#

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Paolo Alberini e Franco Prosperini, Uomini della Marina, 1861-1946, Roma, Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Marina Militare, 2016, ISBN 978-8-89848-595-6.
  • Elio Andò, BETASOM. I sommergibili italiani negli oceani, Campobasso, Italia Editrice, 1997.
  • Fulvio Candia, L'eroismo dei marinai italiani, Milano, Greco & Greco Editori, 2011.
  • Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2002, ISBN 978-88-04-50150-3.
  • Giorgio Giorgerini, Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2002, 978-8-80450-537-2.
Periodici
  • Erminio Bagnasco e Maurizio Brescia, I sommergibili italiani 1940-1943. Parte 1ª-Mediterraneo, in Storia Militare Dossier, n. 11, Parma, Ermanno Albertelli Editore, novembre-dicembre 2013.
  • Erminio Bagnasco e Maurizio Brescia, I sommergibili italiani 1940-1943. Parte 2ª-Oceani, in Storia Militare Dossier, n. 11, Parma, Ermanno Albertelli Editore, gennaio-febbraio 2014.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Cristiano D'Adamo, Battelli, su Regia Marina. URL consultato il 16 gennaio 2023.