Francesco Verrotti

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Francesco Verrotti
NascitaNapoli, 6 maggio 1919
MorteMarmarica, 20 dicembre 1941
Cause della morteFerite riportate in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
Anni di servizio1939-1941
GradoSottotenente di complemento
GuerreSeconda guerra mondiale
BattaglieAssedio di Tobruch
Operazione Crusader
Decorazionivedi qui
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
voci di militari presenti su Wikipedia

Francesco Verrotti (Napoli, 6 maggio 1919Marmarica, 20 dicembre 1941) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso delle seconda guerra mondiale[2].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Napoli il 6 maggio 1919, figlio di Giuseppe[N 1] dalla nobildonna Rosa Miraglia del Giudice.[2] Terminati gli studi classici, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell'università di Napoli conseguendo la laurea a soli 21 anni con il massimo dei voti.[3] Arruolatosi nel Regio Esercito, dopo aver frequentato a Fano, il corso per allievi ufficiali di complemento presso il 94º Reggimento fanteria, fu nominato aspirante ufficiale nel 1939 e assegnato al 40º Reggimento fanteria venne inviato in Libia, dapprima di stanza a Tripoli e poi a Bardia.[3] Nel 1941 partecipò alle operazioni militari a Tobruk, dove era assediata la 70ª Divisione britannica, ed assunse il comando di un caposaldo del settore nord tenuto dalla 25ª Divisione fanteria "Bologna".[3] A metà del mese di novembre 1941 era quasi terminata la preparazione per un attacco italo-tedesco contro Tobruk, mentre l'8ª Armata inglese, in Egitto, si accingeva ad attaccare le truppe italiane.[3] Il comando del 40º Reggimento ricevette l’ordine di posizionare il I e il II Battaglione occupando i capisaldi a sud della via Balbia, sulla linea di fronte a Tobruk.[3] Il 1 novembre le forze britanniche lanciarono l'attacco, ed egli rimasto ferito una prima volta, continuò a combattere fino a che, ferito una seconda volta, cadde al suo privo di sensi e fu fatto prigioniero di guerra.[4] Decedette in prigionia per la gravità delle ferite riportate in un ospedale della Marmarica il 20 dicembre 1941, e fu poi insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[4] Le sue spoglie mortali furono dapprima trasferite ad El Alamein e, nel maggio 1974 nel mausoleo di Penne.[3] Gli sono state intitolate vie a Pescara, Gallarate, Catania, Napoli, Fano, Penne, Pianella, Fiumicino, Torricella Sicura.[3]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Assunto volontariamente il comando di un importante caposaldo, resisteva con tenacia ed ardimento ai reiterati, violenti attacchi nemici. Ferito all’addome, rifiutava di lasciare il posto di combattimento e continuava ad incitare i propri fanti. Caduto il tiratore dell’unica arma controcarro, ne prendeva il posto e continuava l’impari lotta fino a quando, ferito una seconda volta e più gravemente, cadeva privo di sensi sulla posizione. Catturato prigioniero e trasportato in ospedale, vi spirava dopo circa un mese di gravi sofferenze sopportate con serenità e stoicismo. Marmarica, 21 novembre 1941.[5]»
— Decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1965.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Professore ordinario e direttore della Clinica dermosifilopatica della Facoltà di Medicina e Chirurgia Universitaria di Napoli.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, Le medaglie d'oro al valor militare Volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 743.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]