Filippo Di Giovanni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Filippo Di Giovanni
NascitaPalermo, 7 marzo 1919
MorteKindu, 11 novembre 1961
Cause della morteassassinio
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Bandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Aeronautica
Aeronautica Militare Italiana
SpecialitàTrasporto
GradoMaresciallo motorista di terza classe
GuerreSeconda guerra mondiale
Crisi del Congo
CampagneONUC
BattaglieEccidio di Kindu
Decorazioniqui
dati tratti da Destini incrociati[1]
voci di militari presenti su Wikipedia

Filippo Di Giovanni (Palermo, 7 marzo 1919Kindu, 11 novembre 1961) è stato un aviatore e militare italiano. Maresciallo motorista di terza classe dell'Aeronautica Militare Italiana, venne ucciso a Kindu, nelle Repubblica Democratica del Congo, durante la strage avvenuta nella notte tra l'11 e il 12 novembre 1961. Nel 1994 venne insignito di Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Palermo il 7 marzo 1919,[1] e dopo essersi arruolato nella Regia Aeronautica prese parte alla seconda guerra mondiale. Assegnato in seguito alla 228ª Squadriglia dell’89º Gruppo Autonomo Aerosiluranti[2] operante dall’aeroporto di Milis (provincia di Oristano), divenne 1º Aviere motorista sul velivolo Savoia-Marchetti S.79 Sparviero pilotato dal sottotenente Dalmazio Corradini.[2] Il suo velivolo fu abbattuto il 27 marzo 1943 durante un attacco contro navi nemiche a Philippeville, Algeria, ed egli venne catturato insieme a tutto il resto dell’equipaggio.[3]

Dopo la fine del conflitto transitò nella neocostituita Aeronautica Militare Italiana, entrando in servizio presso la 46ª Aerobrigata di stanza a Pisa.[4] Trovò tragicamente la morte, insieme ad altri dodici militari italiani, nell'eccidio di Kindu, avvenuto nella notte tra l'11 e il 12 novembre 1961,[1] mentre effettuava una missione umanitaria a bordo di un bimotore Fairchild C-119 Flying Boxcar[N 1] operante sotto l'egida dell'ONU.[4] Per questo fatto fu insignito della Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[4] nel 1994.

I corpi degli sfortunati aviatori furono ritrovati nel febbraio del 1962, i sepolti in due fosse comuni. Le salme vennero riesumate il 23 febbraio 1962 ed il 10 marzo trasferite nella base libica di Wheelus. Da qui arrivarono sull'aeroporto di Pisa l'11 marzo, ed il giorno dopo vennero celebrati i solenni funerali, alla presenza del Presidente della Repubblica Antonio Segni. In seguito le salme vennero tumulate nel Sacrario dei caduti di Kindu, appositamente costruito nell'aeroporto militare di Pisa grazie ad una pubblica sottoscrizione. La città di Palermo gli ha intitolato una via. Un monumento ai caduti di Kindu è stato inaugurato presso l'ingresso dell'aeroporto internazionale "Leonardo da Vinci", a Fiumicino, nel 2007.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Membro dell’equipaggio di un velivolo impegnato in una missione di trasporto aereo nel quadro della partecipazione italiana all’intervento di intermediazione delle Forze dell’ONU nell’Ex-Congo, consapevole dei pericoli cui andava incontro, ma fiducioso nei simboli dell’Organismo internazionale e convinto della necessità di anteporre la costruzione della nascente Nazione all’incolumità personale, sopraffatto da un’orda di soldati sfuggiti al controllo delle forze regolari, percosso gravemente sotto la minaccia delle armi, pur protestando la nazionalità italiana e la neutralità delle parti, preso in ostaggio, veniva fatto oggetto di continue nuove violenze e barbaramente trucidato, offrendo la propria vita per la pacificazione dei popoli e destando vivissima commozione nel mondo intero. Luminoso esempio di estrema abnegazione e di silenzioso coraggio fino al martirio. Kindu, 11 novembre 1961.»
— 20 ottobre 1994
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«A bordo di velivolo da bombardamento partecipava a varie missioni belliche contro le basi anglo-americane dell’Algeria. Durante un’azione di bombardamento condotta in pieno giorno contro il porto di Bona, violentemente attaccato da numerosi caccia nemici che colpivano ripetutamente l’apparecchio, con calma e coraggio sosteneva l’impari lotta contribuendo all’abbattimento di sei velivoli avversari. Coadiuvava validamente il capo equipaggio nella delicta fase di rientro. Cielo del Mediterraneo, novembre-dicembre 1942.»
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Partecipava valorosamente in qualità di motorista a bordo di velivolo da bombardamento alle azioni aeree delle Baleari, in cui velivoli italiani danneggiavano gravemente potenti formazioni navali inglesi che erano così costrette a ripiegare. Azione del 9 luglio 1940-XVIII.»
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Valoroso ed esperto specialista di velivolo silurante partecipava ad importanti azioni di siluramento nelle acque Algerine. Durante una audace missione svoltasi in pieno giorno in una munita base contro importante convoglio nemico, noncurante della violentissima reazione contraerea portava l’offesa nel cuore della formazione avversaria e non faceva ritorno alla base. Chiaro esempio di fede e di ardimento. Cielo del Mediterraneo Occidentale, 26 febbraio-27 marzo 1943.»

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gli aerei impegnati in questa missione erano due, uno pilotato dal maggiore Amedeo Parmeggiani e uno dal capitano Giorgio Gonelli.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Viola 2001, p. 44.
  2. ^ a b Viola 2001, p. 43.
  3. ^ Viola 2001, p. 46.
  4. ^ a b c Alegy 2011, p. 15.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Sergio Carlesi (a cura di), Oltre l'azzurro - L'aviazione a Pisa, Pisa, Pacini Editore, 1983.
  • Elena Mollica, Kindu, una missione senza ritorno, Roma, Herald Editore, 2008.

Periodici[modifica | modifica wikitesto]

  • Gregory Alegy, Chi bombardò il Vaticano, in Aeronautica, n. 1, Roma, Associazione Arma Aeronautica, gennaio 2011, p. 14-15.
  • Giorgio Viola, Destini incrociati, in Storia Militare, n. 88, Parma, Ermanno Albertelli Editore, gennaio 2001, p. 43-46.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]