Fernando Gelich

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Fernando Gelich
NascitaVerona, 13 luglio 1889
MorteRoma, 16 dicembre 1950
Cause della morteMalattia di natura tropicale, contratta durante ed in conseguenza della prigionia
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Bandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
Esercito italiano
ArmaArtiglieria
CorpoCorpo Truppe Volontarie
Anni di servizio1909 -1950
GradoGenerale di corpo d'armata
GuerrePrima guerra mondiale
Guerra di Spagna
Seconda guerra mondiale
CampagneCampagna del Nordafrica
Campagna di Tunisia
BattaglieBattaglia delle Alpi Occidentali
Comandante di32ª Divisione fanteria "Marche"
1ª Divisione fanteria "Superga"
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Artiglieria e Genio di Torino
Pubblicazionivedi qui
Altre caricheDirettore dell'Istituto Geografico Militare
dati tratti da Generals[1]
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Fernando Gelich (Verona, 13 luglio 1889Roma, 16 dicembre 1950) è stato un generale italiano, veterano della prima guerra mondiale e della guerra civile spagnola. Durante la seconda guerra mondiale partecipò alla battaglia delle Alpi Occidentali, e poi campagna di Tunisia al comando della 1ª Divisione fanteria "Superga". Decorato con la Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia e quella di Ufficiale dell'Ordine militare d'Italia, con una Medaglia d'argento, tre di bronzo e due Croci di guerra al valor militare.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Proveniente da nobile famiglia veneta, il conte Gelich nacque a Verona il 13 luglio 1889, figlio di Vittorio ed Eugenia Spandri.

Allievo dal 1904 del Collegio Militare di Roma, il 30 settembre 1907 iniziò a frequentare la Regia Accademia Militare di Artiglieria e Genio di Torino, da cui uscì con il grado di sottotenente dell'arma di artiglieria il 19 settembre 1909, frequentando successivamente la Scuola di applicazione.

Promosso tenente il 1 maggio 1912, fu assegnato in servizio al 19º Reggimento artiglieria da campagna.

Promosso capitano il 18 aprile 1915, con l'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 24 dello stesso mese, partecipò alle operazioni belliche tra 1915 e il 1918, con il 3º Reggimento artiglieria da campo e successivamente come addetto al comando dell'VIII Corpo d'armata. Promosso maggiore il 17 marzo 1918, al termine del conflitto risultava decorato di una Medaglia d'argento, due di bronzo e una Croce di guerra al valor militare, e del titolo di Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia.

A partire dal 19 agosto 1920 fu destinato in servizio presso il comando della Divisione militare di Treviso fino al 5 novembre successivo quando passò definitivamente in servizio presso lo Stato maggiore del Regio Esercito a Roma.

Fu poi riassegnato al 19º Reggimento artiglieria da campo di Firenze rimanendovi, come comandante di gruppo, tra il 10 novembre 1923 al 12 settembre 1926, ottenendo qui la promozione a tenente colonnello (anzianità 31 marzo 1926). Dal 13 settembre dello stesso anno ritornò in servizio al Ministero della guerra a Roma.

Dal 6 marzo 1927 fu assegnato presso l'Istituto Geografico Militare di Firenze, permanendovi sino al 21 settembre 1934, quando fu assegnato al 4º Reggimento artiglieria da campagna a Laurana.

Promosso colonnello 27 agosto 1934, fu dapprima comandante titolare, dal 1º ottobre dello stesso anno, del 4º Reggimento artiglieria "Carnaro" assegnato alla 15ª Divisione fanteria "Bergamo", di stanza a Laurana sul confine orientale. Nei primi mesi del 1937 svolse il ruolo di ufficiale di collegamento tra il comando del Corpo Truppe Volontarie e il quartiere generale dell'esercito nazionalista spagnolo.[2] Dal 29 aprile 1937, rientrato in Patria decorato con una terza medaglia di bronzo e una seconda Croce di guerra al valor militare, fu assegnato al Corpo d'armata di Trieste.

Il 1 settembre 1938 fu trasferito in Cirenaica presso il XX Corpo d'armata con incarchi speciali e dall'ottobre seguente, promosso generale di brigata (anzianità 27 ottobre 1938),[1] fu prima in servizio presso il comando della Divisione fanteria "del Piave" di Treviso, quale vicecomandante, e poi, dall'11 novembre dello stesso anno, sempre quale vicecomandante,[1] nella 32ª Divisione fanteria "Marche"[3] a Venezia, per poi assumerne prima il comando interinale e poi le funzioni di comandante, il 31 marzo 1939.[1]

Rimase al comando della Divisione "Marche" sino al 4 gennaio 1940, quando fu nominato Capo di stato maggiore della 1ª Armata del generale Pietro Pintor.

Lì si trova all'atto dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 10 giugno 1940, partecipando alla battaglia delle Alpi Occidentali, sino al 20 agosto seguente, quando fu nominato segretario generale[4] della Commissione Italiana d'Armistizio con la Francia (CIAF) con sede a Torino, permanendo a questo incarico per oltre due anni, sino al 23 dicembre 1942. Il 1º agosto 1941 venne insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia. Dal giorno 24 fu nominato comandante della 1ª Divisione fanteria "Superga"[1] operante in Tunisia, sostituendo il generale Dante Lorenzelli e venendo, a sua volta, sostituito dal generale di brigata Adolfo Perrone.[5]

Promosso nel frattempo generale di divisione (anzianità 1º gennaio 1942),[1] partecipò al comando della "Superga"[N 1] a tutte le operazioni offensive e difensive del 1943 sul fronte tunisino sino alla resa, avvenuta il 13 maggio.

Condotto nel campo di concentramento francese di Saida, n. 6,[6] situato nel comprensorio di Orano, nell'Algeria nord-orientale, con il suo vice Arturo Benigni ed altri 1 160 ufficiali di cui sei colonnelli[N 2], 24 tenenti colonnelli, 39 maggiori, 181 capitani, 351 tenenti[N 3], 541 sottotenenti e 224 tra sottufficiali e militari di truppa, adibiti ai servizi vari del campo.[6] Fu un campo molto severo per il volere delle autorità francesi di punire a tutti i costi l'Italia, con personale di vigilanza algerino, in forza alla Legione straniera, ed egli vi permase sino all'aprile 1946,[6] patendo soprusi di ogni genere.

Rientrato in Italia, dal 1º settembre 1946 fu assegnato all'Istituto Geografico Militare di Firenze per una seconda volta, come direttore,[1] e vi rimase sino al 31 gennaio 1949. Nel frattempo venne elevato al rango di generale di corpo d'armata.

Il 24 novembre 1947 fu insignito della Croce di Ufficiale dell'Ordine militare d'Italia.

In seguito, dal 25 febbraio 1950,[7] fu giudice collegiale al tribunale militare di Roma per il processo al Maresciallo d'Italia Rodolfo Graziani, unitamente ai generali Raffaele Pelligra, Maurizio Lazzaro de Castiglioni (membri), Emanuele Beraudo di Pralormo (presidente) e Enrico Santacroce (giudice relatore).[7] Il processo ebbe termine il 2 maggio seguente con una condanna per l'imputato a 19 anni di carcere, subito ridotti a quattro e cinque mesi per effetto del condono.[7] Si spense il 16 dicembre dello stesso anno[1] all'ospedale militare del Celio a Roma a seguito di un'infezione tropicale contratta in prigionia.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 1º agosto 1941[8]
Ufficiale dell'Ordine militare d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
— Decreto del presidente della Repubblica 24 novembre 1947[8]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Di collegamento presso il comando di un corpo d'Armata, con sprezzo del pericolo e fermezza d'animo, sotto intenso fuoco, compiva numerose ricognizioni del terreno antistante alla linea occupata dalla fanteria. Spintosi più volte insieme insieme ai reparti che movevano all'assalto di posizioni tenacemente difese dall'avversario, riportava al comando utili e precise notizie sulla situazione. Vertoiba-Gorenie, 26 ottobre-1 novembre 1916
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di una batteria in posizione molto battuta, diresse, sempre con calma e perizia, il tiro dei suoi pezzi, ottenendo splendidi risultati. Con esemplare audacia e sangue freddo si spinse nelle prime linee e oltre per vedere e dirigere meglio i suoi tiri. Con energico contegno, tenne sempre alto il morale dei suoi cannonieri. Medeol, 24 maggio 1915-Pubrida, 18 ottobre 1915
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Quale ufficiale in servizio di stato maggiore, nel periodo preparatorio dell'offensiva contro la testa di ponte di Gorizia, e con ben maggiore pericolo durante l'azione, percorse più volte il campo di battaglia per costatare, dapprima il corso dei lavori di preparazione, e poi, durante l'offensiva, per tenere a giorno il comando della divisione sull'andamento della battaglia, esponendosi con freddo coraggio al vivo fuoco dell'artiglieria e fucileria nemiche, ed assolvendo pienamente i delicati compiti affidatigli. Testa di ponte di Gorizia, 6-8 agosto 1916
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Capo della delegazione italiana presso il comando supremo dell'esercito spagnolo, oltre ad assolvere pienamente il difficilissimo e delicato incarico, ha partecipato volontariamente con sereno sprezzo del pericolo, presso i reparti più avanzati, alle battaglia di Guadalajara, di Bilbao, di Madrid, di Santander. Spagna nazionale, febbraio-ottobre 1937
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Diede prove continue di sereno ardimento e sprezzo del pericolo durante ricognizioni spesso volontarie, compiute in zone battutissime dal fuoco nemico. Vallarsa Pasubio, Val Posina, maggio-novembre 1918
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Colonnello di S.M., capo di un organo addetto al comando supremo, giunto alla fronte in un momento assai delicato, si offriva a cooperare col comando locale. Incaricato, pertanto, di accertare la situazione in un settore, di indirizzare alcuni reparti ripieganti e di riconoscere le migliori posizioni arretrate, assolveva ottimamente il compito, benché più volte fatto segno al fuoco di nuclei nemici avanzanti. Fronte di Guadalajara, 18-22 marzo 1937
Croce al merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria
Ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 4 febbraio 1942[9]
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 14 novembre 1935[10]

Pubblicazioni[modifica | modifica wikitesto]

  • L'alto comando delle forze armate italiana, in Rivista Militare anno I, n.1, Roma, gennaio 1946.
  • Le istituzioni militari italiane, in Rivista militare, anno II, n. 6, giugno 1946.
  • Corea: sguardo geografico, politico e strategico, le operazioni militari, ammaestramenti e deduzioni, in L'Universo, anno 30, n. 5, Firenze, settembre-ottobre 1950.
  • Fondamenti geografici della comunità atlantica e del blocco slavo, Torino, 1952.
  • L'alto comando delle forze armate italiane dallo Statuto albertino al 1945 in Rivista Militare n.1, Roma, gennaio 1984.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Coadiuvato dal comandante della fanteria divisionale generale di brigata Arturo Benigni.
  2. ^ Si trattava di S. Agnello, Gabriele Barone, Ludovico Incisa di Camerana, G. Dispensa, D. Gabrielli – della Regia Aeronautica – e Tommaso Lequio di Assaba)
  3. ^ Tra cui i tenenti Salvatore Scanzo e Benedetto Giordano.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h Generals.
  2. ^ Coverdale 2015, p. 415.
  3. ^ Pettibone 2010, p. 115.
  4. ^ Sica 2015, p. 207.
  5. ^ Pettibone 2010, p. 151.
  6. ^ a b c Combattenti e Reduci.
  7. ^ a b c Vinceti 2003, p. 141.
  8. ^ a b Quirinale Scheda - visto 30 luglio 2019
  9. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.295 del 14 dicembre 1942, pag.13.
  10. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.122 del 27 maggio 1936, pag.1727.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 1, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 2, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Alberto Cavaciocchi e Andrea Ungari, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.
  • (EN) John F. Coverdale, Italian Intervention in the Spanish Civil War, Princeton New Jersey, Princeton University Press, 2015, ISBN 1-40086-790-8.
  • (EN) Philip S. Jowett e Stephen Andrew, The Italian Army Vol.1, Botley, Osprey Publishing Company, 2000, ISBN 1-78159-181-4.
  • (EN) Charles D. Pettibone, The Organization and Order of Battle of Militaries in World War II Volume VI Italy and France Including the Neutral Countries of San Marino, Vatican City (Holy See), Andorra, and Monaco, Trafford Publishing, 2010, ISBN 1-4269-4633-3.
  • (EN) Emanuele Sica, Mussolini's Army in the French Riviera: Italy's Occupation of France, University of Illinois Press, 2015, ISBN 0-25209-796-3.
  • Silvano Vinceti, Salò capitale: breve storia fotografica della RSI, Roma, Armando Editore s.r.l., 2013, ISBN 8-88358-464-3.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]