Federico Guella

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Federico Guella
NascitaBezzecca, 27 novembre 1893
MorteRovereto, 28 dicembre 1915
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
CorpoFanteria
Reparto12ª Compagnia, III Battaglione, 114º Reggimento fanteria, Brigata "Mantova"
Anni di servizio1915
GradoSottotenente
GuerrePrima guerra mondiale
Decorazionivedi qui
dati tratti da Federico Guella[1]
voci di militari presenti su Wikipedia

Federico Guella (Bezzecca, 27 novembre 1893Rovereto, 28 dicembre 1915) è stato un militare italiano, irredentista e pluridecorato ufficiale combattente della prima guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Monumento a Guella sul colle di Santo Stefano a Bezzecca

Nacque a Bezzecca, allora sotto il dominio Austro-ungarico, il 27 novembre 1893, figlio di Luigi, medico condotto del paese ed ex deputato alla Dieta di Innsbruck, e di Elvira Bertolasi.[2] Iniziò i suoi studi presso il ginnasio di Trento e li proseguì all'Imperial Regio Ginnasio di Rovereto. Ancora studente, quando l'Impero austro-ungarico dichiarò guerra al Regno di Serbia il 28 agosto 1914, non volendo essere arruolato nell'Imperiale e regio esercito al compimento del 21 anno di età, nell’ottobre[2] dello stesso anno attraversò illegalmente il confine[N 1] venendo poi arrestato.[2] Una volta liberato entrò in contatto con la Commissione dell’emigrazione trentina, che aveva sede a Milano, diretta da Cesare Battisti e Guido Larcher,[2] prendendo quindi residenza a Padova.[1] Iscrittosi alla facoltà di medicina della locale università, si arruolò nel Battaglione volontari "San Giusto",[N 2] composta da studenti e professionisti, partecipando a numerose manifestazioni a favore dell’entrata in guerra dell’Italia.

All'atto dell’entrata in guerra[1] dell'Italia, avvenuta il 24 maggio 1915, si arruolò volontario nel Regio Esercito,[1] assegnato al 58º Reggimento fanteria della Brigata "Abruzzi".[2] Frequentato il corso per ufficiali di complemento, l'8 luglio fu nominato sottotenente ed assegnato al 72º Reggimento fanteria della Brigata "Puglie", di stanza a Mantova. Divenuto istruttore, all’inizio del mese di settembre il suo reparto fu mandato nelle retrovie del fronte, e il 18 dello stesso mese entrò in servizio nella 12ª Compagnia del III Battaglione, 114º Reggimento fanteria della Brigata "Mantova" operante in Val Lagarina.[2] Dimostrò ben presto doti di coraggio e comando tanto da essere decorato con una Medaglia di bronzo al valor militare durante la conquista di Costa Violina di Rovereto.[1] Impegnato con la sua unità nel dicembre 1915 sempre in Vallagarina, guidò il 25 dello stesso mese l'assalto[N 3] alla importante postazione nemica di Castel Dante,[2] dove sorge oggi l'omonimo sacrario, nei pressi di Rovereto,[3] che fu conquistata. Difese la posizione dal tentativo di riconquista nemica il giorno successivo, e poi il 28 dicembre, durante un attacco nemico con supposto dell'artiglieria, perse la vita in un contrattacco alla baionetta.[1]

Per questa azione fu inizialmente decorato con la Medaglia d'argento al valor militare alla memoria, che con Regio Decreto del 2 ottobre 1922[2] fu trasformata in Medaglia d'oro.[N 4][1]

Nel primo dopo guerra, l'amministrazione del Regio Esercito ricordò la figura dell'eroico ufficiale dedicandogli una caserma di Gorizia,[4] divenuta prima, sede del comando della Brigata meccanizzata "Gorizia" e della Brigata cavalleria "Pozzuolo del Friuli", poi.[4] A Federico Guella è stata dedicata anche la caserma del 7º Reggimento carabinieri "Trentino-Alto Adige" con sede a Laives.

Onorificenza[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Irredento, sfuggito alla coscrizione austriaca ed arruolatosi volontario nel nostro esercito, ottenne di essere destinato in prima linea, sulla fronte Trentina a lui ben nota, sprezzando i pericoli che a lui derivavano da tale assegnazione, nel caso fosse caduto prigioniero. Segnalatosi per intrepidezza e valore nella conquista di importante, avanzatissima posizione, la mantenne pure sotto intensi bombardamenti e malgrado ripetuti attacchi del nemico. Successivamente, in una azione violenta tentata dall’avversario per la riconquista della posizione, manteneva saldo il proprio reparto durante il fuoco di distruzione, sempre esposto per vigilare le mosse del nemico. Giunto il momento propizio, trascinando i suoi uomini al grido di “Savoia!“, si lanciava per primo al contrattacco, cadendo eroicamente sul campo, ucciso da tre fucilate alla faccia. Castel Dante di Rovereto, 28 dicembre 1915.»
— Regio Decreto 9 ottobre 1922
Medaglia d’argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Durante un intenso bombardamento nemico, manteneva saldo il proprio reparto, dando prova di mirabile calma e arditezza. Cessato il fuoco, trascinando i suoi uomini al grido di “Savoia !”, si lanciava alla baionetta contro l’avversario, che aveva quasi raggiunta la posizione, cadendo eroicamente sul campo. Castel Dante, 28 dicembre 1915.»
— Decreto Luogotenenziale, 15 ottobre 1916.
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Incurante del pericolo, sempre fra i primi, trascinava il suo plotone alla conquista della vetta di una posizione nemica, nonostante l’intenso fuoco dell’artiglieria avversaria. Costa Violina di Rovereto, 11 novembre 1915.»
— Decreto Luogotenenziale, 1 ottobre 1916.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Giunto a Salò si presentò alle autorità italiane che lo arrestarono per aver oltrepassato illegalmente il confine di stato.
  2. ^ Si trattava di una formazione paramilitare.
  3. ^ Era giunto in linea con la sua compagnia nonostante il fatto di avere un piede congelato, e insieme ad altri ufficiali lavorò alla costruzione degli apprestamenti difensivi in vista dell’imminente contrattacco nemico.
  4. ^ Tale medaglia fu consegnata alla madre dal tenente generale Ambrogio Clerici durante una apposita cerimonia tenutasi a Bezzecca il 23 luglio 1923.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g UNUCI n.1/2, gennaio-marzo 2016, p. 14.
  2. ^ a b c d e f g h http://www.treccani.it/enciclopedia/federico-guella_(Dizionario-Biografico)
  3. ^ Quinto Antonelli, Diego Leoni e Fabrizio Rasera, La città mondo: Rovereto 1914-1918, Osiride, Rovereto, 1998.
  4. ^ a b Diego Kuzmin, La "Guella" prima che caserma fu un lussuoso albergo, in Il Piccolo, Trieste, 24 febbraio 2013.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Lorenzo Cadeddu e Roberto Cartocci, La leggenda del soldato sconosciuto all'altare della patria, Udine, Gaspari Editore, 2001, ISBN 88-86338-73-2.
  • Marco Gemignani, GUELLA, Federico, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 60, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2003. Modifica su Wikidata
  • Gorizia e provincia: Grado, la laguna, il Collio, Redipuglia, l'Isonzo, Milano, Touring Club Italiano, 2003, ISBN 88-365-2858-9.
  • Luigi Pepe, Universitari italiani nel Risorgimento, Bologna, CLUEB, 2002.
  • Gianni Pieropan, 1915, obiettivo Trento: dal Brenta all'Adige il primo anno della Grande Guerra, Milano, Ugo Mursia Editore, 1982, ISBN 978-8-84253-965-0.
  • Quinto Antonelli, Diego Leoni e Fabrizio Rasera, La città mondo: Rovereto 1914-1918, Rovereto, Osiride, 1998.

Periodici[modifica | modifica wikitesto]

  • Federico Guella, in UNUCI, n. 1/2, Roma, Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d’Italia, gennaio-marzo 2016, p. 14.