Faddija - La legge della vendetta

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Faddija - La legge della vendetta
Titolo di testa
Paese di produzioneItalia
Anno1950
Durata88 min
Dati tecniciB/N
rapporto: 1,33:1
Generedrammatico, sentimentale, poliziesco
RegiaRoberto Bianchi Montero
SoggettoGiovanni D'Eramo, Pasquale Festa Campanile, Adolfo Franci, Massimo Franciosa
SceneggiaturaGiovanni D'Eramo, Pasquale Festa Campanile, Adolfo Franci, Massimo Franciosa, Fulvio Palmieri, Roberto Bianchi Montero
Produttore esecutivoAnnibale Valentini
Casa di produzioneEagle Film, Lion Films
Distribuzione in italianoHerald Pictures
FotografiaCarlo Nebiolo
MontaggioGuido Bertoli
MusicheAlberto De Castello, dirette da Nello Segurini
ScenografiaVittorio Valentini
CostumiGiaffardini
TruccoMario Paoletti
Interpreti e personaggi

Faddija - La legge della vendetta[1] è un film drammatico del 1950 diretto da Roberto Bianchi Montero.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Nell'entroterra sardo, le pecore di Michele, un giovane pastore, danneggiano i vitigni di Pietro, proprietario terriero senza scrupoli. Il giovane è costretto a pagare una grossa somma al latifondista senza per aver fatto sconfinare il suo gregge nel suo territorio ma, per vendicarsi, violenta la figlia del suo nemico. La ragazza è corteggiata da Saru, un ricco contadino, ma nel giorno del fidanzamento la famiglia viene a conoscenza del suo stato di gravidanza. Pietro si prepara a vendicarsi, malgrado l'intervento del parroco, e il conflitto tra pastori e contadini degenera ma Michele, nascosto in una palude, nell'apprendere che la ragazza aspetta un figlio e sta per essere cacciata da casa, si accorge d'amarla. In una sparatoria in cui vengono coinvolte anche le donne del paese, il parroco viene ucciso. Fra la gente si fa largo Michele con in braccio la sua amata in preda alle doglie. La nascita del bimbo fa tornare la pace fra i combattenti.

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Il film è una commistione tra due filoni cinematografici all'epoca molto popolari tra il pubblico italiano: quello del melodramma strappalacrime, in seguito ribattezzato dalla critica con il termine neorealismo d'appendice, e quello poliziesco.

Il film venne iscritto al Pubblico registro cinematografico con il n. 820. Presentato alla Commissione di Revisione Cinematografica il 27 dicembre 1949, ottenne il visto di censura n. 7.004 del 28 dicembre 1949, con una lunghezza della pellicola di 2.680 metri.[2]

Distribuzione e accoglienza[modifica | modifica wikitesto]

Il film venne distribuito nel circuito cinematografico italiano l'11 gennaio del 1950.

Per il suo taglio miserabilista e per qualche luogo comune ritenuto eccessivo, fu stroncato da L'Unione Sarda, lo stesso quotidiano che più di mezzo secolo dopo ha pubblicato in allegato una VHS del film.[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Faddija in sardo vuol dire favilla, cenere accesa e viva.
  2. ^ Visto n. 7004 (PDF), su italiataglia.it, 4 aprile 1950.
  3. ^ Dario Stefanoni in Film TV, nº 43, 2023, p. 85

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  Portale Cinema: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di cinema