Evgenij Kuzmič Lazarev

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Evgenij Kuzmič Lazarev
NascitaSamara, 25 febbraio 1918
Mortebattaglia di Stalingrado, 4 dicembre 1942
Cause della morteCaduto in combattimento
Luogo di sepolturafattoria Perelazovsky
Dati militari
Paese servito Unione Sovietica
Forza armataArmata Rossa
SpecialitàCarristi
Anni di servizio1938-1942
GradoCapitano
ComandantiPetr Loginovič Romanenko
GuerreGuerre di confine sovietico-giapponesi
Seconda guerra mondiale
CampagneOperazione Barbarossa
BattaglieBattaglia di Khalkhin Gol
Battaglia di Stalingrado
Decorazionivedi qui
dati tratti da Лазарев Евгений Кузьмич[1]
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Evgenij Kuzmič Lazarev (in russo Лазарев Евгений Кузьмич ?; Samara, 25 febbraio 1918battaglia di Stalingrado, 4 dicembre 1942) è stato un militare sovietico, particolarmente distintosi durante la battaglia di Khalkhin Gol nel corso delle guerre di confine sovietico-giapponesi. Con decreto del Presidium del Soviet supremo dell'URSS del 17 novembre 1939 fu insignito delle onorificenze di Eroe dell'Unione Sovietica e due volte dell'Ordine di Lenin.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Samara il 25 febbraio 1918, all'interno di una famiglia della classe operaia.[2] Frequentò le scuole elementari, e poi la scuola di fabbrica del locale cementificio.[1] Entrato nel Komsomol, tra il 1933 e il 1935 lavorò come meccanico presso lo stabilimento Metallist della città di Volsk.[1] Tra il 1935 e il 1938 fu secondo assistente meccanico sul piroscafo Yerevan della Middle Volga River Shipping Company.[1] Nel settembre 1938 venne arruolato nell'Armata Rossa.[2] Trasferito nell'area della Mongolia, tra il luglio e il settembre 1939 partecipò alle operazioni belliche contro l'esercito imperiale giapponese. Prese parte alla battaglia sul fiume Khalkhin-Gol come comandante di un carro armato appartenente alla 6ª Brigata carri leggeri. Nel mese di agosto le forze giapponesi a est di Khalkin vennero circondate dalle truppe sovietiche, e per rompere l'accerchiamento il comando dell'armata del Kwantung[3] trasferì le truppe della 14ª Brigata fanteria inviando due reggimenti ad attaccare le truppe dei fucilieri sovietici ivi presenti.[1] In rinforzo l'alto comando sovietico lanciò all'attacco la 6ª Brigata carri leggeri equipaggiata con i T-26.[2] Il 22 agosto prese a rimorchio, sotto il fuoco nemico, il carro danneggiato del commissario politico (zampolit) della brigata, riuscendo a portarlo in salvo.[2] Durante l'attacco del 24 agosto egli si distinse particolarmente distruggendo 4 cannoni anticarro da 37 mm e due mitragliatrici e un intero plotone di fanteria nemica.[1] Nel corso di questa azione egli vide chiaramente dal suo dispositivo visivo i soldati giapponesi avvicinarsi con lunghe canne di bambù dove erano fissate delle cariche esplosive con le quali pensavano di distruggere i carri nemici.[2] Era una missione suicida, e quando vide tre di essi dirigersi contro il proprio mezzo iniziò a zigzagare schiacciandoli sotto i cingoli.[1] In quello stesso giorno riuscì a prendere a rimorchio il carro del comandante del battaglione, rimasto danneggiato e immobilizzato, e a trarlo in salvo.[1] Il 17 novembre 1939 fu insignito dell'onorificenza di Eroe dell'Unione Sovietica con stella d'oro n.179 e dell'Ordine di Lenin.[2]

Nel maggio 1940 fu mandato a seguire i corsi della Scuola mezzi corazzati di Orël, diplomandosi nel settembre 1941.[1] Prestò servizio come capo plotone presso il 30º Reggimento carri armati della riserva, e quindi presso il 24º Battaglione autonomo addestramento carri.[1] Si distinse poi sul fronte di Kalinin, e poi fu mandato sul fronte sud-occidentale a Stalingrado nel giugno 1942 in qualità di vicecomandante del 510º Battaglione autonomo carri della 5ª Armata Corazzata del generale Petr Loginovič Romanenko.[1] Il 4 dicembre, durante una ricognizione nell'area della fattoria Perelazovsky, distretto di Kletskij rajon, oblast' di Volgograd, rimase ucciso in combattimento.[2] Il suo corpo fu tumulato in loco.[1] Insignito nuovamente dell'Ordine di Lenin, gli fu poi intitolata una via nella città di Volsk.[1]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Eroe dell'Unione Sovietica con stella d'oro - nastrino per uniforme ordinaria
Ordine di Lenin (2) - nastrino per uniforme ordinaria
— 17 novembre 1939, 4 dicembre 1942.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]


Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m Moypolk.
  2. ^ a b c d e f g Warheroes.
  3. ^ Zaloga 2015, p.31.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Stuart D. Goldman, Nomohan, 1939. The Red Army’s Victory that Shaped World War II, Annapolis, Naval Institute Press, 2012.
  • (EN) Steven J. Zaloga, T-26 Light Tank. Backbone of the Red Army, Oxford, Osprey Publishing Company, 2015, ISBN 978-1-4728 -0625 -3.
Periodici
  • Nico Sgarlato, La battaglia del Khalkhin Gol, n. 56, Parma, Delta Editrice, novembre-dicembre 2009, pp. 40-48, ISSN 1591-3031 (WC · ACNP).

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]