Ernesto Mora

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Ernesto Mora (Borgomanero, 1º aprile 1924Cressa, 23 febbraio 1945) è stato un partigiano italiano, medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Tra i primi ad accorrere nelle formazioni partigiane della Valsesia, il giovane operaio – inquadrato nella 81ª brigata garibaldina, nota nel medio Novarese come "Volante Loss" – si distinse per il suo coraggio in innumerevoli azioni. Anche per questa ragione, il comando della "Loss" affidò a Mora il compito di catturare il capitano Roncarolo, un repubblichino noto nella zona come torturatore di partigiani. Mora e un altro giovanissimo garibaldino, Enzo Gibin, in divisa di militari della "Folgore" si appostarono – era la mattina del 23 febbraio 1945 – presso l'ospedale "S.S. Trinità" di Borgomanero. Mora sapeva che Roncarolo vi sarebbe passato. L'attesa non andò delusa. Poco prima di mezzogiorno il capitano fascista comparve, scortato da un brigadiere della Guardia Nazionale Repubblicana e da un ragazzotto del luogo, certo Maffei.

In un batter d'occhio i tre furono fermati e disarmati. Maffei tremava per la paura ed i due garibaldini, impietositi lo lasciarono andare, dopo avergli dato una strigliata. Fu questa generosità a perdere i partigiani. Maffei, appena liberato, si affrettò a denunciare l'accaduto ad una pattuglia di paracadutisti della "Folgore", che si mise subito in caccia. Alla periferia di Borgomanero avvenne lo scontro. Ne approfittarono Roncarolo e il brigadiere per fuggire.

Per oltre mezz'ora i due partigiani risposero colpo su colpo. Poi furono entrambi colpiti. Mora tentò di trascinare Gibin, che aveva una gamba fratturata, all'ospedale. C'era quasi arrivato, quando sopraggiunse il capitano Roncarolo con un nugolo di paracadutisti. Mora rispose ancora al fuoco nemico poi, rimasto senza munizioni, dovette arrendersi. Mentre il suo compagno veniva ricoverato, Mora fu subito sottoposto a tortura perché dicesse dove si trovava la "Volante Loss", ma il giovane non tradì i suoi compagni. Col corpo sanguinante, col viso tumefatto fu trascinato per le strade di Borgomanero come monito per la popolazione e rinchiuso nel locale carcere. Vi rimase poco tempo. Roncarolo tornò a prelevarlo per portarlo, con Gibin, prelevato a forza dall'ospedale, al presidio nazista presso il Mulino Saini del vicino Comune di Cressa. Durante il percorso in camion, i due partigiani furono ancora duramente percossi e Mora dovette assistere allo scempio che i fascisti fecero di Gibin, ucciso prima di lui. Prima di essere a sua volta trucidato, Ernesto Mora trovò la forza di gridare "Viva l'Italia libera e viva i partigiani!". Inferociti i fascisti strapparono gli occhi al cadavere. Sul luogo del sacrificio dei due giovani partigiani, a Cressa è stato eretto un monumento.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare alla memoria - nastrino per uniforme ordinaria
«Partigiano di eccezionale coraggio, già distintosi in audaci azioni, mentre con un solo compagno rientrava da un’ardita impresa in cui aveva catturato un ufficiale e due militi delle brigate nere, veniva circondato ed attaccato da una forte pattuglia nemica. Dopo aver controbattuto il fuoco avversario fino all'esaurimento delle munizioni, si caricava sulle spalle il compagno gravemente ferito e cercava di portarlo in salvo, ma, a sua volta ferito, veniva sopraffatto e catturato dal nemico. Costretto ad assistere alle disumane torture con cui fu finito il proprio compagno, fu sottoposto a crudeli ed atroci sevizie, ma prima di esalare l’ultimo respiro trovò la forza di gridare la sua fede in faccia all'ufficiale tedesco che si avvicinava per trucidarlo ed esalava subito dopo la sua fiera anima garibaldina.»
— Borgomanero, 2 febbraio 1945[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Ernesto Mora, su Quirinale.it. URL consultato il 12 novembre 2018.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]