Ermanno Maciocio

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Ermanno Maciocio, soprannominato "Rosso" (Lercara Friddi, 25 settembre 1923Cengio, 2 novembre 1944), è stato un partigiano italiano, medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Aveva frequentato le scuole medie a Savona, dove si era trasferita la sua famiglia, e si apprestava ad entrare nella Marina militare, dove era stato già immatricolato come fuochista. Dopo la dichiarazione dell'armistizio, il ragazzo rifiutò di servire nella repubblica di Salò e si diede alla macchia.

Entrato - col nome di battaglia di "Rosso" - nelle prime formazioni partigiane che si stavano costituendo sui monti della Liguria, Maciocio fu inquadrato nella Brigata Garibaldi "Val Bormida" della Divisione "Fumagalli". Partecipò valorosamente alle azioni di Calizzano, Noceto e Finale Ligure. Passato a operare nella zona di Cairo Montenotte, "Rosso" fu tra i partigiani che assaltarono il "Santuario" e le batterie di Cadibona. Finito in un'imboscata con pochi compagni, all'intimazione di resa aprì il fuoco, ma cadde sul luogo dello scontro nel giorno dei defunti. Nel 1950, il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi ha decretato la medaglia d'oro al valor militare alla memoria di Ermanno Maciocio.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare alla memoria - nastrino per uniforme ordinaria
«Giovane partigiano, si distingueva fino dagli inizi della lotta di liberazione per slancio entusiastico, per spirito di sacrificio, per decisione e per coraggio ripetutamente e sicuramente affermati in numerosi combattimenti. Durante un'azione di pattuglia, circondato dal nemico, all'intimazione di resa apriva il fuoco insieme ai suoi pochi uomini, infliggendogli sensibili perdite. Ferito, si portava generosamente avanti per coprire con fuoco più efficace la ritirata ai compagni che avevano esaurite le munizioni. Nuovamente e gravemente colpito continuava a combattere trovando ancora la forza di lanciare una bomba a mano sugli avanzanti prima di venir inchiodato al suolo da una raffica nemica.»
— Cengio (Savona), 2 novembre 1944[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Ermanno Maciocio, su Quirinale.it. URL consultato il 15 novembre 2018.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]