Erika Steinbach

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Erika Steinbach
Steinbach nel 2014

Membro del Parlamento per il Distretto di Francoforte
Durata mandato20 dicembre 1990 –
24 ottobre 2017
PredecessoreRita Streb-Hesse
SuccessoreBettina Wiesmann

Dati generali
Partito politicoCDU (1974–2017)
AfD (dal 2022)

Erika Steinbach, (nata Hermann) (Rahmel, 25 luglio 1943), è una politica tedesca di destra. Membro del Bundestag dal 1990 al 2017[1].

È stata membro dell'Unione Cristiano-Democratica dal 1974 al 2017, del consiglio nazionale della CDU dal 2000 al 2010, della direzione del gruppo parlamentare CDU/CSU e portavoce della CDU/CSU per i diritti umani e aiuti umanitari (2005–2017).[2] Steinbach, appartenente all'ala socialmente conservatrice della CDU, si è opposta all'aborto e al matrimonio tra persone dello stesso sesso. Durante la crisi migratoria europea, Steinbach è stata critica nei confronti delle politiche della cancelliera Merkel: nel gennaio 2017 ha lasciato la CDU per la questione dei migranti, da quel momento in poi è stata membro indipendente del Bundestag.

Non si è candidata alle elezioni federali del settembre 2017, lasciando quindi il Bundestag. Invece, Steinbach ha pubblicamente appoggiato l’Alternativa für Deutschland (AfD), sebbene non sia diventata membro del partito populista di destra.[3] Nel 2018 Steinbach è diventata presidente della Desiderius-Erasmus-Stiftung, una fondazione politica affiliata all'AfD.[4] Membro di lunga data dell'Associazione tedesco-israeliana, Steinbach è nota anche per le sue opinioni filo-israeliane e ha spesso criticato il Ministero degli Esteri tedesco per aver votato a favore di risoluzioni anti-israeliane alle Nazioni Unite.[5]

Oltre alla sua attività parlamentare, Steinbach è stata presidente della "Federazione degli espulsi" dal 1998 al 2014.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Il padre di Steinbach, Wilhelm Karl Hermann, nacque a Hanau (Assia, Germania centro-occidentale), ma la sua famiglia aveva origini nella Bassa Slesia.[6] Nel 1941 il padre, sergente della Lufwaffe, era di stanza a Rumia (in tedesco Rahmel), un villaggio nella Seconda Repubblica Polacca, che fu occupata dalla Germania nazista nel 1939 come parte della neonata provincia di Reichsgau Danzica-Prussia occidentale.[7] In quel luogo fu un tecnico dell'aerodromo. Alla madre di Steinbach, Erika Hermann (nata Grote), fu ordinato di lavorare nella città dopo l'annessione come Luftwaffenhelfer.[7] Steinbach nacque in quella località come Erika Hermann.[8]

Nel gennaio 1944 suo padre fu schierato sul fronte orientale. Nel gennaio 1945, durante l'offensiva dell'esercito sovietico nella Prussia orientale, la madre di Steinbach insieme ai suoi figli fuggirono nello Schleswig-Holstein, nella Germania nordoccidentale.[7][9][10] Nel 1948 la famiglia si trasferì a Berlino, dove il nonno di Steinbach era diventato sindaco di uno dei quartieri della città.

Nel 1949 Wilhelm Karl Hermann tornò dalla prigionia sovietica. Nel 1950, la famiglia si trasferì a Hanau, in Assia, dove Erika Steinbach completò i suoi studi e iniziò a studiare il violino.[7][10] Nel 1967 dovette abbandonare la carriera musicale a causa di un dito danneggiato.[7][10] Nel 1972 sposò Helmut Steinbach, il direttore di un'orchestra sinfonica giovanile locale, si diplomò alla scuola di amministrazione civile e si trasferì a Francoforte, dove iniziò a lavorare per un ufficio di valutazione comunale.[7][10]

Carriera politica[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1974 è entrata a far parte della sezione di Francoforte della CDU.[7] Nel 1977 è eletta membro del consiglio comunale di Francoforte e mantenne tale carica fino al 1990.[11]

Deputata al Bundestag[modifica | modifica wikitesto]

Steinbach su un poster della CDU per le elezioni del Parlamento europeo del 1994

È stata eletta deputata al Bundestag nel 1990 per la circoscrizione elettorale di Francoforte sul Meno III[10] e lo ha rappresentato fino al 1998. Dal 2005 rappresenta la circoscrizione elettorale di Francoforte sul Meno II. Nel 1990 ha votato contro il Trattato sul confine tedesco-polacco (1990).[7] Nel 1997 criticò l'approvazione della Dichiarazione di riconciliazione ceco-tedesca.[7]

Dal 2005 è membro della commissione parlamentare tedesca per i diritti umani e l'aiuto umanitario e portavoce per i diritti umani della frazione CDU/Unione cristiano-sociale. Dal 2000 è membro del consiglio nazionale della CDU. Nel 2009 le è stato offerto il posto di Segretario di Stato presso il Ministero federale dell'Istruzione e della Ricerca, ma ha rifiutato.[12]

Impegno politico[modifica | modifica wikitesto]

Organizzazione degli espulsi[modifica | modifica wikitesto]

Steinbach era membro del consiglio federale dell'Associazione statale della Prussia occidentale. È membro dell'Associazione degli Espulsi (BdV) dal 1994 e ne è stata presidente dal 1998 al 2014.[7][13][14] È stata confermata l'ultima volta alla presidenza della BdV nel 2012 dall'Assemblea federale della BdV con il 97,5% dei voti. Nel novembre 2014 non si è più candidata alle nuove elezioni presidenziali.

Dal 2000 al 2018 è stata presidente della fondazione “Centro contro le espulsioni” fondata dal BdV, insieme a Peter Glotz fino alla sua morte nel 2005.[15] È stata membro della giuria del Premio Franz Werfel per i diritti umani assegnato dal centro[16] a partire dal 2003.[17]

Steinbach ha scritto dei retroscena del suo impegno a favore del BdV e di un luogo commemorativo centrale per gli sfollati nel suo libro The Power of Memory, pubblicato nel 2010.[18]

La legge federale tedesca sugli espulsi del 1953 definisce espulsi tutti i cittadini tedeschi e di etnia tedesca con residenza principale al di fuori della Germania del dopoguerra, che hanno perso questa residenza nel corso della fuga e delle espulsioni legate alla seconda guerra mondiale.[19]

Richieste di risarcimento[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2004, Steinbach ha proposto una regolamentazione interna per le richieste di risarcimento degli sfollati al fine di porre fine al conflitto di politica estera. La proposta incontrò la resistenza della direzione del BdV. Ha accusato il governo federale rosso-verde di aver inviato risposte agli sfollati deportati, rimandandoli in Polonia e facendo valere i loro diritti lì, negando allo stesso tempo pubblicamente le loro pretese legali in Germania.[20][21][22] Ha continuato a perseguire la linea della regolamentazione interna. Steinbach, insieme al presidio BdV, prende le distanze dalle richieste di risarcimento della Preußische Treuhand contro la Polonia,[23] la cui causa in questo caso è stata respinta dalla Corte europea dei diritti dell'uomo nell'ottobre 2008.

Dubbi sullo status di sfollata di Steinbach[modifica | modifica wikitesto]

Il suo impegno a favore degli sfollati è stato visto in modo critico in relazione al suo luogo di nascita: in un articolo sul quotidiano polacco Rzeczpospolita è stata dipinta come una “falsa sfollata”. I suoi genitori non erano originari del Reichsgau Danzica-Prussia occidentale, dove era nata, ma si trasferirono lì dalla Germania occidentale solo dopo la sua annessione durante la seconda guerra mondiale, che violava il diritto internazionale. Steinbach quindi non fu espulsa dalla sua patria. Lei ha commentato che "non devi essere una balena per difendere le balene".[24] Il ministro degli Esteri polacco Radosław Sikorski disse di lei: “[…] che venne nel nostro paese con Hitler e dovette andarsene con Hitler”.[25]

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

È stata sposata con il direttore d'orchestra Helmut Steinbach dal 1972 fino alla sua morte nel gennaio 2019. In precedenza aveva anche il nome Steinbach-Hermann.[26]

Steinbach ha lasciato la Chiesa evangelica in Assia e Nassau nel 2003 con la motivazione che “la Chiesa protestante si comporta in parte come un partito sostitutivo, invece di fornire sicurezza e orientamento nella fede” e opera “una politica piuttosto piatta e schiettamente laica”. Passò alla vecchia chiesa evangelica luterana indipendente.[27]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Die Macht der Erinnerung (Il potere della memoria), 2a edizione riveduta e integrata, Universitas-Verlag, Monaco/Vienna 2011, ISBN 978-3-8004-1495-6
  • Flucht, Vertreibung, Mahnung. Menschenrechte sind nicht teilbar. Erfahrungen meines Lebens (Fuga, espulsione, avvertimento. I diritti umani non sono divisibili. Esperienze della mia vita), F.-A.-Herbig-Verlagsbuchhandlung, Monaco 2016, ISBN 978-3-7766-2780-0

Premi e riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

  • Ordine al merito bavarese (9 luglio 2009)[28] Restituito il 14 maggio 2018.[29]
  • Premio Carlo Magno Europeo della Nazionale dei Sudeti (22 maggio 2010)
  • Croce di Centro dell'Ordine al Merito della Repubblica d'Ungheria (2014)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (DE) Erika Steinbach beendet 2017 Politikkarriere, in Die Zeit, 7 agosto 2015. URL consultato il 25 luglio 2018.
  2. ^ (DE) CDU/CSU-Fraktion im Deutschen Bundestag: Themen – Arbeitsgruppen, su Cducsu.de. URL consultato l'8 marzo 2013 (archiviato dall'url originale il 26 ottobre 2007).
  3. ^ (DE) Melanie Amann, Erika Steinbach unterstützt AfD im Wahlkampf, su Spiegel Online, 20 maggio 2017. URL consultato il 25 luglio 2018.
  4. ^ (DE) Erika Steinbach neue Vorsitzende AfD-naher Stiftung, su fr.de, 4 marzo 2018.
  5. ^ (DE) Juden und die AfD, geht das zusammen?, in Die Zeit, ottobre 2018.
  6. ^ (DE) Erika Steinbach bestreitet Sinneswandel [collegamento interrotto], in Die Welt. URL consultato il 3 novembre 2005.
  7. ^ a b c d e f g h i j (DE) Key Erika Steinbach, su Rundfunk Berlin Brandenburg online.
  8. ^ (DE) Konrad Schuller, Erika Steinbach Ein Handkuss für die Bestie, su FAZ.NET, 23 maggio 2011.
  9. ^ (PL) Piotr Szubarczyk e Piotr Semków, 4, in Erika z Rumi, Biuletyn IPN, vol. 50, maggio 2004, pp. 49–53.
  10. ^ a b c d e (DE) "Rotes Tuch" für Polen – Erika Steinbach, su n-tv.de. URL consultato il 7 aprile 2009 (archiviato dall'url originale il 9 aprile 2009).
  11. ^ (DE) Bundestag biografien, su bundestag.de (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2013).
  12. ^ (DE) Single News Display – mit Kommentaren: JUNGE FREIHEIT – Wochenzeitung aus Berlin, su Jungefreiheit.de. URL consultato l'8 marzo 2013 (archiviato dall'url originale il 7 marzo 2012).
  13. ^ (DE) BdV-Präsidentin Erika Steinbach mit überwältigender Mehrheit wiedergewählt, in Bund der Vertriebenen (BdV), 2004. URL consultato l'8 maggio 2004 (archiviato dall'url originale il 18 maggio 2004).
  14. ^ (DE) Steinbach im Amt bestätigt, in KNA, 23 ottobre 2010 (archiviato dall'url originale l'11 febbraio 2013).
  15. ^ (DE) Aktuelles, su Zentrums gegen Vertreibungen.
  16. ^ (DE) Jury des Franz Werfel Menschenrechtspreises, su z-g-v.de.
  17. ^ (DE) Franz Werfel Menschenrechtspreis, su Zentrums gegen Vertreibungen.
  18. ^ Erika Steinbach, Die Macht der Erinnerung, Vienna, 2010
  19. ^ (DE) Gesetz über die Angelegenheiten der Vertriebenen und Flüchtlinge, in German Ministry of Justice, 1953. URL consultato il 28 febbraio 2005.
  20. ^ (DE) Die Präsidentin des Bundes der Vertriebenen Erika Steinbach MdB erklärt vor der Bundespressekonferenz, in Pressemitteilung des BdV, 6 agosto 2004.
  21. ^ (DE) Zur Rede von Bundeskanzler Gerhard Schröder in Warschau erklärt die Präsidentin des Bundes der Vertriebenen, Erika Steinbach MdB, in Pressemitteilung des BdV, 2 agosto 2004. URL consultato il 10 marzo 2024 (archiviato dall'url originale il 13 novembre 2011).
  22. ^ (DE) Gefälligkeitsgutachten kann politische Lösung nicht ersetzen, in Pressemitteilung des BdV, 10 novembre 2004. URL consultato il 10 marzo 2024 (archiviato dall'url originale il 13 novembre 2011).
  23. ^ (DE) Konrad Schuller, Warschaus Flucht nach vorn, in Frankfurter Allgemeine Zeitung, 19 febbraio 2009.
  24. ^ (DE) Erika Steinbach, in Rundfunk Berlin-Brandenburg. URL consultato il 6 marzo 2010.
  25. ^ (PL) Steinbach przyszła z Hitlerem, su TVN24, 23 febbraio 2009.
  26. ^ (DE) Erika Steinbach, su bundestag.de. URL consultato il 29 marzo 2013 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2009).
  27. ^ (DE) Präsidentin des Bundes der Vertriebenenen verlässt die Landeskirche: CDU-Bundestagsabgeordnete Erika Steinbach wechselt zur SELK (PDF), su SELK Info Nr. 273, gennaio 2003-01. URL consultato il 16 febbraio 2022.
  28. ^ (DE) Wenig dekorierte Frauen, in Main-Post, 9 luglio 2009. URL consultato il 10 marzo 2024 (archiviato dall'url originale il 12 luglio 2009).
  29. ^ (DE) Wegen CSU-Kritik an AfD: Steinbach gibt Bayerischen Verdienstorden zurück, su faz.net, 15 maggio 2018. URL consultato il 15 maggio 2018.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Filip Gańczak, Erika Steinbach. Piękna czy bestia? (Erika Steinbach: Bella o Bestia?), Casa editrice Axel Springer Polska, Varsavia 2008, ISBN 978-83-7558-250-5
  • Jörg Lau, Gedenken mit Schmiss (Commemorazione con entusiasmo), Die Zeit, n. 23/2004
  • Ralph Giordano, Erika Steinbach ist keine Revanchistin (Erika Steinbach non è una revanscista. Ralph Giordano sulle critiche di Władysław Bartoszewski a Erika Steinbach), Hamburger Abendblatt, 27 febbraio 2009.

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