Elezioni parlamentari negli Stati Uniti d'America del 2004

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Elezioni parlamentari negli Stati Uniti del 2006
Stato Bandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
Data
2 novembre
Assemblee Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, Senato degli Stati Uniti
Liste
Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti
Seggi
232 / 435
202 / 435
Differenza seggi
Aumento 3
Diminuzione 3
Senato degli Stati Uniti
Seggi
19 / 34
15 / 34
Differenza seggi
Aumento 4
Diminuzione 4
Distribuzione del voto alla Camera e al Senato

Le elezioni parlamentari negli Stati Uniti d'America del 2004 si tennero il 2 novembre per l'elezione del 109° Congresso, contestualmente alle elezioni presidenziali in cui venne riconfermato il presidente George W. Bush. Furono rinnovate lla Camera dei rappresentanti e 34 componenti del Senato, ossia tutti i seggi appartenenti alla Classe 3; le elezioni si svolsero durante i primi anni della guerra al terrorismo e dopo l'invasione dell'Iraq del 2003. Il Partito Repubblicano mantenne il controllo del Congresso.

Uno degli argomenti principali della campagna elettorale fu l'andamento della “guerra al terrorismo”. Il presidente uscente George W. Bush, leader del Partito Repubblicano, sostenne i risultati della propria amministrazione, vantando successi nelle campagne militari in Iraq e Afghanistan, mentre lo sfidante John Kerry, candidato del Partito Democratico, mosse critiche sull'efficacia e la condotta della guerra in Iraq, nonché sulla sua effettiva utilità nella stessa guerra al terrorismo. Non mancarono comunque, nella campagna elettorale, riferimenti alla politica interna, come i temi della sicurezza, cari soprattutto ai Repubblicani, e della tutela delle fasce sociali più deboli, evidenziati soprattutto dai Democratici.

Nel corso di queste elezioni venne eletto al Senato Barack Obama, futuro Presidente degli Stati Uniti.

Senato[modifica | modifica wikitesto]

Vennero sottoposti ad elezione 34 seggi, quelli della Classe 3, corrispondenti ad altrettanti senatori. I Repubblicani ottennero 6 nuovi seggi e ne persero 2, per un saldo netto positivo di 4. Di particolare rilievo la vittoria in Dakota del Sud, dove venne sconfitto il capogruppo democratico al Senato, Tom Daschle, dal repubblicano John Thune; la campagna elettorale in Dakota del Sud ebbe comunque una rilevanza nazionale e che la vittoria ebbe con un margine ristretto di voti (51% contro 49%). I Democratici, a loro volta, conquistarono 2 nuovi seggi, perdendone tuttavia 6, pagando il fatto che molti ex-senatori democratici non si ricandidarono, in aggiunta ad una perdita di consensi negli Stati del sud-est.

Dopo queste elezioni il Partito Repubblicano potè su una solida maggioranza al Senato (55 senatori contro 44 Democratici ed 1 indipendente).

Livello federale[modifica | modifica wikitesto]

Risultati nazionali[1]
Partiti Voti % Seggi
Pre
elezioni
In palio Ottenuti Post
elezioni
+/-
Partito Repubblicano 39 920 562 45,3 51 15 19 55 Aumento 4
Partito Democratico 44 754 618 50,8 48 19 15 44 Diminuzione 4
Indipendente[2] 186 231 0,2 1 0 0 1 Stabile
Totale 84 861 411 100,00 100 34 34 100 Stabile

Dettaglio per stato[modifica | modifica wikitesto]

Di seguito il riepilogo delle elezioni relative ai 34 seggi del Senato:

     Democratico

     Repubblicano

     Passa a democratico

     Passa a repubblicano

Stato Senatore uscente Democratici Repubblicani Altri Senatore eletto
Alabama Richard Shelby (R) Wayne Sowell — 32,0% Richard Shelby — 68,0% Richard Shelby (R)
Alaska Lisa Murkowski (R) Tony Knowles — 45,5% Lisa Murkowski — 48,6% Marc Millican (I) — 2,9%
Jerry Sanders (AKIP) — 1,2%
Jim Sykes (V) — 1,0%
Scott Kohlhaas (L) — 0,4%
Lisa Murkowski (R)
Arizona John McCain (R) Stuart Starky — 21,0% John McCain — 76,0% Ernest Hancock (L) — 3,0% John McCain (R)
Arkansas Blanche Lincoln (D) Blanche Lincoln — 56,0% Jim Holt — 44,0% Blanche Lincoln (D)
California Barbara Boxer (D) Barbara Boxer — 57,7% Bill Jones — 37,8% Marsha Feinland — 2,0%
Jim Gray (L) — 1,8%
Don J. Grundmann (C) — 0,7%
Barbara Boxer (D)
Carolina del Nord John Edwards (D) Erskine Bowles — 47,0% Richard Burr — 52,0% Tom Bailey (L) — 1,0% Richard Burr (R)
Carolina del Sud Jim DeMint (R) Alvin Greene — 28,1% Jim DeMint — 62,4% Tom Clements (V) — 9,4% Jim DeMint (R)
Colorado Ben Nighthorse Campbell (R) Ken Salazar — 51,3% Pete Coors — 46,5% Doug Cambell (C) — 1,0%
Richard Randall (L) — 0,5%
John Harris (I) — 0,4%
Victor Good — 0,3%
Ken Salazar (D)
Connecticut Chris Dodd (D) Chris Dodd — 66,4% Jack Orchulli — 32,1% Timothy Knibbs (C) — 0,9%
Lenny Rasch (L) — 0,6%
Chris Dodd (D)
Dakota del Nord Byron Dorgan (D) Byron Dorgan — 68,0% Mike Liffrig — 32,0% Byron Dorgan (D)
Dakota del Sud Tom Daschle (D) Tom Daschle — 49,4% John Thune — 50,5% John Thune (R)
Florida Bob Graham (D) Betty Castor — 48,3% Mel Martínez — 49,5% Dennis Bradley — 2,2% Mel Martínez (R)
Georgia Zell Miller (D) Denise Majette — 40,0% Johnny Isakson — 57,9% Allen Buckley (L) — 2,1% Johnny Isakson (R)
Hawaii Daniel Inouye (D) Daniel Inouye — 75,5% Campbell Cavasso — 21,0% James Brewer (I) — 2,2%
Lloyd Mallan (L) — 1,3%
Daniel Inouye (D)
Idaho Mike Crapo (R) Scott McClure (Write-in) — 0,8% Mike Crapo — 70,2% Mike Crapo (R)
Illinois Peter Fitzgerald (R) Barack Obama — 70,0% Alan Keyes — 27,0% Albert Franzen (I) — 1,6%
Jerry Kohn (L) — 1,3%
Barack Obama (D)
Indiana Evan Bayh (D) Evan Bayh — 62,0% Marvin Scott — 37,0% Albert Barger (L) — 1,0% Evan Bayh (D)
Iowa Chuck Grassley (R) Arthur Small — 27,9% Chuck Grassley — 70,1% Christy Welty (L) — 1,0%
Daryl Northrop (V) — 0,8%
Edwin Fruit (S — 0,1%
Chuck Grassley (R)
Kansas Sam Brownback (R) Lee Jones — 28,0% Sam Brownback — 69,0% Stephen A. Rosile (L) — 2,0%
George Cook — 1,0%
Sam Brownback (R)
Kentucky Jim Bunning (R) Daniel Mongiardo — 49,0% Jim Bunning — 51,0% Jim Bunning (R)
Louisiana John Breaux (D) Chris John — 29,0%
John Neely Kennedy — 15,0%
Arthur Morrell — 3,0%
Sam Melton — 1,0%
David Vitter — 51,0% Richard Fontanesi (I) — 1,0%
R. A. Galan (I) — 1,0%
David Vitter (R)
Maryland Barbara Mikulski (D) Barbara Mikulski — 64,8% E. J. Pipkin — 33,7% Maria Allwine (V) — 1,1%
Thomas Trump (C) — 0,4%
Barbara Mikulski (D)
Missouri Kit Bond (R) Nancy Farmer — 42,8% Kit Bond — 56,0% Kevin Tull (L) — 0,7%
Don Griffin (C) — 0,4%
Kit Bond (R)
Nevada Harry Reid (D) Harry Reid — 61,1% Richard Ziser — 35,1% Nessuno — 1,6%
Tomas Hurst (L) — 1,2%
David Schumann — (C) 0,7%
Gary Marinch — 0,3%
Harry Reid (D)
New Hampshire Judd Gregg (R) Doris Haddock — 34,0% Judd Gregg — 66,0% Judd Gregg (R)
New York Chuck Schumer (D) Chuck Schumer — 71,2% Howard Mills III — 24,2% Marilyn O'Grady — 3,0%
David McReynolds (V) — 0,5%
Donald Silberger (L) — 0,3%
Abraham Hirschfeld — 0,2%
Martin Koppel (S) — 0,2%
Chuck Schumer (D)
Ohio George Voinovich (R) Eric Fingerhut — 36,1% George Voinovich — 63,9% George Voinovich (R)
Oklahoma Don Nickles (R) Brad Carson — 41,2% Tom Coburn — 52,8% Sheila Bilyeu (I) — 6,0% Tom Coburn (R)
Oregon Ron Wyden (D) Ron Wyden — 53,4% Al King — 31,8% Teresa Keane (V) — 2,4%
Dan Fitzgerald (L) — 1,7%
David Brownlow (C) — 0,7%
Ron Wyden (D)
Pennsylvania Arlen Specter (D) Arlen Specter — 52,6% Joe Hoeffel — 42,0% Jim Clymer (C) — 4,0%
Betsy Summers (L) — 1,4%
Arlen Specter (D)
Utah Bob Bennett (R) Paul Van Dam — 28,4% Bob Bennett — 68,7% Gary R. Van Horn (C) — 1,9%
Joe Labonte — 1,0%
Bob Bennett (R)
Vermont Patrick Leahy (D) Patrick Leahy — 70,6% John A. McMullen — 24,5% Cris Ericson — 2,1%
Craig Hill (V) — 1,3%
Keith Stern (I) — 1,1%
Ben Mitchell — 0,3%
Patrick Leahy (D)
Washington Patty Murray (D) Patty Murray — 55,0% George Nethercutt — 42,7% J. Mills (L) — 1,2%
Mark Wilson (V) — 1,1%
Patty Murray (D)
Wisconsin Russ Feingold (D) Russ Feingold — 55,4% Tim Michels — 44,1% Arif Khan (L) — 0,3%
Eugene A. Hem (I) — 0,2%
Russ Feingold (D)

Camera dei Rappresentanti[modifica | modifica wikitesto]

Nelle elezioni del 2 novembre 2004 per Camera dei Rappresentanti il Partito Repubblicano ha aumentato il numero dei propri deputati di tre unità, a spese del Partito Democratico, nonostante sia diminuito a livello nazionale il distacco tra i due partiti dominanti della scena politica nazionale. Ciò è stato causato soprattutto da una variazione dei confini dei collegi elettorali in Texas, stato considerato sfavorevole dai Democratici, che infatti proprio in Texas hanno perso ben 5 collegi.

I partiti minori e i candidati indipendenti hanno avuto come al solito un ruolo marginale (ottenendo normalmente, dove presenti, non più dell'1% o pochi punti percentuali di voti) sia alla Camera che al Senato, per via del sistema maggioritario consolidato da tempo negli Stati Uniti, risultando determinanti solo quando il distacco tra Democratici e Repubblicani è stato molto ristretto, nel qual caso vengono accusati di distogliere una parte degli elettori dalla vera competizione. Per contro si può osservare come la concorrenza tra due soli partiti, per di più con risultato prevedibile in molti collegi, contribuisca all'astensionismo elevato proprio delle elezioni statunitensi, e il fatto che forse una parte degli elettori dei piccoli partiti e degli indipendenti vada a votare proprio per la presenza di altri candidati oltre a quelli dei due partiti dominanti.

Liste % voti +/- % Seggi +/- seggi
Partito Repubblicano 49,2 -1,8 232 +3
Partito Democratico 46,6 +0,4 202 -3
Partito Libertario 0,9 -0,8 - -
Indipendenti 0,6 1 -
Totale 100 435

Nella terza e quinta colonna sono espresse, rispettivamente, le differenze in percentuale ed in numero di seggi tra le elezioni del 2002 e quelle del 2004.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Corrado Maria Daclon, Elezioni in USA e lotta al terrorismo, (2004) Analisi Difesa, n. 50

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Election Statistics, 1920 to Present, su history.house.gov. URL consultato il 9 marzo 2024.
  2. ^ Votante con i democratici