Due soldi di speranza

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Due soldi di speranza
Maria Fiore e Vincenzo Musolino in una scena del film
Paese di produzioneItalia
Anno1952
Durata110 min
Dati tecniciB/N
Generecommedia, drammatico, sentimentale
RegiaRenato Castellani
SoggettoRenato Castellani, Ettore Maria Margadonna
SceneggiaturaRenato Castellani e Titina De Filippo
ProduttoreSandro Ghenzi, Antonio Roi (produttore associato)
Produttore esecutivoGiorgio Adriani
Casa di produzioneUniversalcine
Distribuzione in italianoE.N.I.C.
FotografiaArturo Gallea
MontaggioJolanda Benvenuti
MusicheAlessandro Cicognini
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Due soldi di speranza è un film del 1952 diretto da Renato Castellani.

Costituisce la terza ed ultima parte della trilogia dei "Giovani amori" di Castellani, dopo Sotto il sole di Roma (1948) e È primavera... (1950).

Il film vinse la Palma d'oro al miglior film nel 5º Festival di Cannes.[1] È stato poi selezionato tra i 100 film italiani da salvare.[2]

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Il ventenne Antonio Catalano, terminato il servizio militare, torna nella sua Cusano, un paesino immaginario dell'Irpinia, dove, disoccupato, deve provvedere alla madre vedova, alla sua dipendenza dal gioco d'azzardo e a 5 sorelle di varie età. Carmela, ragazza forte e bella, gli riserva subito vivaci attenzioni, ma le difficoltà economiche di entrambi non permettono loro di progettare un matrimonio, anche perché Pasquale, il padre di lei, rifiuta categoricamente di aiutarli.

Antonio si arrabatta come può per mettere da parte qualche soldo, tanto più che sua sorella Giuliana è stata compromessa da un proprietario terriero di mezza età che rifiuta di sposarla senza dote: inizia come "aiutatore di carrozze" (l'unico collegamento esistente fra il paese e la stazione è espletato da carrozze, e Antonio contribuisce a spingere i cavalli nei tratti più ripidi); poi si mette d'accordo con i vetturini perché vendano i cavalli e formino una cooperativa per gestire un servizio di corriera, ma il progetto naufraga per l'incapacità e l'avidità dei vetturini.

La confessione delle "vecchie bigotte" (come vengono dette da Carmela e Antonio) in una scena del film

Così si fa assumere come aiuto sacrestano dal parroco, ma allo stesso tempo ogni notte va a Napoli per collaborare con una sezione comunista segreta: tuttavia Carmela, in una lite con altre donne, svela il segreto del doppio lavoro del giovane ed il parroco, non volendo avere nulla a che fare con quei comunistacci maledetti, lo licenzia.

Fortunatamente però presto Antonio trova un impiego a Napoli presso la raffinata signora Flora Angelini, proprietaria di sale cinematografiche, per portare le pellicole da una sala all'altra, ma anche per vendere il suo sangue al figlio malato di lei, che ha bisogno di continue trasfusioni.

Anche se la signora è tutt'altro che indifferente alla rude bellezza di Antonio, lui rimane giustamente sempre fedelissimo a Carmela; questa però, in preda alla gelosia, fa una scenata alla Angelini tanto che Antonio rimane per l'ennesima volta disoccupato. Pasquale continua a rifiutare di dare il consenso al matrimonio e anche di assumere Antonio nel suo laboratorio di fuochi d'artificio. Carmela progetta perfino una fuga d'amore per poter mettere la famiglia di fronte al fatto compiuto, ma non ha il coraggio di arrivare fino in fondo. Alla fine, i due giovani tornano in paese e annunciano di sposarsi comunque, quali che siano le difficoltà da affrontare. Per il momento, i venditori del mercato cominciano ad aiutarli facendo loro credito illimitato su dei capi di vestiario.

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Titoli di testa del film che spiegano la sua realizzazione a Boscotrecase

Riprese[modifica | modifica wikitesto]

Il film venne girato a Boscotrecase, nella città metropolitana di Napoli.[3]

Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]

Il film uscì nelle sale cinematografiche italiane il 10 aprile 1952, in Francia il 5 maggio, nel Regno Unito il 13 giugno e in Danimarca il 25 novembre dello stesso anno; mentre in Germania il 27 novembre 1965 e in Spagna solo dal 30 giugno 1969.[4]

Accoglienza[modifica | modifica wikitesto]

Critica[modifica | modifica wikitesto]

Il film è considerato tra i primi rappresentanti del filone del cosiddetto neorealismo rosa: l'ambientazione è indubbiamente realistica, ma, al contrario che nelle opere neorealistiche, non c'è nessuna drammaticità, anzi i toni rimangono leggeri e scanzonati, e i problemi come la povertà e la disoccupazione appaiono in fondo non troppo gravi e facilmente risolvibili. L'amore sentimentale, che dopo vari ostacoli finisce inevitabilmente per essere legittimato dal matrimonio, prevale su qualsiasi tematica sociale. Carmela, vivace e di carattere ma irreprensibile dal punto di vista morale, sembra anticipare i personaggi della Bersagliera di Pane, amore e fantasia e della Giovanna di Poveri ma belli.[5]

«È il film più fresco e personale di Castellani, che appieno rivela le sue doti di piacevole narratore e di acuto indagatore di certi aspetti del nostro popolo, e al tempo stesso i suoi limiti ideologici e artistici. È il punto d'arrivo di un'indagine neorealistica della nostra società iniziato nell'immediato del dopoguerra, indagine condotta soprattutto secondo una visione rosea e ottimistica della vita e soffermandosi sugli aspetti di costume, esteriori di un'umanità minuta e mediocre. Il film narra le avventure amorose di una giovane coppia sullo sfondo del paesaggio e dell'ambiente umano e sociale di Boscotrecase, un paesino del Napoletano e prelude, nei toni e nei modi del racconto, al filone che avrà grande successo di pubblico, Pane, amore e fantasia, ecc. Nei limiti di una commedia paesana i risultati sono apprezzabili, anche se spesso lo sguardo del regista è più rivolto agli aspetti comici e grotteschi della storia che alle cause che li determinano»

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Awards 1952, su festival-cannes.fr. URL consultato il 26-5-2011 (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2015).
  2. ^ Rete degli Spettatori
  3. ^ Due soldi di speranza - Film 1952, su Movieplayer.it. URL consultato il 22 novembre 2022.
  4. ^ Due soldi di speranza, su Cineuropa - il meglio del cinema europeo. URL consultato il 22 novembre 2022.
  5. ^ Enrico Giacovelli, La commedia all'italiana, Roma, Gremese, 1995, pp. 23-24; Il Morandini 2011, Dizionario dei film di Laura, Luisa e Morando Morandini, Bologna, Zanichelli, 2010.
  6. ^ (EN) DUE SOLDI DI SPERANZA - Festival de Cannes, su www.festival-cannes.com. URL consultato il 22 novembre 2022.
  7. ^ Due soldi di speranza in "Enciclopedia del Cinema", su www.treccani.it. URL consultato il 22 novembre 2022.
  8. ^ DUE SOLDI DI SPERANZA - Film (1951), su ComingSoon.it. URL consultato il 22 novembre 2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gianni Rondolino, Catalogo Bolaffi del cinema italiano - 1945-1965 Tutti i film italiani del dopoguerra, Giulio Bolaffi Editore, Torino, 1967.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  Portale Cinema: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di cinema