Dryandra

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Dryandra
Infiorescenza di Dryandra sessilis
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni basali
OrdineProteales
FamigliaProteaceae
TribùBanksieae
SottotribùBanksiinae
GenereDryandra
R.Br., 1810
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
SottoregnoTracheobionta
SuperdivisioneSpermatophyta
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
SottoclasseRosidae
OrdineProteales
FamigliaProteaceae
SottofamigliaGrevilleoideae
TribùBanksieae
SottotribùBanksiinae
GenereDryandra
Specie
Areale
Areale di Dryandra.

Dryandra (R.Br., 1810) è un genere di piante appartenenti alla famiglia delle Proteaceae, endemico dell'Australia[1].

Il nome del genere è un omaggio al botanico svedese Jonas Carlsson Dryander (1748-1810), specialista in piante australiane che fu bibliotecario di sir Joseph Banks. Questa specie cresce nelle brughiere di sabbia, sulle coste aride e rocciose e nelle macchie boschive ed è strettamente imparentata al genere Banksia, così come alla specie sudafricana Protea, i fiori della quale ricordano quelli della Dryandra, caratterizzati dall'interno argenteo e dalla pagina superiore dorata e liscia. I numerosi nomi comuni locali delle specie, coma la Dryandra formosa, testimoniano la popolarità del genere presso i floricoltori. Ve ne sono circa 60 specie, alcune delle quali in pericolo allo stato selvatico, tutte caratterizzate dal colore dei fiori, che pasa dal giallo all'arancione bruno, con tonalità porporine. Alcune specie fioriscono al livello del suolo e sono contraddistinte dall'abbondante produzione di nettare. La maggior parte delle Dryandra è ben protetta dagli animali da pascolo, grazie alle spine e alle foglie coriacee e di gusto sgradevole. La pianta è tuttavia molto sensibile alla marcescenza radicale e, poiché i suoi habitat sono stati accidentalmente contaminati con il fungo Phytophthora, essa è stata inclusa nelle liste locali delle piante maggiormente a rischio. Una specie, la Dryandra montana, è presente in natura con soli dieci esemplari ed è pertanto classificata "in pericolo" nella Lista Rossa del 1997.[2]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Comprende arbusti e piccoli alberi sempreverdi, spesso con portamento prostrato.[3][4]

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Possiedono fiori ermafroditi e si riproducono per impollinazione entomofila, ornitofila o mediata da piccoli marsupiali.[4]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

L'areale del genere è ristretto alla estremità meridionale dell'Australia occidentale.[3]

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Il genere Dryandra comprende le seguenti specie:[5]

Alcuni autori australiani, sulla base dei risultati di uno studio filogenetico pubblicato nel 2007, hanno proposto il trasferimento di queste specie nel genere Banksia (Banksia serie Dryandra)[6]. I risultati di tale studio hanno suscitato tuttavia parecchie perplessità[7] e a tutt'oggi i due generi continuano ad essere considerati separatamente[8].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Dryandra R.Br., su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 2 febbraio 2021.
  2. ^ Grande enciclopedia per ragazzi, Mondo Vegetale, Volume 1, La Biblioteca di Repubblica..
  3. ^ a b (EN) George A.S., Dryandra, in Flora of Australia Online. URL consultato il 26 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  4. ^ a b (EN) H.R. Coleman, Dryandra, su FloraBase - the Western Australia Flora, 2008. URL consultato il 27 gennaio 2015.
  5. ^ (EN) Dryandra, in The Plant List. URL consultato il 26 gennaio 2015.
  6. ^ (EN) Mast A. and Thiele K., The transfer of Dryandra R.Br. to Banksia L.f. (Proteaceae), in Australian Systematic Botany, vol. 20, n. 1, 2007, pp. 63–71, DOI:10.1071/SB06016.
  7. ^ (EN) You don't have to call Dryandra Banksia, su Australian Plants online, 2008.
  8. ^ (EN) George A.S., The Case Against the Transfer of Dryandra to Banksia (Proteaceae), in Annals of the Missouri Botanical Garden, vol. 100, n. 1-2, 2014, pp. 32-49.

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