Domenico Bovone

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Domenico Bovone (Bosco Marengo, 13 dicembre 1903Roma, 17 giugno 1932) è stato un antifascista italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Al nome di questo semi sconosciuto antifascista piemontese, si deve un caso che scosse l'Italia negli anni '30 del Novecento. Infatti, il 5 settembre 1931, nella casa del Bovone avvenne un'esplosione che ne uccise la madre e portò la polizia al rinvenimento di altro materiale esplosivo sia nella casa sia in un mulino a Rivarolo Ligure di proprietà dello stesso Bovone. Apparve subito chiaro alle autorità di pubblica sicurezza (anche per il ritrovamento di dispositivi esplosivi a orologeria) che il Bovone era implicato in attività terroristiche che, peraltro, lo stesso, sottoposto a interrogatorio, ammise di aver compiuto. Insieme con il materiale esplosivo, furono rinvenuti documenti che lo collegavano col fuoriuscitismo antifascista e sorse subito il sospetto che il materiale esplodente fosse destinato a un attentato contro Mussolini. Sospettato di appartenere ad un'organizzazione antifascista di orientamento repubblicano e di complottare contro la vita del Presidente del Consiglio, Domenico Bovone fu condannato a morte dal Tribunale Speciale[1], condanna eseguita a Roma il 17 giugno 1932[2][3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Renzo De Felice, Mussolini il Duce. Vol.I, Torino, Einaudi, 1974, p. 122 nota 2, ISBN 88-06-40774-0.
  2. ^ Due antifascisti sono stati fucilati a Roma, su 24emilia.com. URL consultato il 27-3-2016 (archiviato dall'url originale il 9 aprile 2016).
  3. ^ Donato D'Urso, Attentatori alessandrini, su cittafutura.al.it, 24 giugno 2015.