Discussione:Lucio Manisco

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Lucio Manisco, per le sue convinzioni politiche, non avrebbe mai scritto per Il Giornale che oltretutto fu fondato da Montanelli nel 1974. Quindi il riferimento (1948-49) con relativo collegamento alla pagina del quotidiano è errato.

Annotazioni personali[modifica wikitesto]

Ricopio qui le "annotazioni personali" per chi abbia voglia di ricavarci qualcosa di presentabile.--Ferdi2005[Posta] 10:14, 6 apr 2020 (CEST)[rispondi]

Annotazioni Personali[modifica wikitesto]

"Ma fui io solo, là dove sofferto[modifica wikitesto]

fu per ciascun di torre via Fiorenza[modifica wikitesto]

colui che la difesi a viso aperto"[modifica wikitesto]

Enigmatico ai più il richiamo all'Alighieri che in una consunta cornice barocca ha sormontato per più di mezzo secolo le scrivanie e gli altri luoghi di lavoro di Lucio Manisco, fiorentino di nascita e romano di adozione, nelle sue peregrinazioni da Roma a Londra, da Amsterdam a New York, nell'America Latina e in Medio Oriente.

Tutt'oggi, ben al di là degli 80 anni, vorrebbe essere ricordato per il primato avuto su ogni altra sua poliedrica attività, dalla difesa ad oltranza del patrimonio artistico nazionale e non solo nazionale, dalle campagne contro il sistematico, endemico "torre via" – mediante furti e rapine, restauri ad alto rischio e traffici clandestini – i capolavori antichi e moderni, i monumenti e i reperti archeologici la cui preservazione è o dovrebbe essere compito primario della Repubblica Italiana secondo l'articolo 9 della Costituzione.

La sua produzione pittorica giovanile con il gruppo di Forma 1 fu di breve durata (1948-1953): con Achille Perilli, Piero Dorazio, Giulio Turcato e Pietro Consagra partecipò alle collettive dell'Art Club di via Margutta, della Galleria Nazionale d'Arte Moderna, della Galleria di Roma al Teatro delle Arti e ad altre mostre di Milano e di Amsterdam. Nel pieno delle aspre polemiche di astrattisti di Forma 1 contro i diktat zdanoviani del realismo socialista del PCI scriveva su Italia Socialista e sul quotidiano romano Il Giornale della crisi di valori di Hiuzinga e denunziava la più famosa attrice cinematografica di quegli anni per la costruzione abusiva di una villa sull'Appia Antica. E l'Appia Antica ritorna sull'arco di tempo di 62 anni nel 2012 con il suo grido d'allarme – inascoltato – sullo spianamento del basolato romano della regina viarum all'altezza di Cecilia Metella e la copertura di sanpietrini ed asfalto su altri tratti.

Allievo nell'immediato dopoguerra di Pietro Toesca all'Università di Roma e poi amico e sostenitore di Cederna e Argan, ne eredita con i più modesti mezzi di giornalista acculturato, prestato per tre lustri alla politica nei parlamenti italiano ed europeo, la combattività e l'impegno.

Alcuni dei suoi interventi in questo campo vanno menzionati in quanto hanno lasciato il segno e sono agli atti del giornalismo nazionale e internazionale. Program assistant della BBC a Londra dal 1952 al 1955 tra lo sgomento ma anche con la tolleranza del direttore Anthony Lawrence inserisce nel suo settimanale radio "Lights of Piccadilly" – che avrebbe dovuto essere dedicato esclusivamente allo spettacolo – invettive contro la casa d'aste Christie's e la compagnia Arthemis per avere posto in vendita su false documentazioni di provenienza due opere del Pontormo, un Tintoretto ed altri dipinti di Palma il Vecchio e del Vecellio presenti fino a due anni prima nelle collezioni private italiane.

Assunto come corrispondente negli Stati Uniti dal quotidiano romano Il Messaggero trascorre le sue vacanze in Sicilia collaborando attivamente con Danilo Dolci e trova il tempo per denunziare i primi abusi edilizi nella Valle dei Templi sulle pagine del quotidiano.

Lucio Manisco, notoriamente e forse astutamente schivo e modesto, mena peraltro gran vanto per aver rivelato sempre su Il Messaggero lo scandalo del vaso di Eufronio. Nel luglio del 1971 affitta da Enrico, anarchico a parole, tombarolo d'inverno e noleggiatore d'estate di imbarcazioni all'Argentario il suo gozzo "L'ingiustizia"; cupo in volto gli confida che mentre lui perde tempo con i turisti, i suoi amici hanno fatto una scoperta eccezionale a Cerveteri, un vaso "grande come una damigiana": l'anno dopo il Metropolitan di New York annunzia di avere acquistato per un milione e mezzo di dollari da un collezionista inglese il vaso di Eufronio comprato all'inizio del novecento da un mercante turco.

È solo alla fine degli anni cinquanta, quando la sorveglianza delle autorità italiane incomincia a farsi sentire, che i tombaroli ricorrono a "esperti" per frantumare i reperti etruschi di grandi dimensioni e facilitarne così l'esportazione clandestina. Alla presentazione inaugurale del favoloso acquisto al Metropolitan, Manisco nota che il vaso è stato lucidato a specchio. Dopo due mesi di vero giornalismo investigativo a Cerveteri, Londra e al Luovre di Parigi per studiare il vaso gemello di Eufronio e poi negli ambienti dell'antiquariato museale statunitense, il Manisco rivela nel primo di cinque articoli su Il Messaggero che la documentazione sull'acquisto è falsa, che il reperto è stato trafugato l'anno prima a Cerveteri, che dietro l'operazione si celano i famigerati mercanti Hecht e Medici. La notizia viene riportata sul New York Times e dalla stampa internazionale.

I curatori Boetke e Hoving del Metropolitan minacciano cause per diffamazione aggravata contro Lucio Manisco presso il tribunale newyorkese ma, cinque mesi dopo, rinunciano al loro intento. Saranno necessari altri 32 anni prima che l'Eufronio venga restituito all'Italia.

Collabora a Paese Sera diretto da Claudio Fracassi e con 32 articoli critica i metodi di restauro della volta della Sistina, poi abbandonati nel successivo restauro del Giudizio Universale del Buonarroti.

Licenziato in tronco da Il Messaggero passato in mano alla Montedison, Lucio Manisco, pacifista e radicale di sinistra, viene assunto dal TG-3 di Sandro Curzi e continua le sue campagne contro il saccheggio del patrimonio archeologico irakeno durante la prima guerra del Golfo. Diventato parlamentare italiano ed europeo persegue con la collaborazione del magistrato anti-mafia Giuseppe Di Lello le sue vane crociate in questo settore oltretutto in quanto i reperti sumeri e babilonesi trafugati durante la seconda guerra in Iraq figurano apertamente nelle vetrine degli antiquari del Sablon a due passi dal Parlamento Europeo di Bruxelles.

Meno vanto, mena il Manisco per quanto riguarda i suoi trascorsi politici nell'unico mandato a Montecitorio e nei due mandati nelle assemblee di Strasburgo e di Bruxelles.

(Un'ampia documentazione sulla sua poliedrica attività politica può essere attinta dal "Who's who in Italy", Sutter International Red Series, 1997 e seguenti, su Google, Wikipedia e sul suo sito internet www.luciomanisco.eu.)