Diocesi di Urima

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Urima
Sede vescovile titolare
Dioecesis Urimensis
Patriarcato di Antiochia
Sede titolare di Urima
Mappa della diocesi civile d'Oriente (V secolo)
Vescovo titolaresede vacante
Istituita1933
StatoSiria
RegioneSiria
Diocesi soppressa di Urima
Suffraganea diArcidiocesi di Gerapoli
Eretta?
Soppressa?
Dati dall'annuario pontificio
Sedi titolari cattoliche

La diocesi di Urima (in latino Dioecesis Urimensis) è una sede soppressa del patriarcato di Antiochia e una sede titolare della Chiesa cattolica.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Urima, di incerta identificazione, è un'antica sede episcopale della provincia romana della Siria Eufratense nella diocesi civile d'Oriente. Essa faceva parte del patriarcato di Antiochia ed era suffraganea dell'arcidiocesi di Gerapoli, come attestato da una Notitia Episcopatuum del XVI secolo.[1]

Per quest'antica diocesi sono noti con certezza tre vescovi. Abramo prese parte al sinodo di Antiochia del 363, convocato da Melezio per riaffermare l'adesione alla fede nicena. Maras è documentato in tre occasioni: nel 434[2], nel sinodo antiocheno del 445, mentre al concilio di Calcedonia del 451 si fece rappresentare dal metropolita Stefano di Gerapoli. Silvano partecipò alla consacrazione di Severo di Antiochia nel mese di novembre del 512.

Oltre a questi vescovi storicamente documentati, le fonti letterarie menzionano altri due vescovi: Onesimo, vescovo di Zeugma e Urema, che sarebbe stato espulso nel 518[3] e Davide, vescovo Uremae castri, menzionato da Michel Le Quien nell'845.

Dal 1933 Urima è annoverata tra le sedi vescovili titolari della Chiesa cattolica; la sede è vacante dal 15 novembre 1966.

Cronotassi[modifica | modifica wikitesto]

Vescovi greci[modifica | modifica wikitesto]

  • Abramo † (menzionato nel 363)
  • Maras † (prima del 434 - dopo il 451)
  • Silvano † (menzionato nel 512)
  • Onesimo ? † (? - 518 esiliato)
  • Davide ? † (menzionato nell'845)

Vescovi titolari[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Echos d'Orient X, 1907, p. 94.
  2. ^ (EN) Ernest Honigmann, The Patriarcate of Antioch: A Revision of Le Quien and the Notitia Antiochena, Traditio, vol. 5 (1947), p. 149.
  3. ^ Cumont, pp. 168-169, nota 4.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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